Omicidio Seramondi, se ne sono andate due persone che hanno fatto parte fino ad oggi della storia di Brescia

Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari sono stati freddati a colpi di fucile a canne mozze. Le indagini della Squadra mobile di Brescia porterebbe lontano rispetto all’ipotesi che i due coniugi siano stati uccisi per aver più volte negli anni denunciato il degrado fuori dal loro locale. Al vaglio della questura ci sono la vita privata delle vittime ed in particolare la loro situazione economica.

Gli aggressori avrebbero sparato da un motorino, facendo perdere poi le proprie tracce. Si fa largo l’ipotesi di un regolamento di conti.  I coniugi Seramondi avevano in passato denunciato lo spaccio di droga all’esterno della loro pizzeria. Il fatto non sarebbe però strettamente collegato alla loro uccisione. Francesco Seramondi e la moglie Giovanna Ferrari erano molto conosciuti dal popolo della notte e il loro locale era un punto di riferimento, in una zona della città molto “calda” a livello di prostituzione e delinquenza straniera. Gli inquirenti stanno ricostruendo la vita delle due vittime per trovare il movente dell’agguato. Serramondi, 65 anni, e la moglie, 63, erano ripartiti con l’attività dopo un paio di esperienze imprenditoriali concluse con il fallimento. Pare che fossero alle prese con problemi economici.

Nella vicenda ci potrebbe essere un collegamento con quanto accaduto un mese fa quando un dipendente della pizzeria, un albanese di 43 anni senza precedenti, era rimasto ferito in seguito ad un agguato. Stava andando al lavoro con la sua auto quando è stato affiancato da un’altra vettura dalla quale partirono alcuni colpi d’arma da fuoco che raggiunsero e ferirono l’uomo. Ad oggi i responsabili di quell’agguato non sono stati identificati e non è escluso che si possa trattare delle stesse persone che in mattinata hanno sparato uccidendo i titolari della pizzeria.

“C’era da saperlo che finiva così… – ha scritto qualcuno sulla pagina Facebook della pizzeria – sembra di entrare nei ghetti con quei personaggi di “colore” che ti si piazzano in mezzo alla strada x venderti la droga…e tutti lo sanno”.

“È anche colpa nostra che tu ora non ci sei più” scrive sulla stessa pagina chi conosceva Franco da quando “friggeva i bomboloni” in un piccolo garage. “Non permettevi che davanti al tuo locale accadessero certe cose e probabilmente a modo tuo avrai detto a chi di dovere che non lo dovevano fare”, ha osservato aggiungendo che se i bresciani avessero mandato a quel paese “chi ti bussava ai vetri delle macchine per volerti rifilare non di certo pizze”, magari “tu saresti sempre ed instancabilmente dietro a quel vetro a lanciare sorrisi e impastare le mie adorate trecce”. “Se ne sono andate due persone che hanno fatto parte fino ad oggi della storia di Brescia. Hanno fermato loro – sottolinea un altro messaggio – ma non fermeranno mai il loro ricordo”.