J’accuse contro la nuova legge di riforma della scuola

Timeo Danaos et dona ferentis”. Con queste parole di Virgilio nell’Eneide Laocoonte si rivolge ai Troiani per convincerli a non fare entrare nella città il cavallo. La traduzione più diffusa è “Temo i Danai anche quando portano doni”. Una profezia quanto mai attuale. Il nuovo cavallo di Troia è la nuova riforma sulla scuola. Così come è stata distrutta la città di Ilio verrà distrutta la scuola pubblica, nel suo significato più profondo, e la cultura come espressione di libertà, che è insita nella etimologia della parola greca “skholè” che affonda le radici nel Timeo di Platone (Timeo, appartenente alla scuola pitagorica si suppone sia vissuto nell’antica Locri Epizefiri). Ma dal cavallo non solo usciranno i guerrieri per fare strage della scuola come luogo dove si manifesta il pensiero libero, ma si apriranno le porte anche alla distruzione dei fondamentali principi sanciti nella Costituzione. Intanto tra le mura della città si sta diffondendo il panico, la paura e l’angoscia, soprattutto nelle tanti madri di fronte al dramma e alla disperazione di non saper a chi lasciare i loro figli in questa sorta di deportazione di massa “tra color che son sospesi”.

Un altro colpo di genio messo a segno dal “democratico” Governo Renzi, dai parlamentari PD e da tanti altri illuminati Soloni della politica. Una genialità che ha coinvolto anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in tempo record, 14 luglio, data della storica rivoluzione francese, ha messo il suo sigillo alla legge. E il 14 agosto scadono le domande con risposta aperta, una vera lotteria per chi aspira ad avere il ruolo. Tutto programmato con perfetta puntualità svizzera, con il tempo scandito nella stagione rovente, perché così le menti e i pensieri sono più desti per essere pronti al reclutamento, una nuova strategia di asservimento per il bene dei nuovi feudatari, a cui i docenti dovranno assoggettarsi. Volete un esempio? Il potere ai presidi, non è certo una trovata del “rottamatore”, ma di Mussolini, che nel 1923 con decreto del 2 giugno disponeva che  “Le supplenze ai posti di ruolo e gli incarichi di insegnamento di qualunque specie sono scelti e conferiti dal preside”. Niente di nuovo sotto il sole recita l’Ecclesiaste. E fu così che contro gli insegnanti si scatenò una persecuzione in stile regime fascista, con epurazioni e confino. Ma si spera che possano nascere nuovi capolavori come “Cristo di è fermato ad Eboli” di Carlo Levi.

Chi ha concepito un simile “monstrum” ha diabolicamente voluto calpestare la dignità e la libertà dei cittadini, non solo dei docenti. Basta leggersi soltanto l’art. 3 della Costituzione. Come in tutti i sistemi autoritari il libero pensiero viene ritenuto pericoloso e la libertà e i principi etici e spirituali, perniciosa deviazione per la stabilità dell’ordine costituito. Tutti allineati e coperti. Ne sa qualcosa don Lorenzo Milani, incriminato per apologia di reato dopo aver espresso il suo pensiero su l’obiezione di coscienza, affermando che “l’obbedienza non è una virtù”:  “Non posso dire ai miei giovani che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste”. Gravemente ammalato è stato costretto a scrivere un documento straordinario, “La lettera ai giudici” come autodifesa (18 ottobre 1965) in cui parla di amore costruttivo per rendere migliore la legge: “Questa tecnica costruttiva per la legge l’ho imparata insieme ai ragazzi mentre leggevamo il Critone, l’Apologia di Socrate, la vita del Signore nei quattro vangeli, l’autobiografia di Gandhi, e le lettere del pilota di Hiroshima. Vite di uomini che sono venuti tragicamente in contrasto con l’ordinamento vigente al loro tempo non per scardinarlo, ma per renderlo migliore”. Eppure, anche dopo morto (1967), nel 1968 verrà condannato. Come non ricordare il trattamento riservato qualche decennio prima al Gandhi italiano, Danilo Dolci che nel 1952, per aver avuto il coraggio di fare lo “sciopero alla rovescia” è stato arrestato. A prendere le sue difese uno dei grandi padri della Costituzione, Piero Calamandrei il quale nella sua difesa rivolgendosi ai giudici, disse: “[Il Pubblico Ministero] ha detto che i giudici non devono tenere conto delle “correnti di pensiero”. Ma cosa sono le leggi se non esse stesse delle correnti di pensiero? Se non fossero questo non sarebbero che carta morta. […] E invece le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarci entrare l’aria che respiriamo, metterci dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue, il nostro pianto. Altrimenti, le leggi non restano che formule vuote, pregevoli giochi da legulei; affinché diventino sante esse vanno riempite con la nostra volontà”.

