Quargnento. Confessa Giovanni Vincenti proprietario della cascina esplosa

Dopo ore di interrogatorio ha confessato Giovanni Vincenti. Il proprietario della cascina esplosa di Quargnento (Alessandria) ha ammesso le sue responsabilità. L’uomo, fortemente indebitato, ha provocato l’attentato per frodare l’assicurazione. Giovanni Vincenti è crollato nel corso di un interrogatorio di dieci ore dai Carabinieri nell’ambito delle indagini per la morte dei tre vigili del fuoco. Indagata a piede libero la moglie Antonella Patrucco, in concorso. Esclusa la volontà di uccidere, Vincenti voleva solo danneggiare l’immobile ma gli è stato contestato l’omicidio plurimo perché non ha avvertito i soccorritori della presenza delle 5 bombole di gas. Per gli inquirenti la prova è inequivocabile. Il timer acquistato in un negozio di Alessandria è quello per le luci degli alberi di Natale. A casa gli hanno trovato il libretto di istruzioni. Ciò ha fatto crollare l’uomo. Il timer, è stato spiegato, era stato settato all’1.30 ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ha allertato i vigili del fuoco. L’esplosione doveva essere una sola ma l’errore nella programmazione del timer, collegato alle bombole del gas, ha provocato la tragedia. Cieri aggiunge che “Vincenti poteva evitare la tragedia. Quella notte è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato. Vincenti non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Era intorno all’1, ci sarebbe stata mezz’ora di tempo per evitare la tragedia”. Per tutto il giorno ci sono stati accertamenti e approfondimenti di elementi legati alle indagini – coordinate dal procuratore capo di Alessandria Enrico Cieri (indaga per i reati di omicidio plurimo, lesioni, crollo doloso) e condotte dagli uomini del colonnello Michele Angelo Lorusso – che alla fine hanno fatto stringere il cerchio attorno a una persona che al momento è sotto torchio da parte degli investigatori nella sede del comando dei Carabinieri. Una svolta forse arrivata proprio nel giorno in cui si sono celebrati i funerali dei tre pompieri morti nell’esplosione causata da alcune bombole collegate a un timer. Una folla in lacrime aveva dato al mattino l’ultimo saluto a Antonino, Marco e Matteo, i tre pompieri uccisi. Migliaia di persone strette ai familiari e agli amici delle tre vittime, che chiedevano giustizia.