Milano. Simone Cristicchi in Manuale di volo per uomo al Manzoni

Simone Cristicchi sarà in scena con il suo “Manuale di volo per uomo” al Teatro Manzoni di Milano dal 25 al 27 febbraio. Il testo sviluppa il tema della canzone presentata a Sanremo “Abbi cura di me”, che Cristicchi eseguirà, chitarra e voce, in coda allo spettacolo stesso. “Parlo di bellezza, fragilità, anelito all’infinito e dell’importanza delle piccole cose…”.

Prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo di cui è direttore artistico, il nuovo spettacolo di Cristicchi, scritto con Gabriele Ortenzi, la collaborazione di Nicola Brunialti e la regia di Antonio Calenda, è il primo completamente in prosa, dopo il teatro canzone di “Centro d’igiene mentale” o quello civile-musical di “Magazzino 18″. Racconta la storia di Raffaello, 40enne problematico, cresciuto orfano e senzatetto, “che si esprime in un romanesco ruvido e un po’ volgare, la classica lingua di borgata alla Pasolini, ma che preserva quel misto tra dolcezza e meraviglia di un bambino” spiega il cantautore. “Tutto avviene in una stanza completamente bianca ed asettica, davanti a un letto con un lenzuolo che copre una persona, la madre morente, alla quale il protagonista racconta la sua vita, i suoi incontri, le sue debolezze”.

Narrazione autobiografica, “Manuale di volo per uomo” mette in scena un percorso di vita che porta a una sorta di rinascita: “Ho perso mio padre a 12 anni – racconta Cristicchi -: all’epoca reagii chiudendomi in me stesso, passavo le giornata in una camera disegnando in maniera compulsiva. Mi ero costruito una realtà fittizia, alla ricerca di uno spazio che mi facesse stare bene, ed è lì che è cominciato il mio processo artistico”. A salvare Raffaello, in qualche modo alter ego del suo autore, è infatti l’arte: “Dedico lo spettacolo a mio padre Stefano, nel superamento del dolore per la sua morte è nata la mia arte. Una ferita può diventare una feritoia attraverso la quale guardare l’infinito”.

“Manuale di volo per uomo” diventa così una riflessione sul senso della vita, o meglio sulla sua perdita: “Quando ho capito che non riuscivo più a cogliere l’importanza delle piccole cose ho deciso di fermarmi e di cominciare un lavoro su me stesso”. Così è nato lo spettacolo: “Una sorta di catarsi, si parte dal dolore per arrivare alla bellezza, alla capacità di esprimersi attraverso l’arte”. Parola chiave del testo è felicità: “La radice della parola è latina ed è un termine che veniva usato prevalentemente in ambito agricolo. Per dire che un campo era fertile si diceva: felix. E allora mi son chiesto: quando sono felice? Quando riesco a dare dei frutti attraverso i semi che getto alle mie spalle. L’importante è lasciare traccia attraverso questi semi e raccogliendo quelli gettati dagli altri”

Raffaele imparerà a volare, ovvero a vivere e a crescere attraverso gli insegnamenti delle persone che incontrerà sul suo cammino, piccoli miracoli quotidiani che gli daranno la possibilità di spiccare il volo: “Noi siamo gli incontri che facciamo”. Cristicchi regala un monologo intenso e fitto, spunto per un percorso individuale, che ognuno può fare dentro se stesso, alla ricerca di quella purezza infantile spesso dimenticata e di quella capacità di meravigliarsi per la bellezza del mondo e delle piccole cose.

Alla fine dello spettacolo l’autore offre poi un’anteprima del suo lavoro documentaristico sulla felicità che si chiama Happy Next”, un progetto di ricerca sul tema della felicità che ha coinvolto, poeti, artisti, gente comune e persino Papa Francesco. Tante le repliche in calendario dopo il capoluogo lombardo. La tournée prosegue fino ad aprile per concludersi a Roma: “Negli anni sono riuscito a costruire un pubblico affezionato alla mia ricerca e a ciò che faccio. Rispetto alla musica probabilmente il pubblico teatrale è molto più fedele. La musica è preda delle mode. E questo è il fatto che mi ha convinto a stare in teatro. Ho smesso di rincorrere le classifiche e adesso sono felice”. In estate però il cantautore torna sui palchi musicali per una serie di concerti: “Credo che risentirò della mia esperienza teatrale, mi immagino più che concerti con una canzone dietro l’altra, una sorta di one-man-show in cui porto anche la mia esperienza di attore”.