Casali del Manco-Perito (CS).Michele De Marco (Ciardullo): Poeta, Drammaturgo e Giornalista. Un’ Immensa Eredità Culturale e Morale da Riscoprire.

Due date, quasi coincidenti, che racchiudono la vita di uno straordinario letterato calabrese, Ciardullo. I suoi capolavori in una trilogia: Teatro, Satira e Poesie.  

Michele De Marco  (Ciardullo)

  ( Dalla celebre Poesia: ‘ Nna Serenata’ !)  …”Cum’e’ bella stasira sta campagna,          chi barsamu, Mari’, cchi pumpusia!…                         Cchi ntinni a sta chitarra chi accumpagna sta serenata chi cantu ppe tia…”!     Il mese di marzo indica due giorni intorno ai quali si scandisce la vita del Poeta Ciardullo: il 17 marzo 1884, giorno della sua nascita e 10 marzo 1954 , giorno della sua morte. Poniamo l’attenzione su queste due date per ricordare il grande Poeta cosentino di cui quest’anno ricorrono i sessantacinque anni dalla morte e i centotrentacinque anni dalla nascita.

Francesco De Marco -Scrittore e Drammaturgo,nipote di Ciardullo

Per onorare l’illustre letterato calabrese, le cui opere sono autentiche perle di sapienza, creatività, rara scrittura e armoniosa saggezza, l’Associazione Accademia Ciardullo,diretta dal nipote del Poeta, Francesco De Marco (Scrittore e Drammaturgo), intende promuovere, con la costituzione di un Organismo a ciò preposto, il “Premio Letterario Michele De Marco – Ciardullo”. Un significativo Evento – sostiene il nostro interlocutore – tutt’ora mancante nel panorama culturale e sociale della città di Cosenza e dell’intera Calabria.  Nell’antico e suggestivo Borgo di Perito, della Loc. Pedace di Casali del Manco (CS), incontriamo, nella casa natia del Poeta, Francesco De Marco, che non perde tempo a fornirci una primo ritratto del mitico nonno: il grande Ciardullo.   Michele De Marco, in arte Ciardullo nacque a Perito il 17 marzo 1884 da Vittorio e Carmela Guglielmelli di Pedace. Scenario dei suoi primi passi fu il Largo San Sebastiano, dove è ubicata la sua casa natale, i vicoli e le “vinelle” di Perito a cui, come recita la lapide posta sopra il portale della sua casa, “fu sempre avvinto il suo partecipe animo”.

Michele De Marco – Ciardullo – nel 1915

Ed in vero nel cuore e nella poesia di Ciardullo fu perennemente presente il suo paese, le stanze domestiche della casa dove egli nacque e crebbe, la fiamma del focolare che ardeva nella grande cucina; e poi i luoghi della campagna peritese: la valle del Cardone con l’omonima fiumara, le colline coperte di castagne a cui Ciardullo dedicò uno tra i suoi maggiori componimenti poetici: ‘A castagna.

Il Borgo di Perito – Loc. Pedace (oggi Casali del Manco ) – Anno 1950

Una vita sempre impegnata, quella di suo nonno, tra studi, interessi culturali, passione  ed amore per i suoi luoghi e per la Famiglia…! Nel 1898, Michele De Marco viene iscritto dai genitori, su insistenza soprattutto della madre, al Liceo Classico di San Demetrio Corone, favorendo così, con una lontananza “forzata” dai suoi luoghi di giochi e di svaghi, una maggiore concentrazione allo studio. Nel 1903 viene iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell’ Università di Urbino, non già a quella di Napoli in quanto la troppa caotica città partenopea avrebbe potuto amplificare l’indole e il carattere già piuttosto gioviali e “vivaci” del giovane Michele. Urbino si presentava una sede universitaria tranquilla, su un territorio dove ancora era molto influente lo Stato Pontificio e quindi poteva assicurare una maggiore quiete per i suoi studi.

