Palermo, 5 dicembre: giornata memorabile per l’insediamento del nuovo Arcivescovo

 

L’incontro con la città e la consacrazione episcopale di mons. Corrado Lorefice hanno già commosso la Sicilia

reportage – prima parte

Palermo, Palazzo dei Normanni

Palermo, Palazzo dei Normanni

“Facciamo strada insieme”, dice mons. Corrado Lorefice ai palermitani che lo acclamano mentre va in Cattedrale da Piazza Pretoria, dove ha parlato alla città. Ha già commosso Palermo con la semplicità del tratto, la tenerezza dei gesti, il sorriso, l’umiltà e la densità delle sue parole che arrivano dritte al cuore. L’emozione si percepisce, si tocca. Palermo accoglie il suo nuovo Arcivescovo con gioia festosa, riempiendo le strade, la piazza antistante e la grande Cattedrale. Ma ora andiamo per ordine, nel raccontare questa giornata memorabile per la città e per l’intera Sicilia. Siamo partiti presto stamane da Modica, con Maurilio Assenza, don Federico Palmerini, don Salvatore Cerruto e Marco Giurdanella, provetto driver del Ducato che ci trasporta. Magnifica giornata di sole lungo i 300 chilometri d’autostrada separano la bella città della Contea dalla “capitale” della Sicilia, terra splendida anche in quest’ultimi giorni d’autunno mentre sulla costa tirrenica espone rigogliosi agrumeti, con l’oro dei frutti giunti a maturazione. Don Corrado – così il presule vuole che sempre si chiami – ci vuole salutare all’episcopio, alle 11 e mezza, ora prevista per il nostro arrivo. Giungiamo intorno alle 11 a Palermo e ci dirigiamo verso il Cassaro, dov’è l’episcopio. Traffico deviato però, perché tutta l’area intorno a Palazzo dei Normanni e la Cattedrale è inibita al traffico. Ci fermiamo nelle adiacenze. Maurilio si sente con Mario Sedia, vice direttore della Caritas diocesana e nostro anfitrione. Ci rassicura, verrà a scortarci lui stesso in moto, con il permesso all’accesso nell’area riservata. E infatti arriviamo davanti al Palazzo dei Normanni, dove saranno sistemati gli autobus provenienti da Modica e da Ispica, paese natale di don Corrado.
Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina

Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina

Palazzo dei Normanni si mostra nella sua magnificenza. Sta su un’altura compresa tra le depressioni dei fiumi Kemonia e Papireto. Da lì si domina tutta la città, spianata nelle sue belle architetture fino al mare. Oltre un secolo prima dell’anno Mille, sui resti d’una antica roccaforte punica e poi romana, gli Arabi avevano costruito il “Qasr” – il Càssaro – la loro residenza fortificata. Con l’avvento dei Normanni l’imponente costruzione divenne la Reggia, munita di quattro torri, delle quali solo una oggi è superstite. Ruggero II la rese sua dimora sfarzosa, convocandovi il fior fiore di artisti arabi e bizantini a decorarla. La testimonianza più splendida e magnificente è la Cappella Palatina, basilica a tre navate realizzata in modo singolare al primo piano del Palazzo. Un vero gioiello artistico ed architettonico, risplendente dei suoi mosaici su fondo d’oro che illustrano storie del Vecchio e Nuovo Testamento, gli Evangelisti ed un meraviglioso Cristo Pantocrator. Mirabile fusione d’arte bizantina e maestria decorativa araba, sintesi superba di più culture che ne fa un autentico scrigno, un incrocio di tradizioni artistiche e civiltà al massimo livello – romanica, araba e bizantina – che nell’attuale difficile congiuntura storica dovrebbe insegnare molto e far riflettere certi ciarlatani da strapazzo che evocano guerre di religione con l’Islam. Il Palazzo, con Federico II di Svevia, diventò centro di quel grande crogiolo di culture che l’imperatore volle diventasse la città dove con sapienza governò il regno, dove nel 1250 si spense e dove è sepolto, in un sarcofago, all’interno della splendida Cattedrale.
Cattedrale di Palermo

