Maxi controlli sulle fatture elettroniche: Agenzia delle entrate prepara retromarcia

Novità in vista. L’Agenzia delle Entrate si prepara a fare retromarcia sui maxi controlli sulle fatture elettroniche. Il decreto fiscale ha introdotto la possibilità di accedere all’insieme dei dati presenti nelle e-fatture, comprese le informazioni fiscalmente irrilevanti. Tuttavia secondo il Garante della privacy tale novità si pone in aperto contrasto con il principio di proporzionalità dei dati. Come annunciato dal direttore dell’Agenzia delle entrate Antonino Maggiore nel corso di un’audizione davanti alla commissione Finanze della Camera, sarà avviato nei prossimi giorni un tavolo di confronto con l’Authority per definire le misure di garanzia a tutela dei diritti e delle libertà degli interessati da adottare insieme alla Guardia di finanza. L’ipotesi più probabile è che vengano oscurati i dati suscettibili di svelare lo stato di salute dei contribuenti, eventuali procedimenti penali a carico e le abitudini di consumo. Anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha aperto alla possibilità di correggere il decreto fiscale in alcuni punti, a patto che non si mettano a repentaglio i 3 miliardi di gettito che via XX settembre conta di recuperare il prossimo anno grazie alla lotta al sommerso. In una memoria trasmessa alla commissione Finanze il Garante della privacy ha precisato che ammontano a circa 2,1 miliardi le e-fatture emesse ogni anno e contenenti dati sensibili. Le informazioni al loro interno non si limitano a individuare beni e servizi ceduti, ma fanno luce anche sui rapporti tra cedente e concessionario. “I controlli automatizzati e l’analisi del rischio richiedono la memorizzazione e l’elaborazione massiva dei dati estratti dai file delle fatture tra cui non dovrebbe rientrare il campo del file ‘xml’ contenente la descrizione dell’operazione oggetto di fattura che può contenere dati personali dettagliati e quindi presentare rischi elevati per gli interessati” si legge nel documento. L’Authority ha suggerito al governo di valutare l’effettiva necessità dell’archiviazione integrale dei dati di fatturazione e proposto di oscurare almeno i dati fiscalmente non rilevanti. I dati raccolti potranno essere usati per otto anni, un periodo di tempo molto ampio, anche per effettuare attività investigative extra tributarie. Le misure di contrasto all’evasione del governo rosso giallo, stando ai calcoli del Tesoro, dovrebbero fruttare 3 miliardi di gettito nel 2020, 3,6 nel 2021 e 3,5 nel 2022. Ma i paletti in difesa della privacy rischiano di mandare all’aria i piani del governo. Oltre ai controlli sulle e-fatture, nel mirino del Garante c’è spazio anche per le altre misure di contrasto all’evasione che il governo si accinge a mettere in campo, dalla lotteria degli scontrini all’evasometro. Per quanto riguarda la lotteria degli scontrini è stato trovato un escamotage per trasmettere i dati dei corrispettivi all’Agenzia delle entrate in forma anonima. Si ricorrerà allo stesso metodo utilizzato per l’evasometro, ovvero i dati contenuti negli scontrini saranno pseudonimizzati grazie a un codice ad hoc. Al posto del codice fiscale verrà usato un codice lotteria identificativo dei partecipanti. Ma si tratta appunto di un escamotage visto che come sottolineato dal Garante i dati in questione, seppur sottoposti a pseudonimizzazione, debbono essere considerati come dati personali in quanto costituiscono informazioni su persone fisiche identificabili. Il codice lotteria potrà essere scaricato dal portale della lotteria e dovrà essere presentato agli esercenti al momento dell’acquisto. Restano adesso da chiarire modalità e finalità del trattamento dei dati che saranno immagazzinati nelle schede memoria dei registratori di cassa. L’incrocio delle banche dati per la lotta all’evasione, che sulla carta promette di essere una potentissima arma per recuperare gettito sottratto al Fisco, nell’applicazione reale continua a rivelarsi decisamente complicato.