Bologna, aperta fino al 28 marzo al MAMbo Officina Pasolini

Bologna dedica una mostra all’universo poetico, estetico e culturale di Pier Paolo Pasolini nel 40° anniversario della morte. Curata da Marco Antonio Bazzocchi, Roberto Chiesi e Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini, la mostra è promossa dalla Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Istituzione Bologna Musei e l’Università di Bologna, nell’ambito del progetto “Più moderno di ogni moderno. Pasolini a Bologna” nell’ambito delle iniziative Pasolini 1975/2015 riconosciute dal MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

“Una mostra questa che si realizza grazie alle sinergie efficaci messe in campo in occasione del progetto speciale dedicato a questo straordinario artista da Comune e Cineteca – commenta l’assessore alla Cultura, Davide Conte – “Officina Pasolini” raccoglie nello spazio di MAMbo, così magistralmente utilizzato in tutte le sue dimensioni, preziose testimonianze e opere e riporta una sintesi efficace dell’universo di Pier Paolo Pasolini e del contributo immenso che ha saputo dare all’evoluzione culturale della nostra città e del Paese.”

Il percorso espositivo, illuminato magistralmente da Luca Bigazzi, è di grande impatto visivo, gli ampi spazi del MAMbo ricordano le navate di una cattedrale romantica e il visitatore si trova guidato attraverso un itinerario che riassume i nuclei più significativi del mondo di Pasolini. Fotografie, filmati, dipinti e disegni, estratti di film, riprese di spettacoli teatrali e documenti audiovisivi, scritti originali e costumi di scena riportano le suggestioni pasoliniane legate alla figura della madre, alla tragedia greca, al tema del sacro, alle le visioni di altri mondi e di popoli arcaici, così come alle borgate, al mondo borghese e alle riflessioni sul potere neo-capitalistico.

La mostra assume insomma la stessa forma del metodo di Pasolini: una sequenza di appunti, montaggi di scene e concatenazioni di frammenti che vanno dalla formazione bolognese fino alle due ultime opere, il film Salò o le 120 giornate di Sodoma e il romanzo incompiuto Petrolio. Un’indagine che attraversa questi nuclei esperienziali e creativi, li legge, li esamina e li collega, raccogliendo motivi che ritornano, per riportare l’immagine complessa di un artista immenso, interessato dalle più diverse forme espressive e pervaso dalla necessità della creazione, che ha elaborato la sua esperienza artistica attraverso la sperimentazione, come in una sorta di grande officina artigianale. “Officina” infatti è  parola cara al critico d’arte Roberto Longhi, figura imprescindibile per la maturazione artistica di Pasolini, ma anche il nome della rivista che negli anni Cinquanta Pasolini, Roversi e Leonetti fondarono a Bologna e infine” Officina Pasolini” è il titolo di questa esposizione che racconta in infiniti modi, il personaggio Pasolini.