Cattedrale di Palermo

Andiamo verso l’episcopio. Si trova accanto alla magnificente Cattedrale, di recente entrata con quelle di Cefalù e Monreale nel Patrimonio dell’umanità, riconosciute dall’Unesco “Itinerario arabo-normanno”. Dedicata a Santa Maria Assunta, il meraviglioso tempio è situato sul sedime dove nel IV secolo fu edificato il primo luogo di culto, poi distrutto dai Vandali. Riedificata nell’anno 604 in epoca bizantina, di cui oggi resta la cripta, la Cattedrale venne un secolo dopo adattata al culto della Chiesa d’oriente, quando passò sotto l’egemonia del Patriarca di Costantinopoli. Con la dominazione araba, tra il IX e l’XI secolo, diventa luogo di culto musulmano, la grande Moschea Gami, capace di contenere fino a 7 mila fedeli. Il ritorno al culto cristiano si ha con l’avvento dei Normanni, gli Altavilla, che in Sicilia favoriscono l’erezione di chiese fastose e stupende. La cattedrale è rimaneggiata e modificata più volte, arricchita nelle sue preziosità artistiche e nelle architetture, conservando tuttavia le testimonianze precedenti. Con la dominazione spagnola, nel Cinquecento, la cattedrale viene impreziosita dagli artisti del Rinascimento siciliano.  Il genio artistico di Domenico e Antonello Gagini, di Francesco Laurana e delle loro scuole lascia capolavori impareggiabili, a Palermo e in tutta l’isola. E ancora il Barocco siciliano imprime il suo inconfondibile stile nelle decorazioni del tempio. Oggi la Cattedrale è una sintesi meravigliosa della sua lunga storia e delle influenze artistiche che l’hanno interessata. Ogni suo prospetto incanta, per la bellezza delle architetture. Al suo interno parte di tale grande storia è testimoniata dalla custodia in artistici sarcofagi dei resti mortali di Ruggero II e Costanza d’Altavilla, di Enrico VI e Federico II di Svevia, di Costanza d’Aragona.
Palermo, Episcopio

Palermo, Episcopio

L’episcopio affaccia lungo via Bonello, di fronte la porta principale sulla navata centrale della Cattedrale. Due archi ogivali uniscono i due corpi di fabbrica. All’ingresso una grande folla attende l’arrivo di don Corrado. Molti sono i suoi parrocchiani di San Pietro Apostolo a Modica. Il nostro gruppo – Maurilio, don Federico, don Salvatore, Mario Sedia e chi scrive – è ammessa all’alloggio privato dell’Arcivescovo. Una religiosa ci prega d’attendere il suo arrivo. Siamo in un’oasi di quiete, un impensabile giardino entro le mura dell’episcopio, coltivato ad agrumi e piante d’ortaggi. Esce ad accoglierci il cardinale Paolo Romeo, che oggi presiederà la cerimonia di consacrazione di don Corrado e gli passerà il testimone della guida della diocesi. Cordiale e affabile, ci descrive la geografia dell’orto, le specie di frutta e piante che conserva, l’importanza che per lui ha l’orto nel recupero della serenità nei momenti difficili, proprio osservando la vita delle piante, passeggiando nei camminamenti fin verso la cappellina della Madonna. Un’abitudine, quella dell’osservazione della natura, coltivata ad Haiti, dove fu Nunzio apostolico per molti anni, ma anche propria della cultura d’origine, egli siciliano di Acireale. Passano una ventina di minuti. Non si ha ancora notizia di don Corrado. Poi, finalmente, ci comunicano che è stato “bloccato” all’ingresso dai giovani della sua parrocchia di Modica che gli cantano “Benedicat tibi Dominus et custodia te …”. Lo troviamo infatti là tra sorrisi, abbracci, lacrime di gioia, sentimenti espressi. Viene ad abbracciarci, quando ci vede, a riservare a ciascuno di noi la sua premurosa amicizia, a condividere qualche minuto d’affettuosa confidenza. Il festoso abbraccio della sua gente però sta prendendo tempo e intacca un appuntamento. Il Cardinale Romeo è pronto a ricordarglielo, scendendo dalla sua auto con targa del Corpo Diplomatico. Don Corrado, accompagnato da don Angelo Giurdanella, vicario della diocesi di Noto, sale sulla sua Ford Fusion e si accoda all’Audi del Cardinale. E’ l’ultimo impegno della mattinata.
Mons. Corrado Lorefice viene salutato all'ingresso dell'Episcopio

