Kathmandu ridotta ad un cumulo di macerie oltre 1500 morti

A distanza di 35 minuti l’Inferno in Nepal. Alle 11.56 ora locale (erano le 8.11 in Italia) la terra ha tremato causando per ora almeno 1500 vittime, decine e decine di feriti e dispersi, la distruzione di siti archeologici e storici e una valanga sull’Everest che ha travolto il campo base uccidendo almeno 18 persone. Il bilancio sembra destinato a salire.

Una doppia scossa, la prima di magnitudo 7.9 e la seconda di almeno 6,6, che rischia di far registrare una vera e propria strage in un’area altamente popolata da 2.5 milioni di persone dove le costruzioni sono precarie. La terra ha tremato fino in India (almeno 5 vittime) e in Bangladesh (almeno 2 morti). Si tratta del peggiore sisma nella zona dell’Himalaya degli ultimi 80 anni. Epicentro a Lamjung, nel Nepal occidentale, località che secondo i media è stata rasa al suolo. Molti al momento i dispersi e le segnalazioni di persone intrappolate sotto le macerie. Anche sotto la torre Dharahara, uno storico monumento di 62 metri e nove piani patrimonio Unesco e una delle mete preferite dei turisti nella capitale nepalese, crollata al suolo.

E’ la terza volta che la capitale nepalese viene distrutta da un terremoto. Danneggiati anche alcune famose piazze medioevali dove sorgono palazzi reali e templi. Decine di migliaia di persone sono ancora in strada a Kathmandu per la paura di scosse di assestamento che stanno continuando. E’ emergenza negli ospedali per l’arrivo di moltissimi feriti. L’aeroporto è stato chiuso e diversi voli dall’India sono stati cancellati.

Il terremoto ha provocato anche diverse valanghe sull’Everest dove in questa stagione ci sono decine di alpinisti e di guide nepalesi. Ingenti danni si riportano anche negli stati indiani dell’Uttar Pradesh, Bihar e West Bengala, dove la scossa è stata nettamente avvertita e ha causato vittime e danni. La Farnesina sta verificando l’eventuale coinvolgimento degli italiani: i controlli sono in corso e necessitano di tempo ma per ora – precisa – non risultano connazionali in difficoltà.