Casa Natale del Poeta – La facciata che dà nella Valle del Cardone ( 1965 ). Alla finestra è Maria Serafini ( zia del Magistrato),moglie di Domenico, fratello di Ciardullo

Ciardullo si Laureò in Giurisprudenza il 6 luglio 1907, all’età di ventitré anni, e divenne avvocato tre anni dopo. Nel 1911 sposa Gina Martire di Pedace, maestra elementare. Da lei ebbe sei figli. Ma Gina Martire morì nel 1921 all’età di trentasette anni lasciando sei figli, dei quali la più piccola di solo un anno. Fu per Ciardullo un evento che segnò profondamente il suo animo e la sua vita. Otto anni dopo sposò la sorella della moglie, Gilda Martire. Il grande “Ciardullo”, un coerente impegno tra Giornalismo e Antifascismo…!  Nel 1924, il De Marco avvia in Cosenza la realizzazione del periodico “Ohè!”, giornale satirico, scritto quasi interamente da lui stesso, con composizioni giornalistiche e poetiche pungenti indirizzate al costume sociale e politico di quel tempo, dove è palese il suo disaccordo con il fascismo e con una monarchia sempre più inerte e senza voce in capitolo. Michele De Marco adotta lo pseudonimo di “Ciardullo”, nome dell’allora guardia comunale di Pedace, Vincenzo Ciardullo, che fu fin da subito tacitamente consenziente: un ironico scherzo, come se si volesse dare voce a chi, essendo dentro e a contatto con le “voci di Palazzo”, poteva saperne e raccontarne a iosa!

Ciardullo è al centro, circondato dagli attori siciliani. Era l’anno in cui Umberto Spataro portò in giro la Commedia ‘Maragrazia’

L’anno successivo (1925)  entrarono in vigore le leggi contro la libertà di stampa e Ciardullo dovette chiudere la redazione e sospendere la stampa del suo giornale. Iniziarono gli anni duri e difficili: Mussolini imponeva la tessera fascista a tutti i liberi professionisti in esercizio sul territorio italiano. Ciardullo non accettò mai di cucirsi la cosiddetta “cimice” sul colletto della giacca e ciò gli costò l’esclusione dall’Ordine degli Avvocati di Cosenza e l’impossibilità di continuare  l’attività di avvocato. C’è anche il Ciardullo, Uomo di Scuola ed Educatore, che rievoca un episodio…molto particolare!Quale? Provò con l’insegnamento ottenendo, dall’allora Direttore Didattico, e amico, Rocca (un antifascista consolidato che combatteva il fascismo attuando “a puntino” le leggi e i regolamenti), un incarico straordinario nella scuola media del quartiere dello Spirito Santo in Cosenza. Ma non passarono più di tre giorni quando due commissari prefettizi si presentarono davanti a lui in classe, mentre conduceva regolarmente una lezione di francese, e gli imposero di lasciare subito la scuola. L’antifascismo di Ciardullo fu totale e senza concessioni. Lui, liberale repubblicano e democratico, continuò in sordina a scrivere contro il regime di Mussolini con versi talora in dialetto, talora in italiano che egli regalava agli amici dopo una chiacchierata al caffè Renzelli di Cosenza.

L’ Immenso Ciardullo e la ‘Sua’…Amata SILA

Puo’ ricordare il Sodalizio di suo Nonno con Don Luigi Nicoletti…?  Nel 1940, il sacerdote don Luigi Nicoletti di San Giovanni in Fiore (CS), riuscì a riciclare, all’insaputa dell’Autore, le poesie di Ciardullo ottenendole da amici e parenti ai quali Michele De Marco le aveva elargite (ricordiamo che Ciardullo non scrisse quasi nulla di suo pugno, egli era solito dettare le poesie a conoscenti e parenti; lo scritto, poi, spesso rimaneva nelle mani dello scrivente).   Don Luigi Nicoletti, raggirando benevolmente l’Autore (restio ad ogni forma di esibizione e divulgazione delle sue opere),  riuscì a riunire una ventina di poesie, scrisse una prefazione e consegnò il tutto nelle mani  di Ciardullo che non potè, quindi, impedire la stampa del libro. La raccolta si intitolò “Statti tranquillu…nun cce pensare!”. Il libro, in Cosenza e provincia andò, in pochi giorni, a ruba, ma le attese di una seconda edizione non furono soddisfatte: Michele De Marco non pubblicò più. Nuove edizioni apparvero postume, dopo la sua morte. Il rigore morale del grande Ciardullo, oggi, è ancor più un caposaldo inamovibile, in una Figura di letterato adamantina, da indicare alle nuove generazioni…!