Mons. Corrado Lorefice viene salutato all’ingresso dell’Episcopio

Alle tre del pomeriggio ai cancelli della chiusa che contorna la piazza della Cattedrale un rigoroso presidio delle forze dell’ordine già comincia a controllare il flusso degli accessi, scrupoloso il passaggio al metal detector. Addetti all’accoglienza con l’elenco degli ospiti verificano i pass per l’accesso e indicano i posti riservati, all’interno dell’ampia chiesa. C’è già gran folla in attesa, per la celebrazione prevista alle 17. Davanti la porta laterale della Cattedrale, che dà sulla piazza, stanno sistemando migliaia di sedie. Un maxischermo è montato accanto all’ingresso. Gruppi di scout accompagnano ai posti riservati. Intanto, anche lungo Via Vittorio Emanuele si va ammassando gente sui due lati dell’importante arteria che dal Cassaro scende fino al mare. Alle 16 il nuovo Arcivescovo è atteso in Piazza Pretoria, davanti Palazzo delle Aquile, sede del Municipio, per il saluto alla città. Un piccolo palco è stato preparato. Il sindaco Leoluca Orlando, i rappresentanti delle altre istituzioni, autorità civili e militari sono lì quando, puntuale, don Corrado vi arriva con la sua utilitaria. Il sindaco lo accoglie con calore e amicizia. Piazza Pretoria è gremita, ci sono striscioni di benvenuto. Dopo il saluto del primo cittadino, l’arcivescovo si rivolge alla “sua” città, ai palermitani tutti.
Il sindaco  Leoluca Orlando e Mons. Corrado Lorefice, in Piazza Pretoria

Il sindaco Leoluca Orlando e Mons. Corrado Lorefice, in Piazza Pretoria

“A tutti giunga questo mio saluto. E’ il nostro primo incontro, carissimi fratelli e amici di Palermo. Qui la città intera oggi converge, rappresentata in tutte le sue istituzioni, a cui ricambio l’accoglienza affettuosa, e che ringrazio nella persona del sindaco Leoluca Orlando. I nostri occhi sono ricolmi di gioia e di gratitudine. I miei, anzitutto, che si trovano a contemplare, ad ammirare la grandezza di una città che ora è la mia, che dico ‘mia’ dal profondo, e che riconosco stasera – lasciatemelo dire cominciando la mia avventura qui, tra di voi – nella sua dignità di grande capitale europea, nella sua tradizione illustre di arte e di bellezza, nella sua natura originaria di culla di civiltà, di spazio umano felicemente contaminato da popoli e da culture diverse. Qui Oriente e Occidente davvero si sono incontrati. Qui si sono gettate le basi della letteratura italiana, ovvero della prima, secolare forma di unità del nostro paese sotto il segno della poesia. Io, che approdo qui da altri luoghi di una Sicilia dai cento volti, sento tutto questo. Sento l’esigenza di ricordare a tutti noi, anzitutto, la vocazione di pace, di incontro, di unità nel dialogo e nello scambio, che Palermo si porta scritta nel cuore. L’esigenza di ricordare la sua natura di ponte tra le culture – araba, ebraica e cristiana – in un tempo storico così difficile, in cui tanti evocano e auspicano un folle scontro di civiltà.”
Il saluto dell'Arcivescovo alla città di Palermo

