Roma. Il Capitale di Karl Marx in ventiquattro scene al Teatro Argentina

A duecento anni dalla nascita del filosofo Karl Marx, sul palcoscenico del Teatro Argentina, dal 14 al 16 giugno, va in scena Il Capitale di Karl Marx. E’ quasi un vangelo apocrifo, tratto dalla monumentale opera filosofica ed economica del grande pensatore di Treviri, il cui primo volume fu pubblicato 150 anni. Lo spettacolo, diretto e ideato da Marco Lucchesi, si presenta come un cenacolo interdisciplinare per 25 giovani artisti, frutto di oltre un anno di laboratori e letture, che intesse una drammaturgia dei concetti attraverso l’incarnazione attoriale di tesi e antitesi. Una lettura lucida e coerente della società, che va aldilà di qualsiasi confessione politica, e con rigore offre riflessioni sul lavoro, sul denaro, sull’economia, sulla ricchezza e sulle relazioni umane. La musica sostiene avvincenti dialoghi sul plusvalore e il profitto, in uno spettacolo che alterna l’opera alla prosa, il canto al poema, la canzone napoletana a Bob Dylan a Luis Bacalov con le note di Estaba la madre, opera intrisa del dolore della tragedia argentina, in grado di accogliere un nuovo testo di altri dolori e altre tragedie. La “bibbia marxiana” è simbolicamente interpretata da un’attrice, coadiuvata in scena da altri attori della Scuola di Perfezionamento del Teatro di Roma e da quindici cantanti del Conservatorio di Santa Cecilia. Il Capitale di Karl Marx – Quasi un vangelo apocrifo è una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, in collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia, l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, il Progetto Speciale MiBACT, il Liceo Artistico Via di Ripetta.