Palermo. Folla alla messa del Papa per commemorare don Pino Puglisi

Papa Francesco è tornato in Sicilia, a distanza di 5 anni dal suo primo viaggio pastorale a Lampedusa. Ad accoglierlo a Palermo c’erano migliaia di fedeli. Il Pontefice ha celebrato la messa in ricordo del beato don Pino Puglisi. Il parroco del quartiere Brancaccio è stato ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993. Prima il Papa si era recato a Piazza Armerina (Enna) e aveva invitato alla “convivenza giusta, piacevole e amabile” e a combattere le “piaghe” come “disoccupazione, usura e dipendenze”. “Ai mafiosi dico: cambiate fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte” ha affermato Francesco nell’omelia della messa a Palermo per commemorare don Pino Puglisi. “Se la minaccia mafiosa è: Tu me la pagherai, la preghiera cristiana è: Signore, aiutami ad amare“. Francesco ha ricordato che “non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere”. “Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo. Questo è l’unico populismo possibile, l’unico ‘populismo cristiano’: sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese”, ha sottolineato durante la messa al Foro Italico davanti a 80 mila fedeli. “Oggi siamo chiamati a scegliere da che parte stare: vivere per sé o donare la vita. Solo dando la vita si sconfigge il male. Don Pino lo insegna: non viveva per farsi vedere, non viveva di appelli anti-mafia, e nemmeno si accontentava di non far nulla di male, ma seminava il bene, tanto bene. La sua sembrava una logica perdente, mentre pareva vincente la logica del portafoglio. Ma padre Pino aveva ragione: la logica del dio-denaro è perdente. Guardiamoci dentro”.