Golden Globe: ecco i vincitori del 2019
La Hollywood Foreign Press Association ha reso noti i vincitori dell’edizione 2019 dei Golden Globes. Doppio premio per Bohemian Rhapsody, il film evento della stagione che ha vinto come miglior film drammatico e anche per il miglior protagonista a Rami Malek nel ruolo di Freddie Mercury. “Ho fatto parte di una famiglia con questo film” ha detto dal palco dove è salito dopo aver abbracciato Brian May. “Grazie ai Queen e a Freddie, sei un uomo bellissimo e io ti amo”. Malek era accompagnato nella notte dei Golden Globe dalla fidanzata Lucy Boynton, che nel film interpreta Mary Austin. La miglior commedia è stata giudicata Green Book (che ha vinto anche la miglior sceneggiatura e il miglior attore non protagonista), storia vera dell’amicizia tra il buttafuori italoamericano del Bronx Tony Lip (Viggo Mortensen) e il pianista afroamericano Don Shirley nell’America razzista degli anni Sessanta. Un altro riconoscimento al cinema impegnato contro il razzismo e sulla storia della comunità afroamericana è arrivato con il premio al miglior attore non protagonista a Mahershala Ali per il suo ruolo di Doc Shirley. Il film ha vinto anche come miglior sceneggiatura, riconoscimento che ha ritirato Nick Vallelonga, figlio del personaggio interpretato da Mortensen, insieme al regista Peter Farrelly e Brian Currie. La prima statuetta come miglior attore di una serie in forma di commedia è andata a Michael Douglas per la serie tv Netflix The Kominsky Method, dal palco l’attore, 75 anni a settembre, ha ringraziato il suo “sparring partner” Alan Arkin, la moglie Catherine Zeta-Jones e ha detto che consegnerà la statuetta al padre Kirk di 102 anni. La serie è stata giudicata anche la migliore in forma di commedia. Il miglior cartoon è Spider-Man – Un nuovo universo, su un nuovo supereroe Miles, il giovane “super” che prende il testimone di Peter Parker e punto dal ragno radioattivo sviluppa i noti poteri. Dietro al film d’animazione c’è la matita italiana Sara Pichelli. La migliore serie tv drammatica è The Americans. Lo show è l’avvincente e storicamente accurato racconto dell’America della Guerra Fredda è alla sua sesta stagione. Richard Madden ha vinto il riconoscimento come miglior attore in una serie tv drammatica per Bodyguard. Ben Whishaw ha vinto come miglior attore non protagonista nella serie A very english scandal, miniserie inglese sulla storia del deputato liberal Jeremy Thorpe che dovette affrontare lo scandalo di veder rivelata la sua relazione gay al mondo politico. Patricia Arquette si è aggiudicata la statuetta per la migliore attrice in una miniserie drammatica con il suo ruolo in Escape at Dannamora, che racconta la storia vera del piano di fuga che nel 2015 permise a due detenuti di evadere per la prima volta nella storia dalla più grande prigione di massima sicurezza di New York. Rachel Brosnahan è la migliore attrice in una commedia o musical tv con La fantastica signora Maisel. Standing ovation con tutta la platea dei Golden Globe in piedi ad applaudirla, per la consegna del Carole Burnett Award alla grande comica americana. Un altro premio alla carriera è andato a Jeff Bridges, il Drugo, “è stato un onore far parte di quel film dei fratelli Coen” che sul palco ha ricordato molti protagonisti della sua lunga carriera e ha voluto ricordare Michael Cimino. Emozionante anche l’arrivo sul palco, insieme a Emily Blunt, di Dick Van Dyke per presentare Il ritorno di Mary Poppins. La migliore colonna sonora è stata giudicata quella di First Man, firmata da Justin Hurwitz che aveva già vinto due anni fa per La La Land. La migliore canzone invece è quella del film A star is born Shallow cantata da Lady Gaga che, commossa, è salita sul palco insieme a Mark Ronson, Anthony Rossomando e Andrew Wyatt. Miglior attore per una commedia è stato giudicato Christian Bale per il suo lavoro mimetico su Dick Cheney nel film Vice – L’uomo nell’ombra che ha citato “Satana” come sua fonte di ispirazione per il ruolo. Regina King ha vinto il premio come miglior attrice non protagonista per il suo ruolo di madre in Se la strada potesse parlare del premio Oscar Barry Jenkins (Moonlight). La miglior attrice protagonista per una commedia invece è stata giudicata Olivia Colman, già Coppa Volpi a Venezia, per il suo ruolo di Regina Anna ne La favorita di Yorgos Lanthimos, l’attrice ha ringraziato le sue colleghe Emma Stone e Rachel Weisz chiamandole “puttanelle” per il ruolo che svolgono nel film in cui si contendono in tutti i modi i favori di questa fragile e capricciosa regina. Mentre Glenn Close arriva a quota terza statuetta dei Golden Globe per il miglior film drammatico nel film The Wife – Vivere nell’ombra in cui interpreta una donna che per quarant’anni ha sacrificato il proprio talento e i propri sogni, lasciando che il marito, l’affascinante e carismatico Joe (Jonathan Pryce), si impadronisse della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore, alla sfavillante e gloriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti finché alla vigilia del premio Nobel conferito a Joe per la sua apprezzata produzione letteraria tutto questo diventa per lei insopportabile. La presentatrice della serata Sandra Oh che ha portato a casa anche una statuetta per il suo ruolo in Killing Eve, mentre Patricia Clarkson ha vinto come migliore attrice non protagonista per una serie tv in Sharp Objects. Darren Criss ha vinto per il suo ruolo in The Assassination of Gianni Versace – The American Horror Story che ha dedicato il premio alla mamma che ha voluto ringraziare: “Sono figlio di un’immigrata filippina, a te devo la maggior parte delle cose belle che mi sono capitate”. La serie ha vinto anche come miglior serie drammatica, il regista ha ricordato che Gianni Versace ha avuto il coraggio del “coming out” prima di tanti altri, “è stato ucciso vent’anni fa. La nostra serie parla di una parte di storia e quella storia può continuare”. Il miglior film non in lingua inglese è Roma di Alfonso Cuarón.