Roma, taglio alle partecipate del Campidoglio

partecipate conferenzaL’Assemblea Capitolina ha approvato una delibera, propedeutica al bilancio, che prevede la vendita delle quote di Roma Capitale per le aziende che non erogano servizi legati ai compiti propri dell’ente locale. La delibera assembleare è stata poi integrata da un maxiemendamento di Giunta. “Un risultato storico”, ha commentato il sindaco Ignazio Marino presentando la manovra insieme con l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese. Si conta di risparmiare così immediatamente, all’atto delle cessioni, 150 milioni di euro.

Le aziende che Palazzo Senatorio si accinge a immettere totalmente nel mercato sono sia di primo che di secondo livello, ossia direttamente collegate al Campidoglio oppure “partecipate di partecipate” (come Multiservizi che è una partecipata Ama). Ecco i contenuti dell’operazione, caso per caso.

AZIENDE IN LIQUIDAZIONE: al via la vendita delle quote per Adir – Assicurazioni di Roma, vista “la possibilità – ha spiegato l’assessore Scozzese – di reperire sul mercato le stesse polizze a un prezzo molto inferiore, con un risparmio di 11 – 12 milioni l’anno”. Previsti piani specifici per ricollocare i lavoratori. Idem per Acea Ato2, Aeroporti di Roma S.p.A., Centrale del Latte S.p.A. Dismissione anche per Car S.p.A., il centro agroalimentare di Guidonia. Prima, però, si dovrà dare una nuova sede al Centro Carni e trasferire il Mercato dei Fiori da via Trionfale al comprensorio di Guidonia. Alienazione anche per le quote possedute in Cif S.p.A. (Centro Ingrosso Fiori, società nata appunto per trasformare e trasferire il mercato dei fiori) e Bcc (Banca Credito Cooperativo). E così pure per il 10% che il Campidoglio detiene attualmente in Eur S.p.A.: prima però si dovrà ristrutturare il debito e portare a compimento gli investimenti, completando in primo luogo la Nuvola di Fuksas.

COSA RESTA: restano nelle mani del Campidoglio le azioni di Investimenti S.p.A. (proprietaria della Fiera di Roma), “in attesa degli sviluppi societari”. Farmacapnon viene liquidata subito ma in prima battuta sarà trasformata in S.p.A. a maggioranza pubblica per valorizzarne il patrimonio, con la nomina – intanto – di un commissario liquidatore entro il 31 maggio prossimo. Rimangono all’ombra di Palazzo Senatorio – in quanto servizio pubblico fondamentale – le Biblioteche di Roma, con un piano di razionalizzazione per renderle più efficienti. I lavoratori saranno allineati contrattualmente ai dipendenti capitolini.

Sulle ragioni di questa inversione di rotta il Sindaco è stato netto: “Il Comune deve fare il Comune. Non deve vendere fiori, macellare la carne, distribuire farmaci, occuparsi di polizze assicurative o fare la società immobiliare per affittare appartamenti. Il Comune deve riparare strade, aumentare gli asili nido, il numero dei tram e completare la metro C”. Da cui “la scelta di convogliare tutto l’impegno sui servizi ai cittadini e di uscire dalle partecipate non strategiche”. “Non si tratta solo di ridurre i costi”, ha sottolineato Marino, “ma anche di rendere più efficace e puntuale il lavoro dell’amministrazione”. “Siamo il primo Comune a fare un simile passo”, ha proseguito il Sindaco, “tagliando vecchie abitudini e strutture divenute dispendiose e non più utili alla città”. E dunque “nessuna vendita di ‘gioielli’ – ha concluso il Sindaco – ma l’intento di concentrare ogni sforzo “sul vero gioiello che è Roma”.