Teatro a Potenza, Salemme fra Sogni e bisogni

Sullo sfondo c’è la scrittura di Alberto Moravia con l’inequivocabile riferimento a “Io e Lui”. Sul palcoscenico c’è il teatro che gioca con gli equivoci. Il teatro che fa ridere, ma anche pensare. C’è lo spettacolo “Sogni e bisogni” del Consorzio Teatro Uniti, per la regia del drammaturgo e attore Vincenzo Salemme. Sarà di scena al cineteatro don Bosco di Potenza, con sipario alle ore 21, giovedì 2 aprile. Sarà questo lo spettacolo che – nell’ambito del “Comic Festival”, rassegna di comicità e cabaret nel capoluogo di regione – chiuderà la stagione teatrale potentina 2014-2015.

Sul palcoscenico la dimensione surreale di una storia a due. Fra sogni e bisogni, come recita il titolo della rappresentazione. Un bel giorno avviene una ribellione. Ma da parte dell'”inquilino del piano di sotto”. La parte (l’altra) che, come si spiega nella piéce, alberga nei pantaloni sotto la cintola. Ebbene, proprio quella parte lì si rende protagonista di un vero e proprio ammunitamento. Si rivolta dichiarandosi indipendente. Ma indipendente da chi? Ma è chiaro, dal resto: dal corpo e dalla mente del suo legittimo proprietario. E, dopo questa dichiarazione di indipendenza, si costituisce come entità a sé stante. E si regala anche una sorta di titolo onorifico: “tronchetto della felicità”.

Accade così nella monotona vita di Rocco Pellecchia, impiegato di provincia che finora pensava solo alle quisquilie del quotidiano: il pagamento delle bollette, la spesa, il modo di risparmiare sul gas. Magari mettendo all’indice i risotti che cuociono più lentamente sui fornelli. Prima era la noia, ma dopo quella inattesa ribellione, tutta la sua vita è praticamente stravolta.

Ne scaturisce una commedia degli equivoci alimentata da un fulgido e irrefrenabile spirito partenopeo. Fra lazzi e frizzi. Fra sogni, desideri e pudori. Con questo “tronchetto della felicità” che ingarbuglia i labirinti misteriosi della sessualità e della ricerca affettiva.

E si muore dal ridere nel godersi questo “tronchetto” con la faccia di Salemme che, sulla scena, fa da autentico mattatore. Gli fanno da spalla Andrea Di Maria (Rocco Pellecchia) e Antonio Guerriero (l’ispettore Savarese che cerca di venire a capo di questo “giallo” condominiale), oltre che e altri validissimi caratteristi che danno vita allo spettacolo.

“Ho scritto questa commedia con un chiaro riferimento al celebre romanzo “Io e Lui” di Moravia – spiega Salemme nelle sue note di regia. – Nella commedia, il più famoso e significativo organo maschile si stacca materialmente dal corpo del suo titolare e diventa egli stesso uomo, rivendicando lo status di vero e proprio protagonista della vita e della scena”.

Partendo da questi presupposti ecco che prende forma “una commedia di fortissimo impatto comico”. Ma che, aggiunge Salemme, “nello stesso tempo mi consente di continuare il percorso che ho iniziato ormai già da qualche anno. Aprire cioè in qualche modo la confezione borghese della commedia classica per intrattenermi e intrattenere il rapporto con il pubblico in sala. Ho modo di interloquire con loro, per rispondere alle domande più frequenti che ci facciamo sulla profondità della natura umana e soprattutto nei suoi aspetti apparentemente più semplici”.

In fondo sono le domande di tutti. Che anche l’arte e lo spettacolo continuano a porsi, da sempre, cercando risposte. Rifugiandosi in malinconie e pensieri profondi. O, altrimenti, in irrefrenabili gag. Perché in fondo il tragico – come sono tutti i sogni e tutti i bisogni – non può liberarsi dalla tentazione di risolversi, almeno ogni tanto, in una grande risata.