Roma. Cambiano nome le strade intitolate a firmatari del Manifesto della razza

La Città di Roma cancella dalla sua toponomastica i nomi di due firmatari del Manifesto della razza, a cui erano precedentemente intitolate tre strade. I tre nuovi intestatari sono scienziati, tra cui due donne, che si opposero e furono vittime di discriminazioni razziali durante il regime fascista. Si è svolta la cerimonia conclusiva del percorso partecipativo, avviato un anno fa in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali, che ha portato l’Amministrazione, insieme agli studenti e ai cittadini dei Municipi interessati a scegliere il cambiamento delle denominazioni. Al termine della manifestazione sono state scoperte le targhe toponomastiche con le nuove intitolazioni. Dopo la lettera inviata dalla Sindaca ai residenti, nel settembre 2018, si sono svolti incontri con i cittadini e gli studenti delle scuole di zona. La Commissione consultiva di Toponomastica di Roma Capitale ha indicato dieci nomi tra i quali scegliere i tre nominativi a cui intitolare le strade. Successivamente, a esprimere la propria preferenza sono stati gli alunni delle scuole coinvolte nel progetto, attraverso una piattaforma elettronica. Nel Municipio XIV via Donaggio diventa ora via Mario Carrara, largo Donaggio diventa largo Nella Mortara, mentre nel IX Municipio via Zavattari si chiamerà via Enrica Calabresi. Alla manifestazione sono intervenuti: la Sindaca di Roma Virginia Raggi, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, la testimone Lea Polgar. È stata anche proiettata una sintesi del film “1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani” presentata dal regista Pietro Suber insieme al produttore Dario Coen. Presenti l’Ambasciatore d’Israele, Dror Eydar, l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America, Lewis M.Eisenberg, la Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il Vicesindaco Luca Bergamo, il Presidente del Municipio XIV, Alfredo Campagna, lo storico Marcello Pezzetti, il presidente della Fondazione Museo Shoah, Mario Venezia, l’Assessore alle Politiche dei Diritti, alla Scuola, Crescita Culturale, Turismo e Sport del Municipio IX, Carmela Lalli, l’Assessore alle Politiche della Scuola, Politiche Giovanili, Trasparenza, Personale, Partecipazione, Innovazione del Municipio XIV, Monica Ruffa. Hanno preso parte alla cerimonia anche studenti e insegnanti di alcune scuole coinvolte nel percorso partecipativo. “Con queste nuove intitolazioni -ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi – ricordiamo persone che furono vittime delle discriminazioni razziali del regime fascista e pagarono in prima persona la scelta di opporsi. Ritengo sia molto importante che questa decisione sia maturata attraverso un itinerario di partecipazione che ha visto protagonisti cittadini e studenti. Si è trattato di un momento di riflessione e di crescita collettiva utile a comprendere le responsabilità degli orrori del passato che anche la nostra città ha subito. Roma è una città antifascista, insignita della medaglia d’oro al valor militare per il suo ruolo nella guerra di Liberazione. Molti suoi cittadini furono perseguitati in seguito alle leggi razziali, fino all’orrore della deportazione dopo il rastrellamento del ghetto. Roma non poteva tollerare che anche solo tre sue strade fossero intitolate a firmatari del Manifesto della razza. Sono certa che i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato alla scelta dei nuovi intestatari delle strade trarranno giovamento da questo percorso impegnandosi per i valori di umanità e solidarietà contrapposti alle manifestazioni di odio, sopraffazione, razzismo e antisemitismo che purtroppo ancora sussistono”. “Si compie un accadimento eccezionale frutto di un processo partecipativo lungo un anno: da oggi cambiano nome tre strade che erano state dedicate a chi sostenne il Manifesto della razza posto da Mussolini alla base delle leggi razziste promulgate dal fascismo nel 1938 che condussero alla cancellazione di diritti basilari per gli ebrei e poi alla loro deportazione nei campi di sterminio. La città cambia – anche – scegliendo come chiamare i luoghi dove viviamo e lavoriamo, così, da oggi nella Capitale invece di ricordare due persone protagoniste di uno dei momenti più bui della nostra storia, passando per quelle vie potremo ricordare chi si oppose e subì le persecuzioni del fascismo” così il Vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale, Luca Bergamo. Queste le biografie di Mario Carrara, Nella Mortara, Enrica Calabresi: Mario Carrara nato a Guastalla (Reggio Emilia) nel 1866, studiò a Bologna dove si laureò in Medicina e Chirurgia. Iniziò la carriera universitaria a Torino nel 1891, nel 1898 si trasferì a Cagliari e qui rimase fino al 1903, quando fu richiamato a Torino a ricoprire la cattedra di Antropologia criminale e Medicina legale. Nell’autunno del 1931, i docenti universitari furono obbligati a prestare un giuramento di fedeltà al fascismo; soltanto in 12 si rifiutarono, perdendo la cattedra e il lavoro. Mario Carrara fu uno di questi, e venne escluso da tutte le cariche pubbliche. I suoi sentimenti antifascisti causarono prima la perquisizione della sua abitazione (1935) e poi il suo arresto (1936) con l’accusa di aver promosso attività contro il regime. Morì a Torino il 10 giugno 1937. Nella Mortara, nata a Pisa nel 1893, docente di fisica sperimentale divenuta direttore dell’Istituto fisico di via Panisperna nel 1938; il 18 marzo 1939, con decreto ministeriale, venne dichiarata decaduta dall’abilitazione alla libera docenza in Fisica sperimentale, «perché di razza ebraica, con effetto dal 14 dicembre 1938-XVII». Si rifugiò allora in Brasile dal fratello maggiore Giorgio, a sua volta emigrato a seguito delle leggi razziali. Nel marzo del 1941 tornò con un viaggio avventuroso a Roma per riavvicinarsi alla famiglia e trascorse dall’ottobre del 1943 al luglio del 1944 un periodo di clandestinità presso le suore Orsoline polacche. Dopo la guerra fu reintegrata all’università e, nel gennaio del 1949, le venne confermata in via definitiva l’abilitazione alla libera docenza in Fisica sperimentale già ottenuta già nel 1934. Si è spenta a Roma nel 1988. Enrica Calabresi nata a Ferrara nel 1891. Studentessa di scienze alla Facoltà di matematica, assunse a ventisette anni l’incarico di segretario della Società Entomologica Italiana. Nell’autunno del 1933, per non essere costretta a tornare sconfitta nella casa di famiglia, si iscrisse al Partito fascista e così ricevette un incarico al Regio Istituto tecnico Galileo Galilei. Nel 1935 conseguì l’abilitazione all’insegnamento medio e l’anno dopo fu nominata professore incaricato di entomologia agraria e direttrice del corrispondente istituto alla Facoltà di agraria dell’Università di Pisa. Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, le furono tolti tutti gli incarichi e l’abilitazione alla libera docenza. Decise di non emigrare, rimase a Firenze senza rinunciare all’insegnamento, istruendo, dal 1939 al 1943, gli alunni ebrei espulsi dalle scuole pubbliche nella scuola ebraica di via Farini. La coraggiosa scelta le costò molto cara. Nel gennaio del 1944 fu arrestata e portata a Santa Verdiana, un ex-convento trasformato in carcere. Sapeva che da lì sarebbe stata deportata al lager di sterminio di Auschwitz. Si sottrasse a questo tremendo destino ingoiando, il 18 gennaio 1944, un veleno che da tempo portava sempre con sé. Morì durante la notte fra il 19 e il 20 gennaio.