Presidenti di Camera e Senato. A carte scoperte da venerdì 23

Parlamento

Non è più tempo di giocare a carte coperte. Sul tavolo della politica è arrivato il tempo delle scelte, il primo atto di una legislatura sotto scacco del M5S che non ha vinto le elezioni ma pretende di condizionare la vita del Parlamento.

I grillini dovranno dimostrare di essersi meritati la fiducia dei meridionali, nella speranza che davvero il voto non sia collegato solo all’illusione del reddito di cittadinanza. Il primo banco di prova sono i presidenti di Camera e Senato, le cariche più importanti dello Stato dopo il Presidente della Repubblica.

Le regole della partita

Da ieri sono entrati in carica i 945 eletti: 630 deputati e 315 senatori. Il giorno cruciale è venerdì 23 marzo prima seduta ufficiale delle nuove Camere della XVIII legislatura. Alla Camera presiederà il vice presidente uscente più giovane Roberto Giachetti (Pd), al Senato il senatore più anziano, Giorgio Napolitano, aprirà la seduta. Si parte immediatamente con la prima votazione.

Montecitorio

L’elezione del presidente dell’assemblea scatta, nei primi tre scrutini, solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3, poi serve quella assoluta. “L’elezione del Presidente ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti la Camera. Dal secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti computando tra i voti anche le schede bianche. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti”.

Palazzo Madama

Nei primi due scrutini (previsti già per il solo 23 marzo) (la Camera potrebbe far slittare il terzo al 24) serve la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea. Se non si raggiunge, tutto si semplifica. Il giorno successivo, alla terza votazione, basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti. Qualora non sia stata raggiunta si procede, lo stesso giorno, al ballottaggio tra i due candidati più votati, basta prendere un voto in più, a parità di voti, viene eletto il candidato più anziano di età. “Il Senato procede alla elezione del Presidente con votazione a scrutinio segreto. E’ eletto chi raggiunge la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato. Qualora non si raggiunga questa maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato detta maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue la maggioranza, anche se relativa. A parità di voti è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età”.

Il successore di Pietro Grasso, a differenza di quello di Laura Boldrini, non impone un accordo tra forze politiche. Al quarto scrutinio una forza politica che non ha conquistato maggioranza assoluta dell’Assemblea può eleggersi da sola il presidente. Il presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, e in caso di impedimento del presidente della Repubblica, ne ha il compito di supplente.

Subito dopo l’elezione dei presidenti, si costituiranno anche i gruppi parlamentari dei vari partiti e inizieranno a costituirsi anche le diverse commissioni parlamentari, anche se per completare quest’ultimo atto bisognerà prima sapere chi andrà al governo e chi all’opposizione. Eletti i due presidenti (entro il 27 marzo), dal 2 aprile inizieranno le consultazioni al Quirinale.