Quel che a noi manca

E’ mortale assistere senza nulla poter fare al quotidiano disfacimento della mia ex nazione o Stato, Repubblica Italiana, dico ex perché ormai non mi sento più da un bel po’ di anni italiano, cultura e ingegno a parte, del resto ce da vergognarsene, tanto fa schifo e mi riferisco alla nostra zecca: la classe politica. Ecco noi italiani siamo come un cane divorato dalle zecche! Oggi come oggi non sai più a che santo votarti, queste zecche tradiscono, fanno combina di notte in quelle maledette stanze, si aggiustano le leggi, si fanno le pensioni e i privilegi, e da zecche vivono rimpinzandosi del sangue degli idioti e coglioni italiani, complici tutti quei talk shou, la televisione di stato, la stampa tutta, sono questi i primi criminali e nemici del popolo italiano. Noi siamo un popolo soggiogato e afono. Senza dignità Senza orgoglio divisi dalle zecche perché così meglio ci possono controllare, come fanno i lupi quando attaccano un gregge di pecore, lo dividono e lo attaccano! C’è da pensare a un mondo meno globalizzato, di meno uguaglianza perché in verità non siamo uguali, forse negli aspetti, due gambe e due braccia, una testa … ma non nella individualità. Possiamo invece tutti pensare alle individuali libertà di pensiero, alle immaginazioni progressiste, che alle mancate sovranità individuali, poi popolo, poi polis, poi Stato. Qui è venuto meno il pensiero socratico ecco, da cui le distanze, la macerazione morale, la decadenza di valori, gli aspetti umani. Socrates con “ L’ Apologia “ ci ha tramandato e, lasciato un grande insegnamento: la libertà dell’esistenza, dell’esistere, dell’irrinunciabilità alla dignità! «Ma tu conosci l’ingiustizia, Socrate? La subisci per opera di uomini malvagi, eppure ti rifiuti di fuggire per paura di compierla nei loro confronti», protesto io. Socrate si solleva un poco e mi riserva un’occhiata che basterebbe da sola a convincermi d’essere in errore. Ma poi, con pacatezza amorevole, risponde: «È pertanto questa l’ingiustizia? Condannare Socrate? Questo è solo un esempio di ingiustizia e per di più sei tu a dirlo. Ma ti domando: per chi mi condanna, l’ingiustizia non sarebbe forse assolvermi? E ancora: quelli che tu chiami “uomini malvagi”, non sono piuttosto uomini ignoranti? Se conoscessero la verità, potrebbero commettere ingiustizia? Certamente no, perché una verità che si sottomette alle passioni o agli interessi personali è una presunzione di verità, niente più che un’opinione. Ma cos’è allora l’ingiustizia? Indubbiamente non la colpa di un ignorante. È forse sbagliato dire allora che commetterei un’ingiustizia più grave io, che conosco veramente il bene, se fuggissi non rispettando le leggi di Atene?». Dobbiamo prendere atto che non esiste più la grande umanità di Socrate che lasciò ai posteri, in sua vece c’è l’euro! Pensare in questo paradosso odierno che essere “ impronta” che altri potrebbero seguire è una follia, la più disperata concretezza, realtà di una vita non vita, questa a cui siamo purtroppo obbligati, schiavizzati dall’indebitamento forzato, prosciugati e straziati da una dilagante ignoranza a cui purtroppo moltissimi sono votati e condannati a nutrirsene. Ma c’è la vita, quella vera, unica e irrepetibile, anziché quella pozzanghera invasa da insetti che la massa chiama erroneamente: vita. A primeggiare sono i “ Pidocchi” e gli asini con la lingua….. Credo che si abbia questa “vita” non solamente per fare sesso o cercarlo forsennatamente, non solo per stipare denaro e per stiparlo vivere da pidocchio. Credo che si abbia in questa vita, perché altre non vi sono, necessità più che mai di più pace e di fratellanza che di politiche commerciali, di finanze, di più Amore quello non scontato. Perché la felicità dell’umano sta nelle relazioni e negli scambi culturali perché non si conosce mai abbastanza, anziché nelle ambascerie del malaffare e intrallazzi politici. Credo nel pensiero socratico, di Pericles. Credo nelle immaginazioni fiabesche di Aristofane… gli uni i fondamentali principi della “ demos ”, l’altro i riflessi di una vita ingannevole e arcigna a volte quale è ancora oggi. Ma dimentichiamo purtroppo di essere tutti degli “ Odisseus “ più o meno intelligenti, più o meno stolti, sempre in movimento senza una precisa stazione di arrivo diversa da quella destinata dell’imbecillità. Ma potremmo essere i tanti “ Ulisse “ di sempre e che da sempre sperano in un ritorno a casa, alla pace! Ulisse è l’uomo che esprime una delle sue aspirazioni più alte, il desiderio di conoscenza: «Considerate la vostra semenza: / Fatti non foste a viver come bruti, / Ma per seguir virtute e conoscenza» ricordare per noi non dev’essere solo uno strumento culturale, ma un dovere morale. In questo momento storico più che mai.