Brexit. I conservatori sono in aperta rivolta contro Theresa May

Nella ormai perfida Albione regna la confusione più assoluta. La Brexit è divenuta un autogol pazzesco per la politica britannica. Lo stallo va avanti e le uniche soddisfazioni vengono dal calcio. I britannici, ironia della sorte, hanno aperto la tornata elettorale per eleggere i parlamentari dell’Ue, proprio l’istituzione che avrebbero dovuto abbandonare a marzo scorso. A Londra si continua a lavorare senza sosta all’accordo sulla Brexit. Il tentativo appare disperato: trovare un compromesso accettabile per i Comuni. I conservatori sono in aperta rivolta contro Theresa May. Il premier sta lottando per rimanere alla guida del governo ma a Downing Street le valigie sembrano già alla porta. Margaret Thatcher (certamente figura ben diversa) finì in lacrime quando i suoi la costrinsero alle dimissioni nel 1990. Altri tempi. Ma la May rischia la stessa fine. Sir Graham Brady, il presidente del Comitato 1922 che rappresenta i deputati Tory, proverà a tracciare una resa onorevole. Il Governo ha acconsentito a non pubblicare più l’accordo per il ritiro, e dopo essersi “consultata con i ministri”, May starebbe rimettendo mano al testo eliminando le aperture al secondo referendum, che sono state considerate da molti dei suoi come la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tuttavia sembra improbabile che il provvedimento possa essere portato in Aula quando il Parlamento di Westminster, da oggi in ferie, riaprirà i battenti la settimana del 3 giugno. In ogni caso i Tory vogliono la sua testa. Se la May non lascerà subito dovrà almeno stabilire una data per il passaggio di mano, per permettere il cambio di leadership prima della pausa estiva. Dalle elezioni europee per i Conservatori si attende un risultato disastroso, intorno al 10%, mentre è previsto il trionfo del Brexit Party di Nigel Farage. Questo non farà altro che indebolire la posizione di May e rafforzare quella del suo possibile successore, Boris Johnson, pronto anche a portare la Nazione verso il No Deal. Intanto a Bruxelles stanno perdendo la pazienza. “Stiamo aspettando solo la prossima proroga” ha tuonato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, lamentando che per i britannici “sembra più importante rimpiazzare il premier che trovare un’intesa”.