La Brexit slitta al 31 gennaio 2020

Prima il voto favorevole alla Camera dei Comuni, ora anche quello dei Lord. E’ stata approvata quindi la legge contro l’uscita senza accordo della Gran Bretagna dall’Unione europea promossa dalle opposizioni e da un gruppo di Tory dissidenti con l’obiettivo di imporre al governo di Boris Johnson la richiesta di un rinvio della Brexit, prevista per il 31 ottobre, in caso di mancato accordo entro il 19 dello stesso mese. Una legge che alla Camera Alta non ha trovato forti opposizioni da parte dell’esecutivo, orientato a rispondere ottenendo un voto anticipato la cui mozione, però, è stata bocciata dai deputati di Westminster. Per la definitiva approvazione della legge anti no deal, manca solo il Royal Assent, la firma della regina Elisabetta. Il deposito della legge in Parlamento è previsto per lunedì, lo stesso giorno in cui l’esecutivo Johnson intende riproporre, a legge varata, come da accordi con le opposizioni, la mozione per il voto anticipato entro il 15 ottobre, due giorni prima del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre, anche se quest’ultime sono ancora decise a far mancare il quorum per l’approvazione. Laburisti, LibDem, Scottish National Party e i gallesi del Plaid Cymru hanno annunciato il voto contrario o l’astensione per la mozione del premier, facendo così mancare la maggioranza dei due terzi necessaria per la fine anticipata della legislatura. Tutto perché vogliono prima completare l’iter legislativo della Benn Bill, come è stata ribattezzata la legge anti no deal. “La possibilità di avere un’elezione generale è ovviamente assai attraente – ha affermato la titolare degli Esteri del governo ombra laburista, Emily Thornberry -, ma dobbiamo prima risolvere una crisi imminente” e assicurarci che la convocazione delle urne non sia “un trucco” per far sì che nel frattempo Londra esca comunque dall’Ue senza accordo. L’idea è quella di costringere Johnson ad andare a Bruxelles a chiedere un rinvio della Brexit, ipotesi che il premier vuole evitare, o a dimettersi. In quest’ultimo caso, potrebbe nascere un governo di unità nazionale che porti il Paese alle urne a novembre.