Limbadi. Aperta la IX edizione del Mese del fanciullo
I bambini conoscono la cura per guarire il mondo dalle ingiustizie e dalle malattie. Questo importante e significativo messaggio, scaturito dalla proiezione del video “La cura” (realizzato dai bambini di una scuola primaria del beneventano, Montefalcone di Val Fortore, ispirato alla canzone di Franco Battiato) ha aperto la IX edizione del Mese del fanciullo. Durante l’incontro è emerso il fondamentale messaggio cristiano che pone al centro i più piccoli, e la bellezza di riscoprire il valore del dono per condividere il disagio e la debolezza, come esperienze di crescita collettiva e in cui anche gli adulti si scoprono bambini. “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo eretto una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”. Nei suoi “Pensieri” Einstein ha intuito questo “dono” tra le sue straordinarie riflessioni. Il dono diventa la chiave per dare risposte in questo frangente storico di profonda crisi, in grado di far risvegliare la coscienza etica e spirituale che, nell’attuale mondo social, si sta assopendo se non anestetizzando. Come emerge dalle diverse analisi e dai comportamenti che sono sotto gli occhi, la rivoluzione tecnologica porta le nuove generazioni a non sperimentare l’esperienza ludica dell’età infantile in un rapporto armonico e creativo con i propri compagni e con la natura, come mistero e scoperta. Illuminanti, in merito, le parole del premio Nobel per la letteratura (2010) Mario Vargas Lliosa in “Elogio della lettura e della finzione”, che richiamano il pensiero di Einstein: “Per non regredire verso la barbarie dell’incomunicabilità e affinché la vita non si riduca al pragmatismo degli specialisti che vedono sì le cose in profondità ma che allo stesso tempo ignorano ciò che sta loro intorno, ciò che sta prima e ciò che sta dopo. Per non diventare servi e schiavi delle macchine che noi stessi abbiamo inventato. E perché un mondo senza letteratura si trasformerebbe in un mondo senza desideri né ideali né disobbedienza, un mondo di automi privati di ciò che rende umano un essere umano: la capacità di uscire da se stessi e trasformarsi in altro, in altri, modellati dall’argilla dei nostri sogni”. Per cui è necessario riscoprire l’età della fanciullezza come momento di spensieratezza, di creatività, di fantasia, di sogno per poter attingere il dono dell’intuizione. Il filosofo presocratico Eraclito, autore del “panta rei”(tutto scorre), in uno dei suoi frammenti coniuga il tempo e l’età dell’infanzia: “Il tempo è un bambino che gioca, che muove le pedine; di un bambino è il regno”. Anche la scrittrice Elsa Morante aveva immaginato poeticamente che il mondo potesse essere salvato dai ragazzini (1968). Ma il contesto socio-culturale, politico e antropologico in cui si trovano a vivere i più piccoli, presagisce ad un mondo in cui queste facoltà e questi diritti sono apertamente messi in pericolo, e in molte parti del mondo negati e violati sistematicamente. Sulla tutela dei diritti dei bambini e sulla fondamentale importanza di guardare il mondo con i loro occhi, per poter immaginare un futuro in armonia con un ambiente sociale e naturale non inquinato, dove possa esprimersi compiutamente la crescita umana, culturale e spirituale, un costante impegno è stato profuso in questi anni dall’associazione culturale Alighistos, in stretta collaborazione con il parroco don Francesco Pontoriero e con tutta la comunità della piccola frazione di San Nicola de Legistis. Questa attenzione e responsabilità etica, con momenti di riflessione, di attività ludiche, di concerti con dei cori di voci bianche, associata alla sensibilizzazione sui fondamentali diritti dei minori, richiamati nello specifico dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (1989), si sono tradotti nell’arco di un decennio nell’istituzione del “Mese del fanciullo” con la designazione di San Nicola de Legistis (Comune di Limbadi) come “Paese del Fanciullo”. Nell’incontro che ha aperto la IX edizione del Mese del Fanciullo (8 dicembre, ore 19), è emersa l’importanza del dono come linguaggio per vivere le esperienze, ma anche la centralità dei bambini per coniugare presente e futuro. A creare questo ponte e questa corrispondenza, la proiezione del video “La cura”, realizzato dagli allievi della scuola Primaria di Montefalcone del Val Fortore (Benevento) sulle note e sui versi dell’omonima canzone di Franco Battiato. L’intensa evocazione creata dalle immagini, dalle parole e dalla musica, hanno creato un particolare alfabeto emotivo e ispirato gli interventi. La visione del video inoltre è stata contrassegnata dalle spiegazioni che hanno dato gli stessi allievi della primaria alle immagini, lette da alcuni bambini. Sono venuti fuori dei messaggi fondamentali che raccontano la profondità dei sentimenti che i più piccoli riescono ad esprimere ed intuire. Sorprende la loro consapevolezza “nell’età dell’incoscienza”, di fronte al mondo dominato dagli adulti che non li ascolta, che nega loro il fondamentale diritto a poter vivere in modo armonioso la loro infanzia. Il loro avvenire è messo in pericolo dall’irresponsabilità dei “grandi” che agiscono e fanno delle scelte che pregiudicano la vita delle nuove generazioni e dei più deboli. Abbiamo, da una parte, la coscienza dell’innocenza, la chiara visione di ciò che accade, e l’accorato – se non disperato – appello a pensare al bene collettivo, alla tutela dell’ambiente e della salute; dall’altra la cecità e la follia di chi ha in mano il potere che va contro il bene dei loro stessi figli e di tutto il resto del mondo. Le ingiustizie sociali, le violenze, l’inquinamento del cibo e dell’ambiente, le discriminazioni, l’odio, l’indifferenza, la povertà, le guerre: fenomeni, questi, che negano la vita e i diritti dei bambini. Ai rappresentanti dei poteri economici, politici, sia quelli alla luce del sole che quelli occulti, alle lobby, alle multinazionali, alla stessa criminalità che si insinua nelle istituzioni e nella società, non interessano la cura dell’ambiente e delle creature innocenti: il loro malefico scopo è il profitto, il denaro, il controllo delle coscienze e dei comportamenti sociali. Se il mondo lo si osserva con gli occhi dei bambini si scorge l’immondizia che sommerge la civiltà dei consumi. E l’aspetto paradossale, inquietante, è che questa enorme massa di spazzatura viene venerata, esaltata, servita, celebrata nel nome del Pil, della supremazia del mercato, invece di lavorare per un “Prodotto interno ecologico”. Risuonano ancora le accorate e disperate parole di Severn Suzuki, una bambina di 12 anni, alla prima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Rio del 1992, con l’esortazione ai potenti della terra a prendere consapevolezza di ciò che accade: “Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi”.Poi, l’esortazione finale: “Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole”. Da allora (sono passati 26 anni), quell’allarme e quella forte denuncia sono rimasti inascoltati. Vi è in atto una continua emergenza sui diversi fronti, umanitari, ambientali, sociali; ma chi ha la responsabilità e il compito di prendere dei provvedimenti per curare la malattia, invece avvelena ancor più sia il corpo sociale che quello di Madre Terra. La fotografia dell’ultimo rapporto Censis in Italia testimonia un declino delle relazioni verso la disumanizzazione. Emerge che gli italiani sono preda del “sovranismo psichico” che li ha portati ad essere incattiviti, rancorosi, avvelenati dalla paure nei confrontidel diverso che, come si legge nel report, “assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria, dopo e oltre il rancore, diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata”. La tecnica della costruzione del capro espiatorio è l’arma agitata da parte degli attuali responsabili governativi per distrarre l’attenzione dalle reali cause dei problemi e oscurare le coscienze attraverso il fumo tossico dei social. In questo clima, si sottolinea ancora nel rapporto del Censis, si alimenta “un cattivismo diffuso che erige