Anche per l’Italia di Salvini possibile lo stesso trattamento di Orban

“Non è realistica” l’ipotesi dell’apertura di una procedura d’infrazione sullo stato di diritto (art. 7) per l’Italia, come avvenuto per l’Ungheria di Orban”. Ad affermarlo il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas a chi chiede un commento su quanto affermato da Mara Bizzotto, capo delegazione della Lega al Pe, secondo la quale “dopo Polonia e Ungheria i burocrati Ue e la sinistra filo immigrati si scateneranno contro l’Italia”. “No. L’articolo 7 per l’Italia non è realistico”, afferma Schinas. Intanto la Polonia ha dichiarato che porrà il veto a eventuali sanzioni dell’Unione europea nei confronti dell’Ungheria. L’annuncio arriva all’indomani del voto avvenuto all’Europarlamento in favore della procedura contro Budapest a causa di “minaccia sistemica” ai valori fondanti dell’Ue. Si tratta del passo iniziale per l’attivazione dell’articolo 7 del trattato, noto anche come “opzione nucleare”, che toglierebbe il diritto di voto a Budapest. Orban dal canto suo ha annunciato di preparare un ricorso alla giustizia europea, contro il voto del parlamento Ue sulle sanzioni e ha affermato che una decisione concreta a riguardo sarà presa lunedì prossimo. “La valutazione del governo ungherese sul voto del Parlamento europeo sullo stato di diritto in Ungheria è che l’assemblea non ha approvato il rapporto Sargentini, perché non c’era la maggioranza necessaria, cioè due terzi”, ha affermato il vice premier Gergely Gulyas. La Polonia, che sta a sua volta affrontando una procedura con Articolo 7, ha previsto l’uso del veto per voce del ministro degli Esteri, Jacek Czaputowicz. “Se la discussione emerge in Consiglio, saremo contrari. Porremo il veto alla decisione, se si tratta di sanzioni”, ha detto a Vilnius. “Penso che l’Ue stia tentando di esercitare pressione sui Paesi della nostra regione e dobbiamo dimostrare solidarietà in questo caso”, ha detto ancora, in conferenza stampa con la controparte lituana, Linas Linkevicius. Questi ha detto che il suo Paese “resta fermo a favore del dialogo e contro gli ultimatum”, ma non ha dichiarato che cosa il suo Paese farà nell’ipotesi di sanzioni a Budapest. “Quel che accadrà in futuro, lo discuteremo in futuro”, ha dichiarato. Lo scorso anno la Commissione europea aveva agito sulla base dello stesso Articolo 7 nei confronti della Polonia, per minacce all’indipendenza della magistratura.