Referendum sulla legge elettorale: Matteo Salvini deposita il quesito

Hanno detto si: Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Liguria. Quindi oggi la Lega di Matteo Salvini ha depositato in Cassazione il quesito per il referendum sulla legge elettorale. Il leader del Carroccio, all’assemblea degli amministratori locali della Lega e del centrodestra a Milano il 14 settembre, aveva lanciato infatti la proposta di un referendum abrogativo della parte proporzionale dell’attuale legge elettorale, il Rosatellum, lasciando solo la parte maggioritaria. Sul referendum abrogativo l’articolo 75 della Costituzione riserva l’iniziativa referendaria ai cittadini. In questo caso occorrono le firme di 500 mila elettori. O in alternativa delle Regioni. Basta il sì di cinque Consigli regionali. Ne sono arrivati otto.

Tra sei mesi dovrebbe tenersi la consultazione

Pertanto il vice presidente del Senato, Roberto Calderoli si è presentato in piazza Cavour a Roma. Con lui i rappresentanti dei consigli regionali che hanno dato il via libera alla consultazione voluta da Matteo Salvini. “Con una legge elettorale completamente maggioritaria si impediranno le nascite di governi come l’attuale che mettono insieme minoranze che vanno a fare una maggioranza di palazzo” ha sottolineato Calderoli all’arrivo al Palazzo di Giustizia. “Non temo rifiuti dalla Corte Costituzionale, otto Regioni, molto al di sopra delle cinque richieste, e soprattutto in rappresentanza di tutto il Nord, del Centro, del Sud e delle Isole del Paese, hanno deliberato la proposta di un referendum abrogativo della legge elettorale, in modo tale che nasca un sistema completamente maggioritario, ovvero l’elettore sceglie chi andrà a governare e chi perde andrà all’opposizione”.

Referendum nella primavera 2020

Avere depositato il quesito oggi consentirà molto probabilmente a Salvini di ottenere il referendum già nella prossima primavera, innescando una corsa contro il tempo con l’attuale maggioranza giallorossa, che dovrà approvare il taglio dei parlamentari abbinato ad una riforma elettorale in senso proporzionale. Un’ipotesi, quest’ultima, che però Calderoli ha escluso. “Se il Parlamento intervenisse adesso, sarebbe “come uno che va a rubare il lecca lecca ai bambini, modificando la legge all’ultimo momento”. “In passato la Corte, a fronte di atteggiamenti furfanteschi di modifiche della legge all’ultimo momento, ha dato comunque il via libera all’esecuzione del referendum”.