Gli oggetti e i business divorati dagli smartphone

Vi ricordate la vostra vita prima che sul mercato arrivassero gli smartphone? Quando si andava a noleggiare un film da Blockbuster, si compravano le fotocamere digitali e le videocamere, quando per andare in un posto che non si conosceva o si usava la mappa di carta o bisognava avere il TomTom? Sembra un’epoca lontana e fantastica, invece erano solo 10 anni fa. In questo periodo di tempo relativamente breve c’è stata una vera e propria rivoluzione che, da una parte, ha reso a tutti la vita più semplice e il mondo più accessibile, dall’altra ha portato diverse aziende e business al fallimento con conseguente perdita di milioni di posti di lavoro e nello stesso tempo ha fatto scomparire dalla nostra quotidianità decine di oggetti che eravamo abituati ad utilizzare. L’azienda di stampa online low cost Minimegaprint ha realizzato un’infografica (che potete vedere qui sotto) proprio su questa tematica, descrivendo gli smartphone come una tribù cannibale che, nella giungla del mercato, ha letteralmente divorato oggetti e business. Se una volta, infatti, avevamo bisogno di un singolo oggetto per compiere un’azione (fotocamera, radio, lettore mp3, calcolatrice, mappamondo, registratore vocale, navigatore satellitare, torcia, scanner, ecc), oggi è sufficiente avere uno smartphone e scaricare un’app per avere tutto quello che ci serve a portata di tasca. Si tratta senza dubbio di un notevole risparmio sia in termini di denaro che in termini di spazio. Nell’infografica si legge che, all’interno di uno smartphone del valore di circa 800 euro e del peso di 150 grammi, ci sono oggetti per un valore complessivo di 4.700 euro e un peso di oltre 70 chili. Ma, come per ogni cosa, non ci sono solo aspetti positivi. La “smartphone disruption” ha facilitato la vita a milioni di persone ma, allo stesso tempo, ha portato al fallimento altrettante aziende e fatto perdere il lavoro a innumerevoli persone. Alcuni esempi sono TomTom, famosa azienda di produzione di navigatori satellitari, che ha visto un crollo del suo titolo in borsa del 96% proprio negli anni di boom degli smartphone, dal 2007 al 2011. E ancora Kodak, che dal 2012 ha smesso di produrre apparecchi fotografici, o Nintendo che, sebbene non sia fallita, ha perso l’88% del valore in borsa tra il 2008 e il 2012. Dopo 10 anni, molte di queste aziende hanno saputo reinventarsi per rimanere competitive o crearsi una nicchia di mercato a sé stante, ma in futuro si prospetta un’altra rivoluzione che comporterà cambiamenti epocali: si tratta di quella che viene chiamata la “quarta rivoluzione industriale”, ovvero l’avvento di robot, algoritmi e intelligenza artificiale nel mercato del lavoro, che causerà la perdita, secondo diverse analisi, di oltre 5 milioni di posti di lavoro e la scomparsa di molti dei lavori che oggi conosciamo. Sapremo affrontarla nel modo giusto o ne verremo sopraffatti?