Palermo, l’assassino di Aldo Naro ripreso dalle telecamere della discoteca Goa

Minuti contati per l’aggressore che con un calcio alla nuca ha ucciso Aldo Naro, l’aspirante medico di 25 anni di San Cataldo ucciso allo Zen, in un locale dove stava partecipando ad un party di Carnevale in compagnia della fidanzata e di alcuni amici.

A disposizione degli investigatori dell’Arma ci sono i filmati di videosorveglianza interna registrati dalle 26 telecamere della discoteca.

La salma del giovane è stata trasferita all’istituto di Medicina legale del Policlinico, dove sarà effettuata l’autopsia disposta dal pm Carlo Manzella. L’esame stabilirà con certezza le cause del decesso del ragazzo.

La lite sarebbe esplosa per un banalissimo motivo, degenerata fino alla morte del ragazzo di San Cataldo che stava festeggiando l’abilitazione alla professione medica. L’aggressore, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe un coetaneo di Aldo Naro. Uno dei partecipanti alla serata il cui nome era nella lista di invitati.

“Tutti universitari – spiega Marcello Barbaro, titolare del locale insieme ai fratelli -. Un ambiente selezionato in cui mai avrei creduto maturasse un episodio del genere. Sono addolorato, ho un senso di fallimento addosso indescrivibile, sia come padre che come uomo. Una vicenda terribile, nella quale siamo noi i primi a chiedere verità. Per questo stiamo collaborando in ogni modo con i carabinieri per trovare il responsabile. Mio fratello ha visto coi propri occhi chi ha inveito contro questo povero ragazzo. Si è avvicinato a lui insieme agli addetti della sorveglianza dopo aver notato che, per un cappellino carnevalesco caduto a terra, aveva sferrato un calcio. Poi si è dileguato. In uno dei filmati si nota un giovane che corre mentre tutti cercano di aiutare il ragazzo a terra, crediamo sia lui. Siamo davvero sconvolti. Il nostro impegno per garantire ambienti e contesti sicuri alla clientela è quotidiano, tanto da organizzare feste con clienti selezionati. Non avremmo mai immaginato che sarebbe successa una cosa simile, la festa non era aperta al pubblico. Per questo non bisogna puntare il dito contro noi imprenditori, lasciando lavorare gli inquirenti che, sono sicuro, risaliranno presto al responsabile di questa tragedia”.