Bologna, in consiglio comunale la Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Saluto tutte le consigliere e i consiglieri presenti, le autorità civili e militari ed in particolare, voi, ragazze e ragazzi presenti e le vostre insegnanti, perché ci avete permesso di non svolgere una celebrazione rituale ma di ascoltare considerazioni intelligenti e utili per tutti noi, a cominciare da noi adulti. Io vorrei ringraziare in particolare i vostri docenti, i vostri insegnanti che vi hanno permesso, vi hanno accompagnato in questa splendida iniziativa. L’articolo 13, libertà di espressione, ci avete dimostrato l’importanza di questo diritto innanzitutto perché lo avete esercitato, e avete saputo esercitarlo davvero in modo egregio grazie alle vostre recensioni, ai vostri filmati e ai progetti in cui vi siete impegnati. Io credo che la riflessione sulla identità che ci avete ricordato sia importante, perché è stata importante per tutti noi, ma forse per tutta la vita la ricerca di noi stessi. Spesso ci si sente soli, non compresi, poi ci si ritrova nel dialogo con altri coetanei, a volte anche con i propri genitori, e si condividono timori, desideri e speranze. Noi abbiamo una particolarità come esseri umani, siamo gli unici animali al mondo che conoscono quella specifica età chiamata adolescenza, non ce l’ha nessun altro animale, questo periodo di transizione chiamato adolescenza, e grazie a quello che ci avete detto oggi e al vostro lavoro io trovo conferma che siano due le condizioni cruciali di questo periodo della nostra vita che stiamo vivendo adesso: due sono le condizioni per uscire da questo periodo in modo positivo. La prima è la capacitò di usare la cultura come chiave per riflettere su di se e sugli altri, e voi ne avete dato un ottimo esempio, e anche per affrontare i condizionamenti, ma anche le opportunità che possano nascere da un’idea di libertà come esercizio di responsabilità, di compromessi. Quell’esercizio di responsabilità che in qualche modo ci dice “non tutti i limiti sono da superare”, quelli basati sui pregiudizi o anacronistici perché superati dalla società, dalla scienza, si, ma quelli che ci richiamano al rispetto degli altri, alla solidarietà e alla convivenza no. Vedete, il tema che state ponendo – voi venite dalle scuole ottime della nostra città – questo evidenzia come il problema sia il rapporto tra le generazioni ma sopratutto il grande problema che alla povertà economica si accompagna una grande povertà culturale perché ci sono altri ragazzi che lasciano le scuole prime del tempo, ci sono ragazzi che hanno genitori che, a loro volta, hanno lasciato le scuole prima del tempo, e non hanno questa vostra ricca capacità culturale, di autonomia critica e di interrogazione su voi stessi e sugli altri, quindi richiamare la libertà di espressione nel modo in cui lo state facendo ricorda, a noi adulti in primo luogo, alle nostre istituzioni che sono impegnatissime sul fronte dell’educazione che la vostra fascia, la fascia degli adolescenti, è quella che ha bisogno di maggiore educazione, da parte delle nostre scuole, delle nostre istituzioni politiche, educative, perché è qui che si sceglie se tornare ai margini o avere una vita dove si è capaci di cogliere delle opportunità e quindi non basta il rimbrotto ai genitori, nessun genitore è perfetto. Vi fate bene a dire “quello che diciamo potrebbe essere molto utile ai nostri genitori” sopratutto per se stessi come adulti nell’interloquire con noi e scoprire le modalità di un rapporto autentico con noi, ma ci sono dei genitori che non hanno questi strumenti. Cosa dovrò dire quando riconosceremo completamente quei giovani adolescenti che hanno dato fuoco al nido nel nostro quartiere Saragozza e li accompagnerò dai loro genitori? Cosa dovrò dire? Dovrò vedere i loro genitori chi sono, la loro formazione, la loro storia e in quel caso mi permetterò di dire qualcosa, oltre al fatto che gli vorrei dire di pagare i danni ma, francamente mi sento di poter dire che non mi sentirò nella situazione di ergermi a giudice, dipenderà dalla condizione che troverò di