Roma. Accorpamenti e tagli nelle partecipate: il piano Raggi
Benefici economici e maggiore efficienza dal passaggio da 31 a 11 società partecipate. Le casse del Campidoglio risparmieranno 90 milioni (80 una tantum per le dismissioni, 10 milioni l’anno da risparmi di gestione). Sono gli effetti della delibera sul riordino e la razionalizzazione delle aziende del Campidoglio (il “gruppo Roma Capitale”), approvata dalla Giunta e che passa al vaglio dell’Assemblea Capitolina.
Il piano partecipate
Si basa su un’analisi delle caratteristiche e delle performance delle società ed è frutto del lavoro congiunto dell’Assessorato alla Riorganizzazione delle Partecipate, del Dipartimento Partecipazioni, del gruppo di lavoro appositamente istituito e degli altri Assessorati competenti. Il perimetro di analisi è costituito da 31 società, 20 di primo livello (partecipazioni dirette) e 11 di secondo livello (partecipazioni indirette); suddivise tra strumentali, non strumentali, in liquidazione o aziende speciali in relazione al grado di supporto alle funzioni svolte dall’amministrazione. Una galassia di aziende che sviluppa un fatturato di 4 miliardi di euro di competenza pro-quota di Roma Capitale (su un valore totale di 7 miliardi di euro), alle quali il Comune eroga circa 1,6 miliardi di euro per i contratti di servizio, che producono una perdita netta per il Campidoglio che sfiora i 19 milioni (sostanzialmente imputabile ad Atac) e possiedono un organico complessivo di circa 34.000 dipendenti (di cui 28.000 di pertinenza dell’Amministrazione).
In questo quadro il Piano Partecipate va a incidere prevedendo 18 operazioni tra cessioni e liquidazioni, che riducono il numero delle società da 31 a 11 (10 di primo livello e 1 di secondo livello), con benefici in termini di semplificazione dell’assetto e riduzione di costi e oneri di sistema. Sono i risparmi già citati: 80 milioni una tantum stimati per le cessioni, 10 milioni l’anno di risparmi derivanti da 1) dismissione delle partecipazioni in perdita (oltre 9 milioni l’anno) e 2) liberazione di risorse del Comune attualmente impiegate per il controllo delle società dismesse (circa 900 mila euro l’anno).
Le dismissioni previste sono in linea con i dettami normativi e coerenti con i percorsi di riordino precedentemente avviati: in particolare con il piano triennale di riequilibrio (cosiddetto “Salva Roma”, recepito dalla Giunta Capitolina nel 2014), con il piano di razionalizzazione delle partecipazioni approvato dall’Assemblea Capitolina nel 2015 e, da ultimo, con la legge Madia che fissa il Testo Unico delle società a partecipazione pubblica. Oltre alla riduzione del numero delle partecipate si prevedono alcune integrazioni tra le stesse, individuando convergenze industriali che consentano forti sinergie.