Vivere di sogni che non ci sono

“ …. e cosa sarò per te oltre le carezze, i baci, le tenerezze, i sorrisi … cosa sono stato io per te? Ti ho incontrata per caso in un sogno! “ Vincenzo Calafiore E’ sempre più uno sprofondare in una certa lontananza dalla quale non c’è possibilità di ritorno. Così è un rimanere in un limbo che dilata i tempi di un’esistenza opacizzata, dove si consuma il tempo nell’attesa di un qualcosa che non giungerà mai. E’ il tempo del chiedersi e non ci sono risposte! Chissà cosa potremmo ancora dirci io e te in fondo a questa pioggia, mentre tutto intorno è ombra dove sono stato scaraventato. Manca tutto, manca ogni cosa, mi manchi, e non è quel “ mi manchi” rituale, detto tanto per dire qualcosa. Mi mancano certe tue risposte senza senso che non capivo, mi manca un ciao come stai, il sognare, il svegliarsi con un – buongiorno- . Ma di più manca quello che siamo stati, che eravamo. Ci sono i tuoi stravaganti silenzi, le tue lacerate assenze, e tu chissà dove sei. So che non c’è più posto per me. Sai, sono ormai stanco di remare controcorrente, non mi sono mai piaciute le banalità, le stupidità, ne mi piacciono le cose tenute assieme da un qualcosa che ormai è senza collante, senza desiderio, senza pensiero. Forse la vita io non l’ho capita! O la vita non ha capito me? Ma so che la vita non a volte, ma quasi sempre gira allo stesso modo e non c’è più proprio niente da dire. A volte si scrive di – questa vita – e io l’ho fatto, forse più per ricordare chi magari legge per dimenticare qualcosa, qualcuno .. quel qualcuno che aveva una bocca fatta per un sorriso e quando sorrideva la vita aveva un’altra musica. La cosa più difficile nella vita è stata quella di essere me stesso, e avere la forza di restarlo; è qui in me onnipresente questo pensiero, mentre là fuori piove e l’aria è fredda, cammino senza una meta ben precisa, in una specie di deriva che si allontana dal cuore. So di avere socchiuso gli occhi, di avere leccato il sale degli occhi, di essere sceso in fondo al mare roteando fino a sentire i brividi nella caduta libera, là dove si poggiano le mani nei ritmi dell’onda; in qualche modo mi sono perso nei paesaggi sottratti e oscuri nel godimento di un bacio inventato e di carezze rubate mentre tu, là, nel tuo essere lontana, urlavi abbandonata la tua pena in un’ultima difesa. Noi- del mare – abbiamo la necessità, il bisogno di fantasia più per sopravvivere, per non morire di inedia, di aride attese. Forse l’amore si riduce nella pochezza di un equilibrio che se appena chiedi qualcosa o aspetti qualcosa si perde tutto. Sento di essere nel posto sbagliato e di fare cose sbagliate. Di perdere vita in cose che in realtà non vivono più, obbligato in una vita che non potrà mai essere mia. Sentire sempre meno la voglia di sognare, di non appartenere alla mia vita. Come potrei vivere in un qualcosa che non mi appartiene ? Amare è un’altra cosa, è come vivere, è come sognare. Ecco perché non posso più rimanere, e devo andare, riprendere il mio viaggio come sempre in solitudine, tornare là da dove un giorno come un aquilone mi librai in aria credendo di volare. Ho più difetti che pregi, questo io lo so, più voglia di isolarmi, rimanere nel distacco per non recare disturbo. Lo so, è difficile farmi capire così vivo di più malinconia nelle vene, di più passione che di certezze. Ho da sempre vissuto per conto mio piuttosto che sentirmi solo con persone con le quali non ho nulla in comune. Sono una persona difficile, strana, sicuramente particolare, quella che rimane come impronta e non sempre è così poche sono quelle persone che riescono a leggere ciò che mi passa per la mente: c’è bisogno di cuore per rimanermi vicino! Sono impacciato, mi commuovo …. ma almeno mi so ancora emozionare al cospetto del sole che sale in alto nel cielo! E’ un’ alba che arriva senza miracoli, senza certezze … è un’alba che sa di cose perdute!