muri invisibili ma spessi”. Per tutti questi motivi è dirimente rovesciare le prospettive e i paradigmi con cui si costruiscono i modelli semantici e concettuali che orientano i comportamenti. Ciò è possibile se si assume un punto di vista diverso che svela le menzogne e gli inganni a partire dalle mistificazioni attraverso la manipolazione delle parole. Guardare con gli occhi dei bambini significa in primo luogo smontare l’attuale sistema mediatico, produttivo ed economico-finanziario. La responsabilità delle ingiustizie, dei disagi, delle emarginazioni, dell’esclusione di una moltitudine di famiglie e di tanti bambini – anche nei paesi occidentali – è senz’altro da imputare ai meccanismi perversi del neoliberismo, che considera gli esseri umani alla stregua della merce, strumento per fare profitto, e non certo come fine. In queste condizioni di disumanità, una moltitudine di esseri umani sono costretti a lasciare i paesi di origine, anche a causa dei cambiamenti climatici, e vanno ad ingrossare il fiume di migranti (224 milioni, il 41% in più rispetto al 2000, secondo l’ultimo rapporto della International Organization for Migration del 2015). E in questa fiumana ci sono interi popoli vittime di guerre, di carestie, di sfruttamento bestiale, delle nuove forme di schiavitù. Il “Mese del fanciullo”si ispira alla figura di San Nicola, protettore dei bambini, e al messaggio evangelico in cui il bambino assume un valore sacro ed escatologico. Sono diversi i passaggi nei vangeli in cui Gesù si sofferma sul rispetto nei confronti dei più piccoli. Altro importante punto di riferimento, la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; ma anche la Costituzione italiana e la Dichiarazione universale dei diritti umani approvata nel 1948, la cui ricorrenza, come ogni anno, è il 10 dicembre. Tra i trenta articoli della dichiarazione, si cita per tutti il primo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” Ma ancora siamo molto lontani dal realizzare questo sogno. Dall’ultimo rapporto di Save the Children sulla povertà emerge che oggi, in Italia, oltre 1 milione di minori – il 10% del totale – vive in condizioni di povertà assoluta. Sono bambini in difficili condizioni economiche, a volte senza il necessario per vivere e senza servizi adeguati. Ma c’è anche un’altra povertà, ugualmente grave e drammatica: la povertà educativa, più nascosta e meno evidente, che agisce nel buio e che priva i bambini dell’opportunità di costruirsi un futuro. O anche solo di sognarlo. E in un devastante circolo vizioso alimenta la povertà economica di domani. Questo lo scenario che vive il nostro Paese. Questa la premessa che ha dato vita all’incontro di apertura della IX edizione del Mese del Fanciullo, in cui sono previste diverse iniziative grazie alla collaborazione tra l’associazione Alighistos, la Parrocchia di San Nicola, il Comitato delle donne che organizza le festa nella comunità, e la partecipazione dell’Accademia musicale “Amadeus di Palmi”, della Delegazione Vibonese di Italia Nostra e dell’associazione culturale “Zaleuco”. Durante la tavola rotonda sono intervenuti Maria Pia Scafuro (coordinatrice regionale dell’Associazione italiana Dislessia), don Giuseppe Fiorillo (per diversi anni referente Libera Vibo), Michele Napolitano (presidente dell’associazione “La Goccia”) e Bruno Cutrì (esperto in tecnologie e comunicazioni informatiche). Ad introdurre don Francesco Pontoriero (Parrocchia San Nicola) che ha fatto riferimento al clima di intolleranza che spira nel mondo e in Europa. In merito ha citato, come esempio emblematico, la “crociata” contro i simboli della cristianità a partire dal presepe. Ha ricordato che San Francesco di Assisi con il presepe ha voluto esprimere l’amore verso tutti i bambini in una visione democratica, perché da Gesù bambino non si recano i ricchi, ma i pastori, i contadini, le persone più povere. I diritti dei bambini si dispiegano nei diversi contesti, come per i dislessici che un tempo non venivano riconosciuti e quindi erano stigmatizzati. Lo ha