Quando scrivere non significa solo “donazione”

macchina da scrivere Quando scrivere non significa solo “donazione” Di Vincenzo Calafiore 13-11-15 Udine Lo so, ormai da troppo tempo a questa scrivania trascorro ore sottratte; da tempo dalle escursioni notturne, come fornaio o pescatore di perle, sul loro finire consegno in altre mani pane o perle in sembianze di parole; non importa se lette o cestinate quel che conta è l’atto della donazione. Sono viaggi raccontati, compiuti forse su una gamba sola nelle solitarie ore notturne, è un raccontare di una vita slegata e smarrita; ma potrebbe essere un’occasione, per conoscenza, per vicinanza, per diffondere Amicizia. Nel tempo si è venuta a creare una sorta di via nella dimensione umana che si discosta dal drammatico contrasto quotidiano tra gli inganni di una falsa opulenza, sempre più dittatura, e sempre meno libertà,con gli spazi limitati e controllati a distanza da occhi invisibili, con l’essere spiati nelle più intime intimità; sempre più ossessionato dalle ferree regole del materialismo. E’ un flusso di parole nell’aria mite o tempestosa di certi risvegli quando tutto appare sfuggente o una fitta sequenza di voci che portano in superficie attraverso confessioni, testimonianze, interrogazioni, una rivelazione, una contemplazione! Irraggiungibile a volte. C’è chi le raccoglie quelle pagine pieni di segni e tracce, per farne semi, o ricordi, o semplicemente vie di fuga. Raccontano di se, di un tempo leggero come un sogno, innamorato della musica delle parole che penetra in ogni angolo dell’esistenza, quando si riesce ad ascoltarla mentre si scava tra le parole come un cercatore d’oro sa fare, e non superficialmente senza anima. Sono pagine brevi a volte intriganti, a volte chiaroscurali, disseminate di stupore e realismo, poesia, scritte con fermezza di linguaggio che scava le persone, per allontanare quel senso di smarrimento che un po’ tutti accomuna. A volte lasciano qualche tratto delle mani, nell’aria che si fa di colpo irreale nel batticuore di una persona sensibile, nel gelo di un vuoto che cancella le immaginazioni nelle loro interezze conservandone solo dettagli passeggeri e lancinanti. Se restano entrano in una fissità metafisica che attribuisce loro un che di intimo, cordialità. Il distacco da quei fogli pieni di segni è una calar di tenebre improvvise senza fine, un mistero impalpabile dove il vero e il falso si confondono, per divenire ciò che in tanti chiamano verità. Ma quelle schegge di paesaggi, che galleggiano sulla diffusa ovattata malinconia delle cose perdute si specchiano nella loro intangibilità fantastica, sono un’inquietante,vitrea forma di sospensione che a volte accresce solitudine. Strapparli o metterli in parte, non leggere – quei segni – è un’innaturale assenza di vita. Certe notti sembra che qualcosa di tenebroso debba succedere anche dove abitano sorriso e quotidianità, le parole a fatica si depositano mentre vorrebbero volar via dove il cuore duole affossato in una distanza ormai incolmabile: Un intreccio parallelo tra cuore e mente! Da quel palcoscenico notturno prendono il volo per incontrare ombre pestate, per dare voce al cuore, per scacciare solitudini, per diventare: Vita!