M5s, alla ricerca di una verginità perduta che mai ritornerà. In politica chi perde deve andare a casa

Luigi Di MaioIl capo politico del M5s, Luigi Di Maio, dimostri di non essere interessato ad alcuna poltrona e, di sua iniziativa, rassegni le dimissioni sia da Ministro, che da responsabile politico del Movimento. Come Ministro potrebbe anche continuare a ricoprire questo ruolo essendo il M5s possessore del 32% dei voti in Parlamento. Come capo politico pentastellato avrebbe dovuto fare un passo indietro già dopo il risultato elettorale alle ultime elezioni europee. Nascere politicamente come movimento lontano e distante da ogni partito e mai con uno di questi alla guida del Paese, ha convinto milioni di elettori, il 32% come già detto, di destra, centro, sinistra, a scegliere il M5s alle elezioni politiche (4 marzo 2018). Un consenso certamente inaspettato per i dirigenti pentastellati che l’hanno voluto mettere subito all’incasso cercando alleanze per entrare a pieno titolo nelle stanze dei bottoni. Mai per il M5s scelta più dannosa è stata fatta da chi ha sponsorizzato il contratto politico con la Lega di Salvini per governare l’Italia. È da quel contratto che parte l’inversione di rotta dei consensi a favore del M5s. Chi di destra e centrodestra aveva scelto il Movimento di Beppe Grillo come la novità politica si è subito ricreduto ed è tornato alla propria casa o si è rifugiato nell’astensionismo. Le elezioni europee hanno confermato il declino elettorale del M5s. L’apparentamento con il Pd alle elezioni regionali dell’Umbria è storia recente di un film che continua a descrivere il declino del M5s. L’ultimo tentativo di Di Maio e di qualche dirigente a lui vicino per tentare un recupero elettorale, tornare a correre da soli alle elezioni regionale in Calabria e Emilia Romagna (fine gennaio 2020). La decisione di stare con la Lega prima e, dopo un anno e mezzo, con il Pd al governo e alle regionali dell’Umbria ha creato una ferita insanabile. Correre da soli in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali non faranno recuperare voti. Anche gli elettori di sinistra che avevano scelto il M5s come la novità politica del 21esimo secolo si sono ricreduti ed in gran parte sono tornati da dove erano venuti. Ciò che potrebbe alleviare tanta sofferenza elettorale al M5s, le dimissioni di Di Maio da capo politico e da ministro. Un gesto che consentirebbe al suo successore di rivedere il futuro percorso politico del Movimento e con quale partito sarebbe il caso di allearsi. Da solo il M5s ormai non rappresenterà più quella forza capace di incidere sulla vita politica del Paese, i risultati elettorali lo confermano. Se ne facciano tutti una ragione e si convincono che se vogliono evitare a Matteo Salvini d’impossessarsi totalmente dell’Italia devono continuare il percorso delle alleanze, sia Nazionali, che locali.