Il bando francese agli oggetti monouso in plastica viola il Trattato europeo. Omboni, Pro.mo: “Errato approccio ai temi ambientali”

La messa al bando dei prodotti monouso in plastica proposta dal ministro francese Ségolène Royal fa discutere. EuPC, Federazione europea dei trasformatori di materie plastiche, in data 4 marzo 2016 ha inviato una lettera alla Commissione Europea in cui segnala la violazione degli articoli 27 e 28 (“Diritto alla libera circolazione dei prodotti originari degli Stati membri e dei prodotti provenienti da paesi terzi in libera pratica negli Stati membri”). In questi articoli viene regolamentata la libera circolazione delle merci all’interno dello spazio Ue: la legge francese, vietando tazze, bicchieri, piatti e shopper in plastica di fatto contravverrebbe a questa normativa. La legge francese. La messa al bando, in Francia, di sacchetti e articoli monouso in plastica è contenuta nella legge del 17 agosto 2015 relativa alla transizione energetica per la crescita verde. Il decreto attuativo firmato lo scorso 21 marzo dal ministro dell’ambiente francese Ségolène Royal, proibirà la circolazione dei sacchetti monouso in plastica per il trasporto di merci. La disposizione avrà effetto dal prossimo 1 luglio. Tuttavia il ministro ha invitato i cittadini a rispettare la norma anche ora, nonostante non siano applicabili sanzioni. Il passo successivo previsto dal decreto è l’estensione del divieto di commercializzazione dei sacchetti in plastica anche nei singoli punti vendita. La prospettiva è quella di vietare entro il 2020 anche la commercializzazione di stoviglie in plastica usa e getta, a eccezione di quelle compatibili con il compostaggio domestico. L’azione EuPC. Nella lettera inviata alla Commissione Europea, la EuPC contesta le condizioni di applicazione delle disposizioni legislative francesi, volte a vietare gli articoli monouso, in quanto violerebbero gli articoli 27 e 28 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea riguardanti la libera circolazione delle merci. Secondo EuPC questa legge contravviene di fatto alla libera circolazione e vendita di prodotti permessi nel resto dell’Unione. La posizione di Pro.mo. Di fronte all’azione del governo francese, Pro.mo, divisione gruppo merceologico interno a Federazione Gomma Plastica che raggruppa la gran parte dei produttori di stoviglie monouso in plastica, ha da tempo espresso la propria posizione in merito, usando non opinioni ma dati scientifici. In seguito alla notizia apparsa su Polimerica, Marco Omboni, presidente del Gruppo Pro.mo, ha dichiarato: “Non entro nemmeno nel merito delle possibili violazioni a norme del Trattato Europeo: si tratta prima di tutto una questione di corretto approccio ai temi ambientali”. pro.mo/Unionplast, Via San Vittore 36, – 20123 Milano – Tel +39 02.43.92.81, Fax +39 02.43.54.32 [email protected] Per dimostrare la sostenibilità dei prodotti monouso in plastica, il Gruppo Pro.mo ha condotto uno studio sull’Analisi del Ciclo di Vita (LCA) delle stoviglie monouso, con il supporto tecnico della società di consulenza QuotaSette. Tale analisi è stata anche sottoposta a critical review da parte di SGS, società leader nel mondo per i servizi di certificazione, che ha curato l’asseverazione a norma UNI EN ISO 14044, 14040 e ISO/TS 14071. La ricerca di Life Cycle Assessment (LCA) commissionata da Pro.mo prende in considerazione l’impatto ambientale di vari tipi di stoviglie monouso rappresentativi della plastica tradizionale e di quelle compostabili (polipropilene e polistirene da un lato, acido polilattico e polpa di cellulosa dall’altro) lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, e non soltanto nella fase finale di smaltimento quando il prodotto diventa rifiuto. “Lo studio commissionato da Pro.mo sul ciclo di vita delle stoviglie, monouso e non, utilizzate nella ristorazione collettiva, non può non essere preso come punto di riferimento”, sostiene Omboni. I risultati dello studio Pro.mo. Ciò che emerge dallo studio commissionato da Pro.mo è che l’impatto ambientale del ciclo di vita delle stoviglie monouso in plastica – quelle in polipropilene e polistirene – risulta mediamente inferiore rispetto a quello delle stoviglie compostabili in acido polilattico (PLA) e polpa di cellulosa, oggetto dello studio. Tra l’altro, c’è un’altra criticità nella legge francese: il riferimento al compostaggio domestico delle stoviglie fatte con polpa di cellulosa e acido polilattico non prende in considerazione gli standard produttivi associati a questo tipo di stoviglie monouso. “La legge francese fa riferimento al compostaggio domestico e non a quello industriale. Ma i produttori di stoviglie compostabili fanno riferimento essenzialmente agli standard del compostaggio industriale per i loro prodotti. Quindi questo secondo tipo di prodotti potrebbe presentare un rendimento ben diverso da quello dei rifiuti organici normalmente avviati al compostaggio domestico, fino ad ostacolare il processo stesso”. L’analisi comparativa promossa da Pro.mo mostra dunque conclusioni che vanno in contrasto con la corsa ai divieti dei prodotti monouso in plastica. “Delle due, l’una”, aggiunge Omboni “o di questo studio si era colpevolmente all’oscuro o se ne sono volutamente ignorate le conclusioni, dati che avrebbero dovuto suggerire quantomeno un maggiore approfondimento del tema, prima di imporre nottetempo un bando alle stoviglie monouso in plastica”. (Lo studio completo è disponibile sul sito Pro.mo). Nell’attesa che la Commissione Europea si pronunci con obiezioni o richieste di chiarimenti sulla legge del governo francese (il termine per questa azione scade il 27 maggio 2016), Omboni auspica una maggiore diffusione di studi LCA per lo sviluppo delle politiche ambientali comunitarie.