A Genova ovunque sei è ufficio. Il Comune testa il Lavoro Agile

Genova Lavoro AgileUna vera e propria rivoluzione che vede coinvolte molte aziende genovesi e un centinaio di comunali. “Lavoro Agile” ha l’intento di mettere concretamente alla prova nuovi modi e tempi di lavoro. Liberi dall’ossessione fantozziana della timbratura del cartellino, i dipendenti potranno lavorare dal proprio domicilio o all’aria aperta.

La seconda giornata nazionale del “Lavoro Agile”, che si terrà il 25 marzo prossimo, è stata presentata alla stampa dagli assessori Isabella Lanzone (risorse umane) e Emanuele Piazza (sviluppo economico), unitamente a G. B. Ferrari (responsabile della Divisione Power Systems di Abb capofila dell’iniziativa). Erano presenti, per Confindustria, Marco Romussi dirigente area sindacale e Piera Ponta responsabile area relazioni esterne e comunicazione, per Camera di Commercio, Marco Razeto dirigente area personale.

“Quella del Lavoro Agile – ha spiegato Isabella Lanzone – è una giornata importantissima. Si tratta di un modello innovativo di lavoro a distanza da non confondere con il telelavoro degli anni ’90, che obbligava le aziende pubbliche e private a fornire al dipendente computer e postazione internet. Oggi, tutti sono in grado di connettersi e lavorare in rete, le formalità possono attenuarsi, puntando più sul risultato che sul cartellino”.

I dipendenti del Comune di Genova, ad esempio, hanno un’età media che si aggira intorno ai 53 anni, un periodo della vita in cui le tematiche di conciliazione tra vita privata e lavoro si fanno importantissime.

“Noi chiederemo – ha continuato l’assessore alle risorse umane – uno sforzo maggiore, più consegne, più pratiche e più testi, rispetto al normale carico di lavoro, anche perché il dipendete nel proprio domicilio ha più tempo a disposizione. Puntare al risultato non deve però rappresentare la reintroduzione del cottimo”.

Uno degli obiettivi dell’iniziativa, alla quale hanno aderito molte città italiane, è quella di sensibilizzare il legislatore a rimuovere gli ostacoli a livello normativo per ampliare questa forma di lavoro. L’iniziativa rappresenta anche un significativo momento di riflessione sulla cooperazione tra il Comune e il mondo produttivo.

“Vogliamo mettere al centro della riflessione della città – ha detto l’assessore Emanuele Piazza – il tema delle trasformazioni produttive che comportano un nuovo modo di rapportarsi tra azienda, impresa e lavoratore. Intreccio che comprende una maggiore flessibilità di tempi e luoghi, con un salto di qualità del sistema. Siamo al crocevia tra il rinnovamento economico delle città, del tessuto produttivo, con il lavoro. Conservare le tutele dei lavoratori nelle nuove modalità favorendo la creazione di nuova e buona occupazione”.

“In un mercato in continua evoluzione – commenta GB Ferrari, responsabile della Divisione Power Systems di ABB e membro del Consiglio Esecutivo di Confindustria Genova con delega alle Smart Cities – occorre rispondere in modo innovativo coniugando al meglio i bisogni delle persone, tecnologie e modalità operative. Compito delle aziende è adeguare l’ambiente lavorativo in modo che risponda meglio ai nuovi bisogni delle persone”.

Saranno circa un centinaio i dipendenti comunali, provenienti da 16 strutture organizzative, che sperimenteranno il “lavoro agile”, svolgendo il lavoro su un programma dettagliato di attività. Al termine della giornata i “lavoratori agili” compileranno un questionario che valuterà il grado di soddisfazione e i risultati ottenuti.

“Si tratta di un’opportunità importante per sensibilizzare la città rispetto alle tematiche del telelavoro e dello Smart working – conclude l’assessore Isabella Lanzone – anche con riguardo all’impatto ambientale, al risparmio emissioni, ai vantaggi su traffico e mobilità, alle tematiche conciliazione vita privata lavoro. Il Comune di Genova ha tra i propri obiettivi l’ampliamento del ricorso a nuove modalità lavorative ed in tal senso sta lavorando attivamente, pur in un contesto di normativa non troppo all’avanguardia. Occasioni come queste servono sia per sperimentare approcci innovativi, sia per incoraggiare una riflessione matura sull’argomento da parte del legislatore.”