Al Must Musco Teatro, Significar mangiando

Food è una sezione della rassegna Must che vuole sposare due elementi del piacere: la vista e il gusto. Si tratta di una programmazione improntata sulla combinazione di teatro, nelle sue varie forme dalla prosa alla musica e la degustazione di prodotti enogastronomici. Che gusto hanno le parole? Come le preferiamo? Dolci o amare? Condite o schiette? Proverà a svelarcelo lo spettacolo Significar Mangiando, che andrà in scena sabato 19 gennaio, alle ore 21 e domenica 20, alle ore 17,30 al Must Musco Teatro. Uno spettacolo che associa al gioco teatrale quello della cucina della danza sensuale alla musica. Infatti allo spettacolo è associato un food-concept che sarà degustato dal pubblico durante lo spettacolo. Un’aggregazione culturalgastronomico sotto il segno della creatività  che si colloca come  appuntamento nuovo nel panorama degli eventi culturali della città di Catania. Mangiare non significa solo appagare la sensazione di fame ma è anche convivio – nel senso latino del termine – piacere, consolazione, rifugio. Il problema del cibo è sempre stato il problema principale dell’uomo fin dall’antichità, tanto che molti autori hanno cercato una sintesi fra parole e sapori. I grandi classici della letteratura da Omero a Shakespeare hanno scritto opere intrise di momenti conviviali, di ricette, di cibo perché ciò che ha a che vedere con il cibo ha a che vedere con la vita. Edoardo Siravo ci racconta attraverso la voce di vari autori della letteratura mondiale il senso del cibo nella vita e nell’arte. Ad accompagnare il mattatore Trimalchione una star del burlesque, Rose Selavy e il vibrafonista jazz Alberto Asero. Con arguzia e ironia, divertimento ed evocazione gli artisti cavalcheranno le cucine letterarie dei più intriganti autori che si sono occupati di cibo nelle loro opere. Da Achille Campanile che in “Le seppie con i piselli” tra il divertente e lirico ci ragguaglia dell’alchimia del mare e della terra e descrive quest’accoppiamento come, “i loro destini siano legati ”. In “La cura dell’uva” Campanile discute la scoperta e benefici dei fichi col prosciutto o il melone col prosciutto in modo comico. Ad esempio, quando parla di benefici per la salute di mangiare quest’accoppiamento, dice: “Volete paragonare un’iniezione di antidolorifico a un piatto di melone e prosciutto?” La cavalcata letterario culinaria continua con le pagine ben note di Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo” e la ricetta timballo di maccheroni  la sera in cui nella grande sala del ballo entrò Angelica con la sua bellezza italiana, con la sua fisicità prorompente poco raffinata ma assai conturbante. Il nipote del principe, Tancredi, si innamora di lei; il principe la osserva rapito dalla sua spontaneità e dalla sua bellezza. Inizia la serata, le candele illuminano la tavola sontuosa, entra il timballo di maccheroni che l’autore così magistralmente descrive: “L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.”  Non manca la lirica di Gozzano che nella poesia “Le golose”, ha le idee chiare quando descrive le donne. È il nostro vero poeta-amante, quello da cui imparare con che sguardo guardare le donne e avvicinarsi. Con le sue amanti è sempre di enorme complicità, non le usa, le ammira, le rimpiange, è un modello di seduzione e di contemplazione legato anche al cibo e alla “gola”. Questa, che è forse la sua poesia più paradossale sulle donne, dà al giovane in cerca di modelli un buon modo di intendere la bellezza. Non mancheranno le incursioni in Poesia con il  Trilussa de “La statistica“, e quelle nella musica con le  ricette di Gioacchino Rossini.