Verso il trionfo di Jimmie Akesson il Matteo Salvini svedese

Via Bellerio guarda a Stoccolma e a Jimmie Akesson, il Matteo Salvini svedese. Il leader dell’ultradestra in Svezia, anti Ue e anti migranti, domani potrebbe essere il capo della seconda formazione della Svezia. Figlio d’un manager e di un’assistente sociale, professione web designer. Ha anche la compagna Louise Erixon, attivissima nel partito. A 39 anni è uno dei possibili alleati naturali della Lega in Europa, Per la quarta volta partecipa alle elezioni politiche. La sua militanza in Sverigedemokraterna (Sd), Svezia democratica è iniziata nel 1995, 7 anni dopo la nascita del partito sulle ceneri di vecchie formazioni neonaziste. Quando ha preso il potere nel partito, nel 2005, lo ha reso presentabile. Lo ha privato dei razzisti più estremi, compresa la suocera, ha cambiato il simbolo della formazione. E’ passato da una torcia simile a quella del National Front britannico ad un più rassicurante fiore, un’anemone gialla e blu richiamante i colori della bandiera svedese. Il leghista di Stoccolma ha schiacciato i socialdemocratici del premier uscente Stefan Lofven. E’ entrato in Parlamento, nel 2010, con il 5,7% dei consensi. Poi è cresciuto puntando su battaglie mirate, su un’agenda politica conservatrice e critica della guida dell’establishment tradizionale. I sondaggi lo fanno balzare dall’attuale 13% al massimo storico del 18-20, “ma possiamo diventare il primo partito”. Invece i socialdemocratici precipitano dal 40 al 25, pronti al peggior crollo di sempre. Il Paese nel 2014-2015 ha aperto a 250 mila migranti e toccato il record mondiale dell’accoglienza. Il sovranista cavalca le paure delle gang magrebine di periferia, propaganda il numero quintuplicato di stupri. Promette una sua Swexit dall’Ue. “O il nostro vero welfare che si occupi degli svedesi, o la politica dell’asilo per tutti” argomenta. Salvini recita prima gli italiani, Akesson prima gli svedesi. Akesson ha ricevuto il sostegno ufficiale del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. “Caro Jimmie, dopo il voto spero d’incontrarti in una nuova, prestigiosa veste istituzionale”. Bruxelles trema. La schiacciante vittoria dei populisti di Jimmie Akesson rischia di scompaginare gli equilibri nel Vecchio Continente, creando un terremoto politico europeo che da Stoccolma arriverebbe fino al Mediterraneo, passando per Praga e Budapest.