Bologna, la Biblioteca dell’Archiginnasio si arrichisce dell’archivio di Leonildo Marcheselli

Il 20 luglio sarebbe stato il compleanno di Leonildo “Nildo” Marcheselli: l’indimenticato “papà della Filuzzi” (scomparso nel 2005), era infatti nato il 20 luglio 1912; ed è questa la data scelta dai suoi famigliari per fare un prezioso regalo a Bologna. L’archivio di Nildo Marcheselli, con le sue carte, gli spartiti, i documenti della sua vita e della sua carriera, arriva in Archiginnasio grazie al dono dei figli Marco e Paolo, custodi e continuatori della sua eredità musicale.

Il ballo liscio, in particolare nella sua versione tipicamente bolognese della Filuzzi, fu un fenomeno che si impose nel corso della prima metà del Novecento coinvolgendo tutte le classi sociali: la sala da ballo era, insieme al cinema, il luogo dello svago e del divertimento urbano per antonomasia ed era frequentata da tutti, perché il ballo era una pratica sociale trasversale.

Il ballo liscio a Bologna era il frutto della reinterpretazione di polke, walzer e mazurke, che dall’Europa centrale si erano diffusi ovunque dalla metà dell’Ottocento, alla luce di elementi musicali e coreutici propri della pratica del ballo sul territorio bolognese.

Il ballo filuzziano nasce nel primo Novecento come ballo maschile, pratica comune di altre grandi città ma già presente nella tradizione popolare locale. Gruppi di giovani uomini facevano rapide incursione nelle sale e nelle feste, si esibivano, rigorosamente fra loro, mettendo in evidenza il proprio virtuosismo, e poi fuggivano “filavano” (da qui una possibile origine del nome) verso altri ritrovi. Nel corso degli anni anche coppie miste adotteranno questo stile peculiare di ballo, contrassegnato da variazioni e aperture mutuate dalle pratiche di ballo più antiche.

Di questa storia Leonildo Marcheselli fu un protagonista di primo piano. Nato da una famiglia di braccianti e muratore per una parte della sua vita, Nildo fin da bambino apprende tutto quello che può dai due suonatori di organetto diatonico del suo paese. Inizierà così un percorso musicale che lo porterà lontano. Dopo aver preso lezioni di mandolino passa infatti a quello che sarà il suo strumento d’elezione: quell’organetto bolognese, uno strumento tipicamente locale messo a punto dalla famiglia Biagi, le cui sonorità interpreteranno al meglio la musica della Filuzzi. La pratica e lo studio portati avanti con costanza e determinazione trasformeranno il muratore in un musicista capace di affrontare repertori e strumenti diversi, un vero professionista in grado di destreggiarsi con disinvoltura non solo nelle balere, ma anche nelle sale di incisione e negli studi radiofonici.

Le note dell’organetto bolognese di Nildo e dei suoi gruppi accompagneranno il fermento di una città segnata dalla tragedia della guerra, ma decisa a riprendere a vivere. Altre musiche e altri repertori si affacceranno, ma il maestro Marcheselli rimarrà sempre fedele al ballo filuzziano, delle cui regole caratteristiche ed esigenze fu un profondo conoscitore: il liscio di Marcheselli seppe interpretare le grandi trasformazioni di quel periodo accompagnando l’evoluzione della comunità che lo aveva generato senza stravolgerne il senso più profondo.

Con il dono all’Archiginnasio delle carte, che si aggiunge alle foto acquisite dalla Cineteca e ai dischi confluiti alla Discoteca di Stato, tutto il materiale documentario del Maestro sarà presto a disposizione degli studiosi: si potrà così tenere memoria non solo dell’attività di questo straordinario bolognese, ma anche quella di un fenomeno musicale e sociale che lo vide protagonista.

In questo modo, l’Archiginnasio si arricchirà di un altro tassello di quel mosaico fatto di documenti e archivi di enti, di famiglie e di persone che, tutti insieme, ci restituiscono lo straordinario tessuto della storia di Bologna. Dopo un primo intervento archivistico, già a partire da settembre le carte Marcheselli saranno a disposizione dei cittadini e presentate al pubblico nel corso di una vera e propria festa, perché con le carte Marcheselli la Filuzzi “entrerà” anche nella storica biblioteca dell’Archiginnasio.

Anche il mondo degli studi e della ricerca in campo musicale ha da tempo riconosciuto l’importanza culturale della Filuzzi: in occasione degli 80 anni del Maestro fu pubblicato un disco corredato da un saggio, realizzati con il contributo dell’Università di Bologna.

Oggi è in atto un vero e proprio “ritorno” della Filuzzi, testimoni ne sono, tra gli altri, una serie di eventi organizzati nell’ambito di bè bolognaestate 2016. Il Teatro del Pratello, nell’ambito della rassegna “Una città in ballo” propone, stasera, alle ore 21, nel Chiostro dell’ex Convento di San Mattia di via Sant’Isaia 20 la serata di danza con intermezzi di teatro “Bologna in Filuzzi” con l’Orchestra Davide Salvi e la Scuola di ballo Maestri Gabusi; lo spettacolo è per la regia di Paolo Billi, Gabriele Tesauri e Angela Malfitano.

Sempre nell’ambito di bè bolognaestate 2016 la Fondazione Cineteca di Bologna dedica al “liscio” una serata del cartellone di Sotto le stelle del Cinema: il giorno di Ferragosto il “crescentone” (Piazza Maggiore) si trasforma in pista da ballo per l’evento “La notte della Filuzzi per ballare in Piazza”, seguito dalla proiezione del film di Dino Risi “Straziami ma di baci saziami”.