Addio al Reddito di cittadinanza, sarà un Rei potenziato

I grillini alla fine sono stati smascherati. Solo promesse elettorale. Peccato davvero per quelle persone che si sono illuse di percepire 780 euro senza fare nulla. Il reddito di cittadinanza per persona è morto e sepolto. Sempre che si trovino i soldi, infatti, si sarebbe scesi ora a 500 a famiglia. Sarebbe questa la proposta fatta dal ministero del Lavoro a quello dell’Economia, in questi giorni di trattativa tra l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte e la Ue. I 500 euro sono riferibili a una platea di all’incirca 1,7 milioni. Inizialmente la promessa elettorale riguardava 6,5 milioni di poveri calcolati in Italia. Sarà quindi un Rei potenziato, il reddito d’inclusione introdotto dal Governo Gentiloni. Questo strumento ha interessato 379 mila famiglie povere. L’importo mensile medio è di 305 euro. La differenza tra reddito di cittadinanza e Rei è minima. Varierebbe anche la platea di persone che potrebbe usufruire della nuova forma di contrasto alla povertà. Il Rei è percepibile per nuclei familiari con un Isee che non superi i 6 mila euro. Dalle dichiarazioni Isee del 2017 pubblicate dall’Inps, emerge che a totalizzare un Isee pari a zero sono in 580 mila, seguono circa un milione di nuclei familiari tra zero e 3 mila euro; circa 650 mila tra i 3 mila e i 7.500 euro. Ma la patata bollente spetta alla Ragioneria generale dello Stato. Al momento il fondo ipotetico è di 7,1 miliardi per il 2019 per il reddito di cittadinanza, di 900 milioni per le pensioni di cittadinanza e di un miliardo per la riforma dei centri pubblici per l’impiego. La trattativa con Bruxelles toccherà certamente il reddito di cittadinanza. Quindi le disponibilità potrebbero contrarsi e anche la soglia del reddito stesso. Nella proposta attuale sono state previste limitazioni sull’accesso, che comprendono tra l’altro Isee a 9.360 euro annui, capitale immobiliare fino a 30 mila euro oltre alla prima casa, patrimonio mobiliare entro i 10 mila euro per famiglie con più figli. Considerando l’ipotetica partenza degli assegni l’1 aprile, il costo totale si aggirerebbe sui 7 miliardi.