Limbadi alla riscoperta della civiltà magnogreca

Gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Limbadi hanno realizzato un importante progetto, con al centro la riscoperta della civiltà magnogreca. Un percorso voluto dalla dirigente Marisa Piro che guida l’Istituto omnicomprensivo “Bruno Vinci” con sede a Nicotera, a cui alunni e insegnanti hanno lavorato l’intero hanno scolastico. La mostra, realizzata nell’ultimo giorno di scuola e aperta al pubblico, è stata vissuta con entusiasmo dai tanti visitatori. Un viaggio e un’avventura, una scoperta e una riscoperta. Ritornare alle radici della civiltà magnogreca per gli allievi della scuola secondaria di primo grado di Limbadi (ex scuola media), è stata una esperienza che segnerà anche il loro viaggio. Dentro questa memoria hanno tratto radici e linfa le civiltà mediterranee che sono giunte fino a noi, con le testimonianze che si trovano nei musei e nei diversi siti archeologici, ma soprattutto con la grande tradizione, sia scritta che orale, con le impronte che hanno tracciato il grande viaggio del pensiero e della cultura. mostra Limbadi Ed è con questa fondamentale eredità che gli allievi hanno voluto cimentarsi con una mostra che si è svolta nei locali dell’Istituto (sabato 9 giugno). Un progetto senza precedenti, che ha coinvolto alunni e insegnanti per l’intero arco dell’anno scolastico, attraverso l’arte, la filosofia, la medicina, ma anche la quotidianità, a partire dal cibo e dall’abbigliamento. Uno sguardo verso questo lontano passato per riconoscere le proprie radici, la propria storia, per leggere e comprendere i diversi passaggi che hanno caratterizzato la storia dell’umanità, per interpretare il mondo disseminato di segni e disegni, a volte nascosti, per restituire la dimensione storica del presente, come riflesso di una consapevolezza e coscienza che va ricercata vivendo un’esperienza concreta, vitale, a contatto con gli altri, il mondo, la natura, per stabilire un confronto con la diversità e le differenze. Il rischio più grave che si sta profilando per le nuove generazioni, come nativi digitali, nell’era dei social e della post verità, è che il loro tempo e le loro energie creative, vengano risucchiati dentro le spire di un vortice che cancella la profondità e l’altezza, che svuota la relazione umana e la rende sempre più narcotizzata e anestetizzata, sempre più omologata, uniforme. In questo modo i ragazzi sono privati della possibilità di misurarsi con lo sguardo, con le emozioni che sono dentro le parole, con un alfabeto estetico legato alla memoria, che rappresenta la facoltà in assoluto che permette all’uomo di riconoscersi come esseri pensanti e senzienti, perché mette insieme sentimenti, idee e pensieri e li trasfigura, crea una visione, una condivisione e una riflessione, che permettono a chiunque di comprendere il significato di una singola parola o di un testo, o provare emozione di fronte ad un’opera d’arte, un paesaggio o un proprio simile. Sono esperienze fondamentali per la crescita interiore, educativa, formativa, umana e spirituale. Oggi assistiamo ad una sorta di paralisi dello sguardo e della memoria, attraverso una forma perversa di nuova schiavitù mascherata e mistificata come conquista evolutiva, che invece rischia di bloccare sia il corpo che il pensiero e costringe gli occhi a rinchiudersi dentro un monitor, sia quello del computer che quello di uno smartphone. Anche osservando la semplice gestualità, emerge come la storia evolutiva dell’homo sapiens ritorni indietro, quando l’homo habilis si muoveva con gli occhi abbassati, senza contemplare l’orizzonte. Sta venendo meno la principale facoltà che ha permesso all’uomo di evolversi, cioè la libertà delle mani per poter manipolare e la forza creatrice e poetica dello sguardo che si proietta verso i diversi orizzonti. Questa esperienza ha ispirato i Sapiens nella creazione dei miti, della religione, della filosofia, dell’arte e ha dato gli strumenti culturali e spirituali per riflettere sui limiti e sulle potenzialità dell’uomo e agli scienziati di scoprire il mondo e di imparare a conoscerlo o a riconoscerlo attraverso la sperimentazione. mostra Limbadi Il progetto è stato fortemente voluto dalla dirigente dell’Istituto omnicomprensivo “Bruno Vinci” Marisa Piro, e ha impegnato tutte le scuole. Lo spirito dell’iniziativa si coglie nella finalità principale educativa e nel messaggio formativo: ricostruire un ambiente, un ethos, una sensibilità etica ed estetica, capace di trasmettere valori, ideali e sentimenti fondamentali per la crescita culturale e sociale, come la bellezza dell’arte e della conoscenza, in grado di restituire luce al futuro del territorio di Limbadi e di Nicotera (dove hanno sede il Liceo Classico e l’Istituto industriale). Più che la fine di un viaggio, questo percorso vuole trasmettere l’inizio di una nuova via, come quella che Dante ha identificato nel mito di Odisseo, nei versi “fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza”, trasfigurati nel XXVI canto dell’Inferno,archetipi ed emblemi del viaggio che dovrebbe compiere ogni creatura umana per uscire dalla barbarie, che purtroppo tuttora si manifesta, segnando in modo negativo l’immagine del territorio e il destino delle nuove generazioni. Infatti le famiglie e le comunità sono costrette a “sperimentare” esperienze di degrado, di abbandono, di violenza, di ingiustizia, che contrastano con i sentimenti e i rapporti che scaturiscono dalla vera cultura. La Scuola è rimasta da sola, ma rappresenta nel particolare frangente storico che stiamo vivendo, l’unica istituzione capace di restituire la dimensione della sacralità dell’essere umano attraverso la conoscenza e l’esercizio del pensiero critico. Solo che invece di potenziare gli strumenti educativi e formativi, la scuola è investita da processi imposti dal paradigma del mercato che la stanno ponendo sempre più ai margini. Le aggressioni sistematiche che hanno subito gli insegnanti e che continuano a subire,sono il segno preoccupante di questo profonda miopia se non cecità di cui è affetto questo modello che coinvolge la società e le famiglie, che sta producendo un senso di smarrimento e la paura generata da mancanza di fiducia, dalla solitudine, dall’individualismo narcisistico e dalla mutazione antropologica con l’ideologia dei consumi e del successo a tutti i costi, che porta gran parte della massa a non avere alcun rispetto verso gli altri, a non vivere la crescita attraverso l’umiltà e a non misurarsi con i propri limiti. La mostra, intitolata “In viaggio nella Magna Graecia”, testimonia questa volontà di restituire alla Scuola, in un territorio difficile e problematico come quello di Limbadi e di Nicotera, la centralità formativa e culturale che in ogni paese civile dovrebbe avere. Mettendo in scena alcuni aspetti che hanno caratterizzato la civiltà della Magna Grecia, anche attraverso l’ausilio delle tecnologie digitali, come il power point, si è creato l’incontro armonioso e collaborativo tra comunità scolastica e le famiglie. Sono stati gli stessi alunni a guidare i tanti visitatori: in particolare le classi prime si sono occupate del tema della alimentazione, le classi seconde delle attività sportive e agonistiche, le classi terze della figura femminile con riferimento ai gioielli e alle acconciature.