Un parlamento illegittimo e un governo antidemocratico hanno compiuto “un golpe bianco” salutato dai media e dal cosiddetto “partito democratico” come un grande passo verso il progresso e la democrazia. Ma tutti quelli che hanno votato questa legge l’hanno letta? Hanno pensato alle disastrose e drammatiche conseguenze che creerà? O hanno dovuto eseguire gli ordini come soldatini? Ma si sono chiesti quanti genitori verranno sradicati e costretti a lasciare i loro figli in balia degli eventi? Ma hanno pensato che la scuola è la base per la formazione delle coscienze libere e democratiche, lievito delle virtù morali e dei valori interiori, non indottrinamento per formare contenitori vuoti dove depositare menzogne e immondizie? Hanno riflettuto sul fatto che se gli insegnanti sono soltanto dei burattini, non possono che insegnare la propria umiliazione o il proprio asservimento? Ammettiamo che l’Italia sia dotata di dirigenti scolastici integerrimi e moralmente irreprensibili e in grado di valutare tutto lo scibile umano, siamo proprio sicuri che riusciranno ad avere la forza interiore di ribellarsi a ricatti, alle raccomandazioni, alla corruzione e alla prostituzione di cui questo Paese ha dato esempi illustri? E di fronte alle pressioni della criminalità, in particolare in posti come la Calabria dove impera la ‘ndrangheta, sapranno dimostrare di avere grande coraggio e sfidare la loro prepotenza?

Il sospetto è che aprendo le porte di Troia al cavallo dell’astuto Ulisse si farà entrare di tutto nella scuola, così come accade nelle stanze dove si annida il potere occulto e manifesto.

Ma tutto questo fa parte delle nuove strategie didattiche. Non sappiamo a quali principi pedagogici siano ispirati, forse quelle esclusive del profitto e della mercificazione. “La conoscenza dell’alfabeto se non diventa cultura dà forza all’ignoranza e la disponibilità di mezzi dà forza al furbo e al disonesto” aveva profetizzato Giuseppe Berto nel lontano 1972. E voi tutti siete a conoscenza senz’altro che l’ignoranza, la disonestà e la corruzione viaggia in libertà in questa nostra Bella Patria.

Che cosa sono i valori etici e spirituali, i principi fondamentali della Costituzione? Che cosa è la Giustizia e il rispetto dei diritti conquistati con grandi sacrifici dai nostri Padri? Odore solo per pochi nostalgici di fronte alla straordinaria e meravigliosa puzza che emana lo sterco del demonio! Rita levi Montalcini ha affermato che “non bisogna rassegnarsi alla mediocrità, ma coltivare il coraggio di ribellarsi”. Se può valere a qualcosa questo “J’accuse” carico di indignazione di fronte a tanta ignobiltà e ingiustizia, esso comunque rappresenta un atto di ribellione per rivendicare il sacrosanto diritto al pensiero e alla cultura vera, per riprendere le parole di don Lorenzo Milani, e ricordare al mondo che l’obbedienza non è certo una virtù, per mantenere viva e vivificante la fonte della dignità e della libertà.

L’appello a tutte quelle coscienze libere che ancora non sono stati anestetizzati e “narcisizzati” dalla manipolazione del potere mediatico, o infettati e inquinati dall’olezzo putrido che emana lo sterco del demonio, è quello di gridare la propria ribellione, così come ha invitato a fare papa Francesco rivolgendosi ai giovani, ma anche Ernst Junger nel suo Trattato del Ribelle: “Il vero problema è piuttosto che una grande maggioranza non vuole la libertà, anzi ne ha paura. Bisogna essere liberi per volerlo diventare, poiché la libertà è esistenza – soprattutto è un accordo consapevole con l’esistenza, è la voglia, sentita come destino, di realizzarla. Allora l’uomo è libero e questo mondo, proliferante di tirannie e di tiranni, da quel momento in poi deve servire a rendere visibile la libertà in tutto il suo fulgore – come le grandi masse delle rocce primitive che con la loro stessa pressione producono i cristalli”.

E’ questa la nuova missione, rendere cristallina la nostra coscienza, per non vivere da vili e imbelli di fronte alle oppressioni e profonde ingiustizie che dominano questo nostro miserrimo mondo che non smette di proliferare tiranni e tirannie. Questa sarà la Resistenza contro i nuovi nazismi, come ci ha ammoniti Gunter Anders in quel straordinario libro pubblicato 50 anni fa “Noi figli di Eichmann” in cui ci mette in guardia dal considerare che il “male assoluto” sia stato definitivamente congedato dalla storia: “Per favore, Klaus Eichmann, si soffermi un attimo su questo. Poiché oggi ci troviamo veramente di fronte ad una delle radici del ‘mostruoso’. L’inadeguatezza del nostro sentire non è un semplice difetto fra i tanti; non è neppure peggiore del fallimento della nostra immaginazione o della nostra percezione; essa è invece addirittura peggiore delle peggiori cose che sono accadute; e con questo voglio dire che esso è persino peggiore dei sei milioni. Perché è questo fallimento che rende possibile la ripetizione di queste terribilissime cose; ciò che facilita il loro accrescersi; ciò che probabilmente rende addirittura inevitabile questa ripetizione e questo aumento. Infatti ad incepparsi non sono solo i sentimenti dell’orrore, della stima e della compassione, bensì anche il sentimento della responsabilità. …”

 Per vivere la cultura come atto di libertà, come impegno etico, conquista quotidiana dei sentimenti umani per costruire il bene, il buono e il bello in armonia con tutte le creature, fonte per l’autentica Scuola che si vive in ogni momento della vita, è necessario scatenare l’alfabeto emotivo delle passioni per una profonda ribellione. E in questo “j’accuse”, così come aveva fatto Emile Zola nel 1898  rivolgendosi al presidente della Repubblica francese Félix Faure, nel cosiddetto “affaire Dreyfus” formulo l’incriminazione per Alto tradimento dei fondamentali principi costituzionali verso tutti coloro che hanno concepito e votato questo “monstrum” definito “legge di riforma sulla buona scuola” in virtù del giuramento di fedeltà allo Stato e alla Costituzione.