Marò, è giallo sulle condizioni di salute di Salvatore Girone

I due medici italiani inviati dal ministero della Difesa hanno lasciato New Delhi oggi perché, a loro dire, il fuciliere italiano è guarito dalla febbre Dengue che lo aveva colpito 15 giorni fa in India. Ma il Fuciliere di Marina non sembra della stesso avviso. “Ad oggi sono ancora ammalato. I valori del mio sangue non sono perfetti come lo erano prima” di contrarre la dengue. Avrei bisogno di “cure” e di “convalescenza e riposo psicologico nella mia casa natale, così come spetterebbe ad ogni dipendente statale militare. Ma io non posso visto il mio stato detentivo illegale”.

I due immunologi sono uno dell’ospedale Celio, l’altro alle dipendenze dell’Aeronautica. I due medici hanno collaborato con il primario del reparto di medicina interna del Max Hospital di Saket, dove Salvatore Girone è stato ricoverato una settimana, e insieme hanno esaminato l’evoluzione della situazione, concludendo che il paziente si è ristabilito. I medici italiani sono potuti tornare in patria lasciando New Dehli a bordo di un volo FinnAir. Una volta appresa la notizia della guarigione del fuciliere della Marina, il Gabinetto del ministero della Difesa in un tweet aveva definito “bravi” i medici indiani e italiani che hanno assistito il marò, bloccato in India dal 2012 per l’uccisione di due pescatori indiani.

Il fuciliere italiano spiega che “il mio stato di salute non è dei peggiori, ma ci tengo a sottolineare che ad oggi non mi sento neanche così in forma come ero prima di contrarre la malattia virale dengue”. “I valori del mio sangue non sono perfetti come lo erano prima, ho le transaminasi del fegato sballate e altri valori del sangue non ancora nella norma, fra giramenti di testa e senso di destabilizzazione”. Sottolineando che “ci vorrà ancora del tempo affinché tutto torni alla normalità”, Girone ha poi sostenuto che “per far sì che questo possa avvenire nel migliore dei modi dovrei seguire delle cure e una dieta sana, con una meritata convalescenza e riposo psicologico nella mia casa natale così come spetterebbe ad ogni dipendente statale militare”. “Ma io non posso – insiste – visto il mio stato detentivo illegale”.