Palermo. Le mani del clan Noce sulla festa del sacro Cuore di Gesù

La mafia era riuscita a mettere le mani anche sulla festa religiosa rionale del Sacro Cuore di Gesù. Cosa Nostra la usava per raccogliere denaro da destinare agli uomini d’onore e ai familiari dei detenuti mafiosi.  E’ l’ultimo capitolo della gestione del racket, tra sacro e profano, emerso dall’inchiesta della Dda di Palermo. L’operazione è culminata nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 11 tra boss, gregari ed estortori del clan Noce di Palermo. Nella notte è scattato un blitz nel cuore di Palermo. Le indagini coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Salvatore De Luca delineano una Cosa nostra che si è riorganizzata sul territorio grazie al contributo degli scarcerati. Sono 130 i mafiosi palermitani che hanno finito di scontare il loro debito con la giustizia. Quasi la metà sono considerati “nuovamente operativi”. Una decina sono tornati ad avere ruoli di vertice all’interno delle famiglie. La famiglia della Noce ha avuto da sempre un posto di riguardo nella geografia del potere mafioso. Più di recente, in piazza Noce, si vedeva spesso il nipote del superlatitante di Cosa nostra siciliana, Matteo Messina Denaro. Francesco Guttadauro gestiva lucrosi affari attorno ad alcuni portali di scommesse illegali con sede a Malta. L’inchiesta dei pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annmaria Picozzi prosegue per scoprire i segreti finanziari dei boss. Anche la festa della chiesa, imposta al parroco, serviva per fare cassa. I proventi degli stand sistemati nel quartiere sono andati tutti al clan. Lo dice l’inchiesta della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti. Ai commercianti fu pagata solo la giornata di lavoro. Il parroco non disse una sola parola, si limitò a chiudere la chiesa mentre i mafiosi festeggiavano il Sacro cuore di Gesù. Non una parola al vescovo, non una parola al commissariato di polizia che si trova a cento metri dalla chiesa. Il parroco rimase in silenzio, pare impaurito. Per la nuova Cosa nostra, una dimostrazione di grande forza nel cuore di Palermo. Alla Noce, solo un commerciante provò a dire no al ricatto del pizzo, e gli fu incendiata la casa. Qualche tempo dopo, poi, il sacerdote è stato convocato alla squadra mobile, e davanti alle contestazioni dei poliziotti ha ammesso le pressioni dei boss.