Editoriale

Pare che questa nostra Italia sia nuovamente stretta da una nuova morsa della –recessione – o forse non ne siamo mai usciti da essa oppure non lo siamo mai stati in recessione e ce lo hanno fatto credere; capire dove stia la verità è davvero difficile. In questo “ guazzabuglio” politico in cui ci siamo infilati ci ha ormai stritolati e divisi su ogni cosa e a queste condizioni sarà difficile trovare un qualsiasi accordo tra le parti. Siamo nelle mani di una – politica – litigiosa e ben pensante per i propri interessi di partito e non nazionale e quello che sta accadendo certo non ci porterà alla salvezza ma ci farà sprofondare sempre più dentro il pantano in cui siamo, schiacciati dal peso di un debito pubblico ormai insostenibile. Le politiche fin qui succedute hanno solamente raccolto frutti immeritati senza la minima preoccupazione di mettere i contadini nelle condizioni di lavorare la terra nelle condizioni migliori per avere poi nell’immediato e nel tempo degli ottimi raccolti. Certo non aiuta la televisione con i suoi talk show truccati. Nulla è come sembra. Niente è lasciato al caso. Quasi tutto ciò che vediamo è preconfezionato, precotto e previsto. Quelle che una volta erano delle arene temute e insidiose dalle quali un ospite poteva uscire in trionfo, se era davvero in gamba, o a brandelli, se faceva flop, ora sono passate sotto il controllo dei politici: sono loro, e non più i conduttori, a dettare le regole del gioco. E quello a cui assistiamo in realtà è una tavola apparecchiata. Oggi occorre fornire in anticipo l’elenco delle domande, concordare l’orario di registrazione, la posizione in scaletta e fornire rassicurazioni sull’andamento della serata, che non deve contenere sorprese e imprevisti. Dunque noi crediamo di assistere a delle autentiche interviste, nelle quali un bravo giornalista incalza il politico per mettere alla prova le sue capacità, la sua sincerità, la sua bravura. E invece siamo inconsapevoli spettatori di una recita, perché l’intervistato ha avuto tutto il tempo di prepararsi delle risposte efficaci, che tirerà fuori con disinvoltura facendo la sua brillante figura. Da sempre gli uomini del Palazzo hanno cercato di porre delle condizioni per andare in tv. Il politico si doveva comunque sottoporre al rito previsto dalla trasmissione. Ora stabiliscono tutto loro. Scelgono il giornalista con cui confrontarsi, decidono l’orario, intervengono sugli ospiti, sui servizi. Ma che fine ha fatto il giornalismo? In questo gioco di ricatti subìti dietro le quinte per rincorrere l’audience? E dove vanno a finire le regole della par condicio, in questa televisione già divisa tra reti lottizzate, network targati e tv schierate? Confrontandola con i talk show taroccati di oggi, dobbiamo rivalutare la vecchia, vituperata Tribuna elettorale, dove almeno i giornalisti venivano sorteggiati e anche a un leader come Berlinguer poteva capitare di trovarsi davanti un giornalista come Nino Nutrizio che per contestargli l’idea del compromesso storico metteva sul banco un pacco di pasta e uno di riso, dicendogli «che sono buonissimi quando sono cotti separatamente, ma immangiabili se messi a bollire nella stessa pentola». Oggi questa imparziale imprevedibilità è andata perduta. Il gioco è truccato, compromessi da ingoiare, e sottostare a certe richieste, tornano in mente le parole degli imprenditori che denunciarono Tangentopoli. Non ci saranno inchieste e non ci saranno arresti, eppure questa degenerazione del giornalismo chiama in causa le regole etiche dell’informazione professionale. E ci obbliga a chiederci se tutto questo non stia alterando subdolamente il confronto democratico, ingannando i cittadini elettori che stanno per andare al voto. Oltretutto bisogna fare i conti con una realtà diversa da quella fin qui propinata, ed è la morsa di quel – debito – che non lascia spazio e sempre più ci schiaccerà. E’ come di un condominio dove c’è un condomino che avendo un grosso debito continua lo stesso a usufruire dei beni e dei servizi senza tenere conto del suo grosso debito verso gli altri condomini e pretende ugualmente di avere parola e magari fare anche delle richieste….