Sabato 14 marzo all’Astra Antonio Viganò con Il suono della caduta

È una realtà unica nel panorama teatrale nazionale, quella che sta per sbarcare al Teatro Astra di Vicenza: si tratta dell’Accademia Arte della Diversità, la prima compagnia professionista in Italia ad essere costituita da attori e attrici in situazione di handicap cognitivo. Nata nel 2013 sotto la guida dell’attore e regista Antonio Viganò, la compagnia ha al suo attivo una serie produzioni che hanno raccolto l’apprezzamento di pubblico e critica a livello italiano ed europeo. Tra queste “Il suono della caduta”, che sarà presentato sul palcoscenico cittadino sabato 14 marzo (ore 21) all’interno della rassegna di contemporaneo “Terrestri 14/15”.

“Terrestri 14/15” è un progetto curato da La Piccionaia Teatro Stabile di Innovazione per il Comune di Vicenza, con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll.

L’Accademia Arte della Diversità è un progetto che, all’incrocio tra teatro, danza e performing art, unisce la creazione artistica all’inclusione sociale in ottica professionalizzante: una strada percorsa in Europa da due eminenti istituzioni come la Compagnie de l’Oiseau-Mouche (Francia) e il Teatro RambaZamba (Germania), ma che non ha eguali nel panorama italiano. La compagnia è nata dalla lunga collaborazione tra lo storico Teatro La Ribalta, fondato più di trent’anni fa dallo stesso Viganò con Michele Fiocchi e vincitore di ben cinque Premi ETI, e l’associazione Lebenshilfe di Bolzano, che si occupa di offrire servizi, rappresentanza e tutela a persone con handicap. Una sinergia che nel 2005 ha dato vita ad un laboratorio permanente con i ragazzi seguiti dalla Onlus altoatesina i quali, dopo otto anni di attività di creazione, formazione e spettacoli, sono diventati attori e attrici professionisti: a tutti gli effetti “lavoratori dello spettacolo”, con un contratto, un salario e tutte le tutele previste dalla legge. Non più solo persone da assistere, quindi, ma al contrario soggetti pienamente attivi, che sono oggi in grado di esprimersi con un lavoro di riconosciuta qualità artistica, fondato sui linguaggi della parola e del corpo, dal quale la diversità emerge non come uno svantaggio ma come una ricchezza di emozioni e di visioni. Una compagnia in continua crescita, portatrice di un teatro che, all’interno delle forme del contemporaneo, va alla scoperta della diversità come luogo privilegiato in cui dare voce alle alterità mute, contro ogni forma di omologazione o normalizzazione sociale e culturale.

È da questo percorso che nasce “Il suono della caduta”, uno spettacolo di teatro e danza scritto e diretto da Antonio Viganò con le coreografie di Julie Anne Stanzak, storica danzatrice del Tanztheater di Wuppertal, la compagnia dell’icona della danza contemporanea mondiale Pina Bausch (e dall’anno scorso componente stabile della compagnia di Viganò).

La caduta a cui fa riferimento il titolo è quella dal paradiso al mondo degli uomini. A fare da guida in questo viaggio, una serie di maestri illustri: Rilke con le sue “Elegie Duinesi”, Peter Handke e Wim Wenders con “Gli angeli sopra il cielo di Berlino”, e ancora “L’angelo sterminatore” di Buñuel e i “Semidei” di James Stephens. Anche Tabucchi e Garcia Marquez hanno raccontato dell’angelo caduto sulla terra, nel pollaio o nella rete per la cattura degli uccelli. Ed è il suono di questa caduta che porteranno in scena Michele Fiocchi, Vasco Mirandola, Anna Traunig, Mathias Dallinger, Maria Magdolna Johannes, Rodrigo Scaggiante, Melanie Goldner e Mattia Peretto, rappresentando attraverso il gesto e il movimento la difficoltà degli angeli di incarnarsi nel corpo degli uomini.

“Questo tema ci appassiona – spiega Antonio Viganò, che nasce artisticamente negli anni ‘70 con Grotowski e il Terzo Teatro – e ci consente di interrogarci sul valore della vita, quella che ha il peso della gravità, del dolore fisico, della ferita che sanguina, della caducità e dell’amore. Quella che si può trasformare, quella che sogni ma non puoi realizzare, quella dell’ingiustizia e della mano del giudice”.

“Questi attori devono essere bravi due volte – conclude il regista -: la prima per fare un lavoro di vera qualità artistica, la seconda per cancellare i pregiudizi sulla loro disabilità. Siamo un ‘teatro delle diversità’ e non il teatro dei diversi. E la diversità che cerchiamo di espandere è quella del teatro, verso e sopra le altre diversità, etniche, sociali o culturali che siano”.

Lo spettacolo è inserito nel percorso formativo de La Piccionaia “Teatro sociale e di comunità”, all’interno del quale, venerdì 13 marzo (ore 18.45) al Polo Giovani Bcinquantacinque Antonio Viganò incontrerà i partecipanti del corso per condividere con loro la sua esperienza decennale di teatro sociale.