Al Museo di Roma in Trastevere in corso Fotoleggendo 2018

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Inaugura oggi, venerdì 22 giugno, la mostra di Sylvia Plachy che si tiene al Museo di Roma in Trastevere dal 23 giugno al 2 settembre. Nella mostra, curata da Gabriella Csizek, alcuni ritratti del premio Oscar Adrien Brody, figlio della fotografa. La mostra fa parte di Fotoleggendo, il festival di fotografia giunto alla XIV edizione. “When will it be tomorrow?” (Quando sarà domani?) era quello che chiedevo ogni notte, prima che mia madre mi baciasse e spegnesse la luce. Non c’era risposta – solo una bambina, una brezza che passava attraverso una finestra aperta e il cielo celeste”. Evocando le parole dell’artista, la mostra Sylvia Plachy. When will it be tomorrow presenta sessant’anni di lavoro della fotografa, dal 1958 al 2018. Comunicando i vari livelli d’emozione che accompagnano l’inevitabilità dell’attesa con compassione e senso dell’umorismo, Sylvia conduce lo spettatore in un viaggio attraverso la sua capacità unica di creare immagini in cui percepisce ciò che sta accadendo e attraverso il suo obiettivo disegna un mondo su carta che prende vita e racconta storie senza parole. La maniera di fotografare di Sylvia può essere letta come una ribellione contro la tirannia della progressione del tempo. È una lotta eroica per riconquistare l’incanto di un’esperienza diretta, non mediata, che nasce dal legame diretto tra la fotografa e ciò che vede. Nei suoi lavori migliori, non c’è sguardo, non c’è posa, non c’è composizione premeditata: il soggetto non si accorge dello scatto e, come spesso accade nella grande pittura, lo scatto non è la registrazione del visibile e neanche l’esperienza dell’autrice, ma piuttosto la magica connessione tra la fotografa e il suo oggetto. Sono incontri non programmati in cui la verità viene visceralmente percepita prima ancora che se ne scorga il significato. Infatti, è quel momento, prima della nascita del suo significato, prima dell’arrivo al suo posto stabilito nella nostra coscienza, che posiziona queste immagini al di fuori del tempo. Queste fotografie, che trasudano calore, immediatezza e fascino, sono di fatto profondamente sovversive della razionalità strumentale del nostro tempo. Parlano di amore profondo e incondizionato. André Kertész, amico e mentore di Sylvia fin dagli anni del college, riguardo alle sue fotografie ha detto: “Non ho mai visto il momento percepito e intrappolato nella pellicola con maggiore intimità e umanità”. La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è prodotta da Robert Capa Contemporary Photography Center, Budapest, Ungheria, con il supporto dell’Accademia d’Ungheria in Roma. A cura di Gabriella Csizek. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.