questi genitori, e lo farò molto meglio se saranno genitori ricchi e agiati incapaci di provare attenzione ai loro figli e persi in un consumismo senza ritorno, se saranno minorenni, figli di gente che da generazioni non riesce ad avere un avanzamento nella propria vita e nella propria mobilità sociale (e alcuni termini che oggi noi stiamo usando non li comprendono) cercherò insieme all’autorità che sarà necessaria, perché ci sarà comunque un richiamo al rispetto delle regole, al risarcimento del danno, di comprendere meglio come noi possiamo meglio intervenire su queste fasce di adolescenti perché, credo che forse il problema sarà come possiamo intervenire meglio sui loro genitori a cominciare dalle nostre responsabilità di adulti. Certo, noi abbiamo confuso, la mia generazione lo ha confuso, è stato un progresso per la nostra società, l’autorità con l’autoritarismo. Certo però avevamo un limite e – vi assicuro ragazzi – che avere un padre in polizia mentre io ero in corteo è stato un limite pesante, però quel limite, che pur non condividevo, badate bene, almeno rappresentava un punto di riferimento: avevo qualcuno che, secondo me in modo sbagliato, ma mi diceva: ‘Stai sbagliando tu, per questo ti brucio tutte le copie del Manifesto, così impari’. Francamente, meglio questo che l’indifferenza, meglio questo che l’incapacità di provare a fare i padri e le madri. Dopodiché, io sono assolutamente contrario all’idea di gerarchia come soluzione dei problemi. Il tema vero, però, è essere capaci di un confronto e di dire: ‘Questo secondo me si può fare, questo no e me ne assumo la responsabilità’. Libertà di espressione, dunque, vedete quanti temi trascina la libertà di espressione con le cose che avete detto oggi. Avete parlato della memoria, del ricordo delle vittime, è stato un passaggio importantissimo; ci ricordate che la libertà di espressione serve anche alla ricerca storica, a un impegno civico, ed è molto importante, perché serve ad approfondire la verità e a continuare a cercare la verità. Da questo punto di vista, c’è troppo relativismo nelle nostre società, ragazzi e ragazze: serve, studiare la storia, perché la storia ci dimostra che si può costruire una visione di diritti universali per tutti gli esseri umani. Una verità c’è, non è vero che tutto è relativo: quelle erano le vittime, quelle vittime esprimevano un impegno civico, le vittime innocenti della Uno bianca, ed è quell’impegno civico che ci viene lasciato in consegna per portarlo avanti. Così il tema della violenza alle donne, che segnala non solo il problema di maschilismo o di cliché di comportamento maschile, ma che la cultura è una chiave fondamentale, perché il giorno in cui avrò un piccolo potere, dipenderà da me essere capace di gestire quel potere come dominio e oppressione verso gli altri, oppure come sostegno agli altri nella loro capacità di fare. Capacità di fare equivale a potere, il potere non è solo costrizione e violenza. Poi avete ragione, ve ne do atto e sono pienamente consapevole che è la componente maschile che storicamente, nella nostra società, ha interpretato il potere come dominio e violenza. Ne abbiamo la dimostrazione tutti i giorni, purtroppo anche donne cominciano a farsi esplodere, quindi credo che il problema del potere possa avere una bella risposta in un dialogo tra uomini e donne che, alla pari finalmente, dialogano su come convivere tra di loro, come hanno dimostrato la stragrande maggioranza dei nostri genitori e delle nostre famiglie. Quindi, io davvero vi voglio ringraziare, come vedete vi ho ascoltato e ho messo da parte il discorso che avevo preparato, spero di non avervi annoiato. Quello che tengo a dirvi è che avete visto “Gli anni in tasca” e avete molti anni in tasca da spendere: grazie ai nostri errori, ma anche al nostro esempio, avete la possibilità di fare meglio di noi. Ricordatevi quello che diceva il vecchio Seneca: ‘ Il tempo è l’unica cosa che non può essere restituita’; spendetelo bene, aiutando, magari, noi adulti a ricordare la differenza tra autorità e autorevolezza e tra libertà ed egoismo. Grazie davvero”.