Giorgetti premier, Bongiorno alla Giustizia, Salvini all’Interno e Di Maio agli Esteri

Si farà il Governo gialloverde? Sono ore decisive. Entro domani dovrebbe arrivare la lista al Quirinale. Diversamente scatterà il governo neutrale. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si vedranno oggi per definire la squadra. Il primo dovrebbe andare all’Interno, il secondo agli Esteri. Il nodo principale riguarda il premier. Fosse un tecnico potrebbe essere Enrico Giovannini, ex presidente Istat. I grillini dovrebbero però optare per una soluzione politica con il leghista Giancarlo Giorgetti anche se si fa anche il nome di Gian Marco Centinaio. Il M5s potrebbe però spaccare il tavolo proponendo Roberto Fico. Altro nodo riguarda il toto-ministri. Per Corriere della Sera avanti ci sono gli economisti leghisti Alberto Bagnai (all’Istruzione) e Armando Siri (allo Sviluppo) che contende il posto a Riccardo Fraccaro (allo Sviluppo). La casella più importante è la Giustizia. I pentastellati vorrebbero Paola Giannetakis e Alfonso Bonafede ma il nome proposto dai leghisti è Giulia Bongiorno. E’ gradita anche a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni. Addirittura potrebbe essere lei la sorpresa come premier, “un buon modo per garantirsi la pace sociale in Parlamento” scrive Libero Quotidiano.

La mossa di Silvio Berlusconi

L’astensione benevola è stata la mossa del leader di Forza Italia. “Mandiamolo in rete subito – è stato il consiglio raccolto da Silvio Berlusconi, secondo il retroscena di Repubblica – . Agita le acque dei grillini, li manda in cortocircuito. E se l’accordo salta noi facciamo un figurone e loro una figuraccia che pagheranno a caro prezzo”. L’esecutivo M5s-Lega non è scontato. Forza Italia ora può guardare con più serenità alle mosse dei due improbabili alleati. Lo schema sarà quello dei governi Monti e Letta, ma a parti invertite. La Lega sarà in maggioranza, Forza Italia all’opposizione con le mani libere. “L’importante è che nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità o all’impossibilità di trovare un’intesa tra forze politiche molto diverse”, è il ragionamento dell’ex premier, che ha scelto di non spaccare Forza Italia.