La nube di rutenio-106 proveniente da Mayak ha sorvolato l’Italia del Nord

Continua a destare preoccupazione la nube di rutenio-106 che ha sorvolato anche l’Italia del Nord e l’Europa tra la fine di settembre e la prima settimana di ottobre e ora è stata osservata in Russia. Al confine con il Kazakhistan, negli Urali meridionali sono stati rilevati nell’aria livelli dell’elemento radioattivo mille volte oltre la norma. Rosatom (agenzia responsabile del nucleare russo) negando ogni possibile incidente entro i suoi confini. In Italia la presenza di rutenio-106 era stata minima: pochi microbecquerel per metro cubo.

Il rutenio-106 è un prodotto del decadimento dell’uranio 235 e impiega un anno per dimezzare la sua radioattività. E’ un metallo prodotto nei reattori nucleari e poi processato per essere usato in medicina, contro i tumori dell’occhio. Il rilascio sarebbe avvenuto in questa fase di lavorazione. Le concentrazioni arrivate in Italia sarebbero di milioni di volte sotto al livello di rischio. Disperso nell’aria, il rutenio-106 finisce poi col depositarsi a terra. Entro 10-20 km dalla sorgente della contaminazione ci potrebbero essere rischi per i prodotti alimentari.

I primi valori anomali sono stati registrati in Italia del nord il 2 ottobre, per poi estendersi verso nord al resto d’Europa. In tutto 14 paesi del continente sono stati toccati, sempre in forma lievissima, non tossica per la salute umana né per l’ambiente. In una decina di giorni la nube è scomparsa. La probabile fonte del rilascio è l’impianto di Mayak, uno dei luoghi più contaminati al mondo. Il picco di radioattività era stato registrato nella regione di Chelyabinsk, proprio dove si trova Mayak. Qui a più riprese, fino al 2016, vennero scoperti sversamenti di materiale radioattivo nei fiumi e nei laghi. Nel 1957 si verificò uno degli incidenti nucleari più gravi della storia: il combustibile esaurito in attesa di smaltimento provocò un’esplosione del deposito. Il tentativo delle autorità russe di tenere nascosto quanto successo realmente, non consente di avere contezza del problema in atto.

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