Menisco rotto: sintomi, rimedi, in attesa di quello artificiale 3D

Solo nei casi di menisco rotto o lesione al menisco ci rendiamo conto di quanto sia importante questa struttura fibro-cartilaginea che funziona da ammortizzatore del ginocchio durante i movimenti e lo sforzo articolare, da cuscino lubrificante tra femore e tibia. Se le nostre ginocchia non disponessero di menischi e tutto il carico da sopportare per ogni attività quotidiana dovesse gravare solo sulla cartilagine femorale e tibiale, in pochi anni l’articolazione delle stesse rischierebbe lesioni degenerative da usura. Nel ginocchio troviamo il menisco interno (mediale) ed esterno (laterale). A causa di quali meccanismi il menisco può danneggiarsi o rompersi? Scopriamolo.  

Quel diavolo di un menisco rotto: perché?

Un menisco rotto può essere causato da un trauma diretto o da degenerazione dei tessuti. Il trauma diretto, spesso collegato allo sport (durante allenamenti o gare), si verifica in presenza di brusche ed eccessive torsioni extrarotatorie (per il menisco mediale) o intrarotatorie (per il menisco laterale): è più facile subire la rottura del menisco in quegli sport che richiedono cambi direzionali bruschi a carico degli arti inferiori. Il tessuto degenera, invece, per effetto dell’invecchiamento, di solito dopo i 50 anni. In fase di rottura del menisco per trauma diretto, si prova un forte dolore accompagnato da limitazione della funzionalità del ginocchio più o meno grave e da gonfiore per lo sviluppo di un versamento. Se la causa è la degenerazione tissutale i sintomi sono diversi e più ‘sotterranei’: difficoltà a muoversi, estrema stanchezza, non sempre dolore se non nella fase acuta. Per il menisco rotto è necessario l’intervento chirurgico? Vediamo, innanzitutto, come diagnosticarlo.  

Diagnosi e rimedi per il menisco rotto

Per diagnosticare un eventuale menisco rotto, l’esame ideale è la Risonanza Magnetica Nucleare e non la radiografia. Test specifici mirano a sollecitare il menisco provocando dolore al paziente per scoprire se è rotto, ma la Risonanza Magnetica Nucleare resta l’esame più attendibile. Spesso, per le lesioni meniscali non è necessario l’intervento, tutto dipende dal tipo di lesione. Si distinguono tre tipi di lesioni del menisco: radiale, longitudinale e a flap. La radiale si irradia dal bordo del piatto tibiale verso la parte centrale del menisco. La lesione longitudinale risulta parallela alla mezzaluna della struttura intera, mentre la lesione a flap inizia come lesione radiale per, poi, estendersi in longitudinale ed ingrandirsi trasformandosi in lesione cosiddetta ‘a manico di secchio’, che provoca dolore e blocco articolare (in flessione o estensione). In quest’ultimo caso, spesso è necessario l’intervento chirurgico (artroscopia) per asportare il menisco (meniscectomia). Il recupero post-operatorio è rapido e si può camminare subito aiutandosi con le stampelle: in seguito, ci si potrà affidare ad un buon fisioterapista per il recupero dell’articolazione e del tono muscolare.  

Il menisco rotto può guarire spontaneamente?

Il menisco rotto, nei casi di lesioni longitudinali e minori, può guarire anche completamente se vi è una buona vascolarizzazione, ma questo può essere possibile solo nei soggetti giovanissimi e giovani, seppure la percentuale di guarigioni risulti statisticamente bassa. Quando si ricorre all’intervento chirurgico? Si ricorre all’intervento se i sintomi sono gravi o invalidanti ed in base ad altri fattori. Dopo i 55-60 anni, è preferibile non asportare il menisco e ricorrere a cure fisioterapiche per alleviare il dolore: l’assenza del menisco porterebbe a peggiorare un’eventuale artrosi che non risparmia nessuno, con l’andare del tempo. Togliendo il menisco ad una certa età, si dovrebbe poi passare, necessariamente, alla protesi ginocchio.   In attesa del menisco artificiale 3D promesso dalla Johnson & Johnson Di recente, la divisione DePuy Synthes della Johnson & Johnson ha avviato una partnership con un’azienda canadese leader nel settore della bioprinting, la Aspect Biosystem, per mettere a punto lo sviluppo di un menisco artificiale biostampato (utilizzando stampanti 3D) ideale per la terapia chirurgica, che velocizzerebbe i ricoveri ospedalieri assicurando una migliore qualità della vita ai pazienti. Il bioprinting e la stampa 3D di tessuto biologico mira alla ricostruzione completa di una zona danneggiata e, nel caso del menisco rotto, alla sostituzione della parte lesionata con una parte artificiale che mima quella rotta, in modo da avere una totale ripresa delle funzioni articolari. Ricordiamo che i menischi sono due strutture importanti per la biomeccanica del ginocchio.