spiegato Maria Pia Scafuro che da tanti anni si occupa di dislessia sia nella scuola come docente, che nell’Associazione italiana Dislessia (presidente della sezione di Vibo per diversi anni e adesso coordinatrice regionale). In primo luogo la docente ha citato un verso della canzone di Battiato, che ha ispirato il video: “Proteggere dai turbamenti, dalle ingiustizie e dai fallimenti”. Si tratta di un messaggio che richiama la sua esperienza, ha osservato, sia nella scuola che nella società. Poi ha sottolineato la coincidenza tra la nascita dell’iniziativa sui diritti dei bambini da parte dell’associazione Alighistos e la costituzione a Vibo Valentia della sezione dell’Aid, “per andare in aiuto ai bambini che hanno delle difficoltà di apprendimento e quindi si tratta di condividere delle difficoltà insieme agli altri”. Per questo la Scafuro, che ha raccontato la scoperta della dislessia, in un libro, “A testa alta”, ha concluso affermando che “La dislessia è un dono, perché se sono qui a raccontare le difficoltà della mia famiglia,è grazie a questo dono”. La centralità che i bambini hanno assunto nel messaggio cristiano ha caratterizzato l’intervento di don Giuseppe Fiorillo. Prima di Gesù il bambino era considerato come un oggetto, senza alcuna dignità umana. E per capire l’importanza storico-sociale e spirituale, del messaggio di Gesù, il sacerdote ha ricordato la dea Levana, che nella mitologia della Roma arcaica e antica era la dea protettrice dei neonati riconosciuti dal padre. Trae il suo nome dal verbo latino levare, sollevare, tenere in alto. Il riconoscimento veniva effettuato con una pratica tradizionale, spettante al pater familias o al padre, quando il neonato gli veniva presentato per la prima volta. La levatrice distendeva il piccolo davanti ai piedi del padre, che raccoglieva il neonato e lo sollevava in alto pronunciando parole augurali e di accettazione. Il mancato compimento di un tale atto valeva come un disconoscimento della paternità. Per questo motivo, ha sottolineato don Fiorillo, “il gesto di Gesù che mette al centro il bambino indicando il senso e il significato del suo regno, ha avuto un’importanza rivoluzionaria”. Ma il Cristianesimo – ha inoltre sottolineato – dice anche che “dobbiamo rispettare i ritmi dei bambini e che non devono essere una bella copia dei genitori o un alter ego”. Poi facendo riferimento al titolo del video, ha rammentato che la parrocchia veniva anche chiamata “cura”: “Mi piace questo termine cura” ha commentato. Infine il sacerdote si è soffermato sulla figura di San Nicola come protettore dei bambini, richiamando i miracoli che ha compiuto e la tradizione dei doni legati a questo santo, che nei paesi nordici diventa Santa Claus. Ma, ha rilevato ancora, se “San Nicola non ha viaggiato da vivo lo ha fatto da morto, da oriente in occidente”. In merito ha citato l’episodio del trafugamento dei suoi resti da parte dei marinai di Bari (1087) che erano andati in Turchia,e si sono recati a Mira dove era sepolto il Santo. Un itinerario che ha ripercorso in un suo recente viaggio nella città natale Patara (260) e poi Mira dove è stato proclamato vescovo fino alla sua morte (335); poi il concilio di Nicea nel 1325, in cui San Nicola si batte per Cristo vero Dio e vero Uomo, contro le teorie di Ario. Ha terminato l’intervento richiamando il grande muro, circa 500 km, che con i nostri soldi, stanziati dalla Unione Europea, la Turchia ha costruito per bloccare i migranti. Non bisogna concepire il bambino solo per l’età anagrafica, ma come essere umano che ha bisogno di attenzione. Lo ha spiegato il presidente della “Goccia” Michele Napolitano, che ha messo in relazione il vivere delle difficoltà con l’essere bambini, raccontando l’esperienza del recupero di persone che hanno delle disabilità che si sta portando avanti all’interno della fattoria didattica “Junceum” collegata all’associazione. Napolitano ha osservato che viviamo nella quotidianità il fatto di essere bambini. Quando la persona vive un disagio, diventa molto debole. “Questa