La Filodrammatica Ciardullo di Pedace (1941)

Il periodo successivo alla Liberazione dal Fascismo, subito dopo il 25 aprile del 1945, Ciardullo è attento alla nuova era della politica italiana e cosentina. Il suo inflessibile codice morale non consentiva eccezioni, nemmeno per la nuova classe politica “democratica” e divenne, così, un personaggio “scomodo” nella Cosenza del dopo guerra. Riprende a pubblicare l’Ohè, dove scrive “Il treno di ritorno”, in cui allude ai tanti che non persero tempo a slacciarsi il bottone fascista dalla giacca e ad iscriversi ai nuovi partiti “democratici” che garantivano posti e poltrone.  Michele De Marco, antimonarchico prima, poi antifascista e successivamente contro il mal costume sociale della “nuova guardia”, comprende di essere inadeguato alle mode dei tempi, quasi un corpo estraneo. Ci può parlare sull’attività intellettuale Bruzia di Ciardullo ?  Nel dicembre del 1948 in Cosenza si ricostituì il vecchio Circolo “Città di Cosenza”, che aveva raccolto gli intellettuali di primissimo piano della città. Nicola Serra è esplicito è chiaro nella sua “Prefazione”: “Solo una persona poteva rievocare il nostro Circolo e descriverlo con quella potenza e profondità che Lui solo conosce. Questa persona è Michele De Marco, da tutti conosciuto come Ciardullo”.Così Michele De Marco scrisse il Prologo al Circolo Città di Cosenza, che fu inaugurato la sera del 18 Dicembre 1948 presso la Sala del Dopolavoro della Cassa di Risparmio, in Corso Telesio.

Michele De Marco – Ciardullo, al centro,circondato dagli attori della “Compagnia Teatrale Città di Cosenza”-1935

Ciardullo lesse personalmente il suo scritto: una poesia in dialetto dal titolo Cumu vinne e cumu jìu”, con forti accenti nostalgici verso la vecchia Cosenza che andava, pian piano, scomparendo, e dove le figure e i protagonisti della Cosenza della prima metà del secolo vengono, ad una ad una, descritte in una sintesi ironico-umoristica, esaltandone le doti e le ricchezze intellettuali e morali.Le cronache ci raccontano di una vera e propria ovazione da parte degli ottocento astanti che componevano il pubblico, un pubblico eterogeneo, di diverse e opposte correnti politiche che ora applaudivano, uniti, al loro Poeta. Il ricordo di un giorno molto triste, in cui la mirabile parabola del Poeta e dell’Uomo si chiudono per sempre…  Il pomeriggio del 10 marzo 1954 la morte colse Michele De Marco nel suo letto, dopo una lunga malattia cardiaca all’età di settant’anni, nella casa del figlio Pietro (dal quale non si era mai distaccato), nel Palazzo Campagna in piazza Duomo a Cosenza. Due giorni dopo si svolsero i funerali, presso il Duomo della città, con una folla immensa sopraggiunta da tutta la provincia. Di quel giorno così scrisse un suo grande estimatore, ed uomo d’immensa cultura, Michele Lucanto:Egli,che aveva visto l’umanità sofferente, sognò una società senza torti e senza miserie. Morì compianto da tutti. Al passaggio del suo feretro, che vollero portare a turno a spalla, si inchinarono riverenti e concordi uomini di tutte le bandiere. Passava Colui che, nel suo grande spirito, aveva accolto gli aneliti di tutti, fondendoli in un’unica voce, illuminandoli di un’unica speranza”. Da Casali del Manco (CS), 18.04.2019