Con la testa, sempre lì

“.. ci staccammo piano per guardarci negli occhi, come se volessimo trattenere l’incanto. Continuammo a toccarci come due ciechi farebbero, a cui bastano le mani per vedere, catturammo ogni più piccolo particolare dei nostri corpi, degli occhi per custodirlo nella memoria. Gli chiusi gli occhi e baciandoli gli raccontai di ieri. Chissà se con quegli occhi nascosti dietro il sipario lei starà sognando di venir via con me in capo al mondo…. Le baciai le palpebre chiuse e sussurrai: “ adesso dormi, Principessa del mio cuore ..” Vincenzo Calafiore Principessa, voglio almeno che tu lo sappia: io ti amo con la tua ingenuità, la tua estraneità a questa vita. E allora, per la seconda volta da quando ci conoscevamo lo dissi Principessa, sul tuo letto, in cui distesi abbiamo ritrovato ciò che credevamo di aver perduto. Affondai la testa nel suo petto e chiusi gli occhi pieni di lei. La spogliai come fosse la prima volta e l’accarezzai come le mie mani sanno fare; percorsi il suo corpo baciandolo dappertutto, centimetro dopo centimetro con la mia bocca che lasciava impronta. Colsi nei suoi occhi una luce mentre ci abbracciavamo, come se tutti e due fossimo altri. Perché tremi, Principessa? I nostri odori ancora ci avvolsero, ancora con quella tua rugiada addosso, tornai a baciarla. Principessa! I nostri corpi vogliono essere solo uno, mi dicesti con quegli occhi a mezza luna, poi mentre le tue mani cercavano la mia pelle aggiungesti: “ Ti fa male dovermi dividere con un altro? “ Si, e lo sai! Mi dispiace, ti vorrei tutta per me, ma tu appartieni per metà al passato. Sai, Leda! Ho sognato cose bellissime, il tuo richiamo è fortissimo in me e ti amo troppo. Rimanemmo nudi sotto il grande piumone al caldo, le mie mani cercano il suo viso nel buio, lo prendo con avidità e con avidità lo bacio tutto. Rimaniamo nel letto, il tuo letto come la mappa del tuo corpo, con la sua pelle profumata, con i suoi capelli sul cuscino, mi alzo col tuo profumo addosso, ritorno col desiderio forte di stringerti a me, baciarti, sprofondo nel tuo letto Principessa, sprofondo tra le tue mani, le lenzuola, tra i segni del tuo corpo. Torno ai miei occhi. Tutto arriva fin lì e da lì al cuore, ricettacolo del divenire. I miei occhi sono lo spazio vitale in cui posso volare, i miei occhi mendicanti quando chiedono a Dio affinché tu rimanga in questo mio altrove, assetati di vita attraverso le loro cavità. Le ore morte giungono coi tuoi silenzi, con le tue lontananze, coi tuoi occhi lontani, ed io qui in riva di un mare che vuole ad ogni costo prenderti e portarti via, Leda perché così distanti, perché non poter vivere ? Intravedo un sorriso, sulla scia di un orizzonte alla fine, un alito di salvezza dalla mia solitudine, come coatto in uno scantinato di un pensiero sempre lì in primo piano in testa, dal momento in cui ci fondemmo in un solo essere, incapaci di distinguere l’uno dall’altra,