società guarda al soggetto che vive una debolezza con marginalità, con disattenzione, perché è un soggetto che crea problemi, che sottrae risorse, non vincente. Invece – ha sottolineato Napolitano – la persona debole è come un bambino a cui tutti dovremmo tendere la mano”. Poi, rivolgendosi ai bambini presenti, ha spiegato: “Voi siete più sensibili di noi grandi, perché quando vediamo una persona che ha delle difficoltà, non avete pregiudizi, non lo mettete da parte come invece fanno gli adulti. Noi, in fattoria, diamo la possibilità a queste persone che non sono bambini, che la comunità ha sempre penalizzato, di poterli far esprimere. Oggi sono come dei bambini che hanno bisogno di attenzione. La loro disabilità gli ha creato un concetto di debolezza che oggi rappresenta un limite”. Inoltre Napolitano ha fatto riferimento ai minori con problemi di giustizia che fanno l’esperienza del recupero sociale in fattoria. “Quando vengono in campagna sono come dei bambini. Hanno commesso dei reati ed è saltato il passaggio dell’esperienza di vivere la loro fanciullezza in modo positivo, armonico, con normalità. Sono ragazzi che hanno disagi enormi che partono dalla famiglia. Noi li accogliamo per una questione di umanità. Si sono ritrovati in galera senza capire il perché. “Chi è il bambino?” si è chiesto Napolitano al termine del suo intervento: “Il soggetto che non ha vissuto la fase più importante della sua vita o la persona anziana che è messa da parte, debolissima? La maggior parte delle persone che hanno difficoltà sono come bambini”, ha ribadito il presidente della Goccia: “Ecco perché la nostra esperienza è importante, perché a contatto con gli animali ritornano a vivere l’esperienza dei bambini. Ha fatto l’esempio di un ragazzo migrante, scappato dal suo paese di origine e che ha viaggiato per due anni, dai 14 ai 16 anni, di nome Idris, che è stato ospitato dall’associazione. “Non sorrideva mai, ma quando arrivavano i bambini andava a giocare con loro. Poi dopo si ritirava in disparte. Lui non aveva vissuto l’infanzia. Sulla schiena portava i segni della sua storia, delle frustate. Si vergognava di quei segni, ma giocava con semplicità incredibile”. A conclusione dell’incontro l’intervento di Bruno Cutrì (ingegnere informatico) il quale ha cercato di interpretare le emozioni trasmesse dalla visione del video. In prima istanza ha spiegato che l’uso di strumenti prodotti da questa civiltà, permette ci mettere recuperare storie antiche, “perché all’interno di questi dispositivi non c’è soltanto il silicio ma c’è anche l’intelligenza umana, trasmessa non con la memoria magnetica, ma con la memoria orale” con l’intenzione di trasferirla alle generazioni future affinché sopravvivesse in condizioni migliori. Ritornando al video La cura, Cutrì ha confessato la sua emozione. E ha riflettuto su come le esperienze passate siano confluite in quelle nuove, attraverso l’uso di internet. “Ma i contenuti espressi nel video sono parte della eredità culturale, ha osservato Cutrì, come l’immagine di Pinocchio, scritto da Collodi e poi stampato da una editore”. Dentro è presente l’evoluzione degli strumenti comunicativi: “Con il passare del tempo, attraverso le nuove tecnologie, c’è stata una facilitazione dell’uso di questi strumenti” mentre “nelle epoche passate si trasmetteva oralmente” finché non sono stati adoperati i primi supporti per scrivere, che porta alla rivoluzione della stampa con Gutemberg; e infine la fase che stiamo vivendo con la rivoluzione informatica e digitale. Il segreto – ha affermato Cutrì terminando il suo intervento – è nella “capacità di usare questi strumenti in modo creativo, per dare risposte all’umanità non solo nel presente, ma anche nel futuro, altrimenti la tecnologia non servirà né oggi né dopo”. Tra i presenti si rileva la presenza del presidente dell’Accademia musicale Amadeus Domenico Putrino che ha organizzato, insieme all’associazione Alighistos, diverse edizioni del progetto “Gli apostoli dei Fanciulli” a Palmi, iniziativa legata al Mese dei Fanciulli.