Il saluto dell’Arcivescovo alla città di Palermo

Don Corrado ricorda poi che siamo un popolo che ha la sua grandezza nel potere della relazione, nella ricerca della pace, nell’esaltazione della bellezza, nello stare insieme nella prosperità e nella gioia. Richiama tutti ad essere costruttori di pace, donne e uomini di giustizia. E aggiunge: “Certo, non mi nascondo il fatto che la bellezza della nostra Palermo appare oggi spesso ferita, la sua antica grandezza afflitta da contraddizioni, la sua civiltà gloriosa piagata dalla violenza e dal sopruso. Ma io stasera sono qui per fare mio anche tutto questo, per farmi carico con voi di tutto questo. Sono qui per accogliere umilmente e valorizzare con passione i segni del bene, del tanto bene diffuso da tutte le donne e gli uomini di buona volontà, che già da tempo lavorano per la bellezza di Palermo. Perché nella sua storia questa Città porta sempre disponibili i semi della sua rinascita, del suo possibile ritorno ad essere principio e guida di una Sicilia diversa, di una Sicilia libera dai lacci della mafia e di tutte le mafie, dai veleni del clientelismo e del cinismo, dalla disillusione e dalla disperazione dei giovani costretti a partire e degli adulti senza lavoro, libera dalla difficoltà economica e dalle contraddizioni sociali, dalla povertà e dall’ingiustizia, dal pressappochismo e dalla rassegnazione. Di una Sicilia che sia la terra della festa, della memoria viva degli anziani, dell’operosità vigile degli adulti, del sogno incantato dei bambini, che sono l’immagine del nostro futuro, e in questo nostri maestri. Sia chiaro. Vi dico tutto questo non da politico, o peggio, da moralista. Ve lo dico a partire dal Vangelo che sono chiamato a portarvi, che Papa Francesco mi ha chiamato a portarvi. E, proprio in forza del Vangelo, ve lo dico come uno di voi. Perché in forza del Vangelo il vescovo è chiamato, insieme con tutti i cristiani, a stare accanto ad ognuno di voi, accanto alla vostra storia che è la stessa storia della comunità cristiana, accanto al vostro dolore e al vostro desiderio di riscatto che è il mio e il nostro. Voglio stare in mezzo a voi così. So che la chiesa di Palermo abita e vuole abitare questa storia così. Nella semplicità, nel servizio affettuoso, nell’apertura calda e serena”.
L'arcivescovo Mons. Lorefice e il sindaco Orlando, in Piazza Pretoria a Palermo

L’arcivescovo Mons. Lorefice e il sindaco Orlando, in Piazza Pretoria a Palermo

E ancora, commuovendosi, don Corrado cita la nostra Costituzione: “I cristiani non hanno nulla di più e di diverso dagli altri. Vivono le ansie e le sofferenze della storia, come tutti. E come tutti attendono una liberazione e un riscatto, lavorando insieme ad ogni donna e a ogni uomo, di qualunque fede, cultura o estrazione essi siano, alacremente e nella speranza. E noi lo sappiamo che cosa significa tutto ciò, in concreto: don Pino Puglisi ce ne ha mostrato l’icona, ci ha fatto capire che cosa significhi testimoniare semplicemente il Vangelo come parola dell’accoglienza di tutti. In questo cammino comune, che unisce tutti al di là di ogni steccato, la nostra bussola, la bussola di ogni cittadino di questo nostro Paese, io credo debba essere la Costituzione della Repubblica italiana. Sia, questa bussola, per me per primo, quell’articolo 3 della nostra Costituzione – così amato e difeso da Giuseppe Dossetti alla fine della sua vita – quell’articolo 3 che come cittadini, ognuno nella propria responsabilità e nel proprio ruolo, siamo chiamati a rendere reale nella nostra pratica quotidiana, nella nostra vita di ogni giorno: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica (ovvero di ognuno di noi e delle istituzioni dello Stato) rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». E per realizzare tutto questo, Palermo ha un’energia speciale, una forza potente: quella di tanti testimoni della verità e della giustizia che hanno effuso il loro sangue per creare una convivenza più giusta e più umana, per dire di no alla violenza e al sopruso, ai poteri che puntano a distruggere l’uomo e a cancellarne la dignità. Concludo mandandovi un abbraccio affettuoso, un saluto pieno di cordialità. Che entri in tutte le case, lì dove in questo momento si gioisce e si soffre. Arrivi a tutti un augurio di bene in questa ora della nostra giornata umana. […] Nel mio stemma episcopale ho voluto mettere la croce dei certosini. È una croce che avvolge, che abbraccia il mondo. Ognuno di voi, anche chi non è credente o chi vive un’altra esperienza religiosa, tutti, tutti sentite l’abbraccio di Cristo, colui che, secondo quanto ci viene narrato dai Vangeli, ha tanto amato il mondo da dare la sua vita in favore di ogni uomo e di ogni donna. Ma sentite anche l’abbraccio di don Corrado che oggi viene consacrato vescovo, successore degli apostoli di Gesù in questa e per questa amata città di Palermo. Buona strada a tutti!” fine prima parte Goffredo Palmerini