Teatro Argot Studio: Rassegna della scena contemporanea

Al Teatro Argot Studio di Roma Dominio Pubblico apre le porte alla danza. Dal 18 al 20 marzo 2016 due progetti speciali dedicati alla danza contemporanea, due performance di trenta minuti ciascuno contenute nella stessa serata. Dalle ore 21.00, MOTO PERPETUO_prima deviazione, da un’idea di Anna Basti realizzato con il sostegno di Angelo Mai Altrove Occupato, Nuovo Cinema Palazzo, in co-produzione con Nephogram e Electa Creative Arts e grazie alla residenza Culturale Teatro Lea Padovani, Montalto di Castro e a cura di Atcl. E’ la messa in scena di un percorso. Un percorso frammentario, strutturato in fotogrammi. Ogni fotogramma racconta un spazio emotivo differente, creato grazie ad un lavoro specifico sul suono e sulla luce. Spazi emotivi  utilizzati come momento di comprensione di sé, di relazione e di reazione a tutto quello che questo particolare momento storico riesce a frapporre tra noi e la costruzione di ciò che desideriamo. Il lavoro parte dalla ferma convinzione che questo sentimento di disagio, sempre più presente, sia un qualcosa di condivisibile, che non riguarda il singolo, ma che spesso singolarmente viene affrontato.

Dalle ore 21.30, HORIZON, spettacolo selezionato alla Vetrina della Giovane danza d’autore 2015, di e con Manfredi Perego, vincitore del premio Equilibrio. Horizon è lo strascico intimo di Dei Crinali. La vibrazione-ricerca di un paesaggio immaginario, luogo da vocabolario: inesistente nella realtà, profondamente connesso e vero nella percezione umana. Cammino verso un luogo che è allo stesso tempo interno ed esterno, astrazione di una sensazione dello spazio che esiste solo nel desiderio. L’emozione muove il corpo-metafora, concedendosi di essere in un luogo che non esiste se non per definizione, in un atto liberatorio – e laboratorio – per un corpo reale che si misura con l’irreale possibilità di mutare sull’orizzonte. Horizon dà corpo a una poesia-vertigine celata, a un lavoro fisico e mentale di totale svuotamento, cercando di vivere la sensazione di un’immagine che inevitabilmente circonda il corpo.