Trasmissione Presa Diretta su petrolio, nota del portavoce Grasso

Una nota del portavoce del presidente della Regione, Nino Grasso, all’indomani della trasmissione di Presa Diretta dedicata al tema-petrolio, il portavoce trasferisce “la forte irritazione del presidente Pittella per un reportage registrato due mesi fa, con una intervista di oltre 45 minuti mandata in onda in sole due pillole di pochi minuti, che non tiene conto nel modo più assoluto di ciò che nel frattempo è avvenuto rispetto alla modifica dell’articolo 38 e che soprattutto, in assenza di contradditorio su quanto riferito da taluni intervistati, ha contribuito ad alimentare la disinformazione tanto sui dati relativi alle aree interessate da estrazioni petrolifere (20% e non 77%, come riferito), quanto sui ritorni economici per la Regione Basilicata (leggi 30% dell’Ires pagata dalle compagnie petrolifere sulle produzioni incrementali rispetto agli attuali 80 mila barili giorno). Nelle prossime ore, con una nuova lettera ai vertici Rai e ai responsabili del programma televisivo della terza rete, Il presidente manifesterà la propria indignazione per una trasmissione a senso unico, che non tiene conto, ripeto, delle sostanziali modifiche apportate con la Legge di Stabilità all’articolo 38 della legge Sblocca Italia. Nella sua stesura originaria, il comma 1 bis dell’articolo 38 non presentava alcuno spazio di “co-decisione” riservato alle Regioni. E ciò rappresentava, a detta di autorevoli costituzionalisti, come il prof. Caravita, una ragione più che plausibile per sollevare una eccezione di incostituzionalità dinanzi alla Suprema Corte. Grazie al prezioso lavoro dei nostri parlamentari, ma soprattutto in forza della linea del dialogo caldeggiata dal Governo regionale della Basilicata, e dal suo presidente, ad aprire un tavolo di trattativa con il Ministero dello Sviluppo Economico e con la Presidenza del Consiglio, ha vinto la linea del dialogo e del confronto costruttivo, piuttosto che quella del muro contro muro. Infatti, il comma 1 bis dell’articolo 38 della legge 164 “Sblocca Italia”, è stato radicalmente modificato, grazie ad una norma inserita nel maxi-emendamento della Legge di Stabilità del Governo nazionale, che di fatto ripristina il principio di “leale collaborazione” tra Stato e Regioni, messo in discussione nella originaria stesura della norma. Come si sa, il comma 1 bis è un po’ l’architrave dell’intero articolo 38. Perché esso stabilisce che le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, pur rivestendo carattere di interesse strategico e come tali di pubblica utilità, urgenti ed indifferibili, sono comunque legate alla preventiva predisposizione di un piano delle aree. Grazie alle modifiche apportate con la Legge di Stabilità, questo piano dovrà essere predisposto su scala nazionale. Per cui in quella sede ciascuna Regione sarà chiamata a fare la propria parte. La Basilicata si presenterà al tavolo con gli oltre duemila chilometri quadrati (pari al 20% del territorio reginale e non al 77% come riferito nel corso della trasmissione di Presa Diretta) coinvolti dalla concessione Val D’Agri e dalla concessione Gorgoglione. E quindi con una linea politica tendente a riconfermare (senza andare oltre) tanto gli accordi del 1998 con Eni quanto quelli del 2006 con Total. E prima che ai lucani possano essere chiesti ulteriori “sacrifici”, sarà logico attendersi che anche altri territori (a partire da quelli delle regioni vicine, nei quali è stata accertata la presenza di gas e oil) facciano altrettanto. Vedi Vallo di Diano in Campania, confinante con le aree della Val D’Agri. Questo piano nazionale, potrà essere varato dal Mise, sentito il Ministero dell’Ambiente, solo “previa intesa” con la Conferenza Unificata. Quindi con tutte le articolazioni istituzionali delle autonomie locali: Regioni, Province e Comuni. Come dire: una platea talmente ampia da rendere ancora più forte la linea “difensiva” della Basilicata. Lo stesso richiamo, in caso di mancato raggiungimento dell’intesa, alle modalità previste dall’articolo 1, comma 8 bis della legge 23 agosto 2004 n. 239, nell’imporre una norma anti-inerzia nei rapporti tra le Istituzioni, rappresenta un atto doveroso di rispetto del senso dello Stato e della certezza del procedimento amministrativo, in un’ottica di confronto costruttivo tra Governo, Regioni e autonomie locali. In ogni caso, pur in presenza di questa norma anti-inerzia, appare alquanto improbabile che il piano nazionale delle aree estrattive possa essere messo a punto nei tempi stabiliti dalla legge 239/2004. Cioè 180 giorni in sede Mise più altri 60 giorni in sede Presidenza del Consiglio. Non a caso, nella nuova stesura del comma 1 bis dell’articolo 38 è scritto esplicitamente che “nelle more dell’adozione del piano, i titoli abilitativi di cui al comma 1 sono rilasciati sulla base delle norme vigenti prima dell’entrata in vigore della presente disposizione”. Cosa deve intendersi per norme vigenti? Tanto il Gabinetto e l’Ufficio Legislativo del Mise, quanto l’Ufficio Studi della Camera – espressamente consultati su tale dizione dall’on. Maria Antezza – hanno chiarito verbalmente (riservandosi di farlo anche per iscritto nelle prossime ore) che per “norme vigenti prima dell’entrata in vigore della presente disposizione” sono da intendersi quelle ante-legge 164. Su questa interpretazione lo stesso presidente Pittella ha ottenuto precise assicurazioni sia dal ministro Guidi che dal sottosegretario Vicari. Come dire: di fatto l’articolo 38 è stato “congelato”, in attesa di un piano che di certo richiederà tempi non brevissimi. Anzi, gli stessi dirigenti del Ministero, a partire dall’ing. Terlizzese, non nascondono le difficoltà derivanti da un iter così complesso, che potrebbe richiedere anni di defatiganti discussioni. Sul piano politico, non può non evidenziarsi come il Governo Renzi abbia in più occasioni manifestato vicinanza alla classe dirigente lucana e ascolto delle legittime preoccupazioni del territorio. Vedi vicenda patto di stabilità. Vedi la richiesta di escludere le regioni che ospitano i rigassificatori (Veneto e Liguria) tra quelle beneficiarie del bonus carburanti. Vedi cosa è accaduto dinanzi alle istanze delle forze sindacali lucani di trasformare un iniquo bonus benzina in card sociale. Vedi soprattutto la grande conquista portata a casa con il 30 per cento di Ires riconosciuto già per le produzioni autorizzate con gli accordi del 1998 e del 2006 ma non ancora estratte al 2013. Una nota di “colore”. Il Governo Renzi che non ha battuto ciglio quando Cgil e Uil hanno portato in piazza più del doppio dei 570 mila lucani, ha saputo (e voluto) recepire nel giro di pochi giorni anche le modifiche chieste dalla Regione Basilicata e dai suoi parlamentari rispetto a quello che era una sorta di cavallo di battaglio del presidente Renzi: l’articolo 38. Probabilmente ce n’è quanto basta pere dire che questa volta la linea del “dialogo” non solo ha vinto. Ha stravinto. E di tutto ciò purtroppo non c’è stata traccia nel reportage della terza rete della televisione di Stato”.