Mimmo Pantano, una grande partecipazione emotiva ha contrassegnato la commemorazione a distanza di un mese dalla sua scomparsa

Ancora accade. C’è una parte di società che sa dare valore e sa riconoscere l’impegno per gli altri, che sa ricordare chi ha speso la sua vita per il bene collettivo, che ha reso sacra l’amicizia, la solidarietà, l’amore per la cultura e la tutela dell’ambiente, l’impegno indefesso per mettere in pratica gli ideali politici ed etici. Questo ha fatto Mimmo Pantano. Si è spento il 10 dicembre a Torino, all’età di 54 anni, dopo uno dei tanti viaggi della “disperazione” che i figli di Calabria sono costretti a fare, una dura e leale sfida contro un nemico che ha affrontato con lealtà e orgoglio.

copertina opuscolo Mimmo Pantano

Succede in una delle tante località di una terra che stenta a riconoscere le sue energie migliori e le proprie vocazioni interiori, quelle qualità che danno fiducia e dignità alla gente; invece premia gli esempi peggiori, i sentimenti negativi, ciò che distrugge l’ethos umano e civile. Ed è su un uomo esemplare, che ha lasciato eredità di affetti (“Sol chi non lascia eredità di affetti/poca gioia ha dell’urna”, Foscolo, Dei Sepolcri) nel suo quotidiano lavoro per la crescita umana, culturale e democratica del suo territorio, che la comunità si è ritrovata e riconosciuta nel giorno della sua commemorazione. Commemorazione PantanoMimmo Pantano ha vissuto fino in fondo la storia che il destino gli ha riservato e con umiltà si è piegato di fronte ad un male che devastato il suo corpo, ma non il suo spirito, che ancora resiste ed è in vita tra la moltitudine che ha testimoniato, a distanza di un mese, commozione e affetto, nel giorno della commemorazione, sabato 10 gennaio, ma in particolare il 13 dicembre, quando una moltitudine ha sfilato davanti la sua bara. In un mondo in cui l’indifferenza, il profitto, il materialismo, l’egoismo, i soprusi e le ingiustizie, sembrano le parole d’ordine, la tensione etica e civile di Mimmo Pantano ha “squarciato” il velo, ha aperto ogni chiusura, ha aperto un’altra porta. È stato mons. Giuseppe Fiorilo, durante la messa di commemorazione – che si è svolta domenica pomeriggio a San Calogero (chiesa matrice) – a legare il messaggio evangelico al centro della liturgia domenicale, con l’impegno sociale di Mimmo Pantano, segnata dallo “squarcio” verso l’umanità, verso il bene sociale. Il verbo “squarciare”, come passione, forza, tensione con cui l’uomo cerca un significato più alto e che si assume la responsabilità di andare incontro al destino altrui con coraggio, ha un valore fondamentale e percorre sia l’Antico che il Nuovo testamento. Mons. Fiorillo ha sottolineato con quella passione che lo contraddistingue il valore liturgico, spirituale e umano, che racchiude il verbo “squarciare”. Dal profeta Isaia che aveva già invocato la manifestazione: “Se tu squarciassi i cieli e discendessi”, al Vangelo di Marco, oltre sette secoli dopo, quando racconta il battesimo di Gesù: “E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Sono coincidenze che ci rivelano un significato ancora più profondo. Ed è quanto è accaduto il giorno prima, durante la manifestazione di commemorazione che si è svolta nei locali della ex Saub, (sabato pomeriggio 10) in cui tanti amici, conoscenti e familiari (tra gli altri la moglie Fortunata, i figli Ilenia e Francesco, la madre Caterina), si sono ritrovati per ridare vita alla figura e storia di Mimmo Pantano, e cercare di colmare, il vuoto che ha lasciato. Una eredità raccontata con una memoria scritta nel segno dell’amicizia, da Nicola Rombolà (presidente dell’associazione culturale Alighistos), dal titolo “Mimmo Pantano, la sua storia, la nostra memoria”, in cui ricostruisce un viaggio nelle passioni, nell’impegno, nella dedizione alla sua terra, con una esperienza umana ed esistenziale aperta verso i valori etico-civili e politici. “Questa breve memoria rappresenta”, ha spiegato Rombolà, “l’inizio di un progetto editoriale che lo stesso Pantano ha ispirato, denominato “Orme”, acronimo di Oralità e Memoria”. Al centro proprio il recupero della memoria dell’uomo, attraverso la cultura orale, quella che ha saputo incarnare Mimmo Pantano, come un novello aedo, per la sua abilità a raccontare, a rievocare, a coinvolgere e motivare i cittadini in un discorso di rinascita etica e culturale e far rivivere una esperienza collettiva di ascolto e partecipazione al destino sociale della comunità. Questa vocazione, ha inoltre osservato Rombolà, “ha un forte valore storico-politico, proprio in un frangente in cui l’umanità è resa fragile dalle nuove tecnologie, che di fatto isolano e creano solitudini collettive, e si attua in modo occulto un processo di disumanizzazione e di alienazione, dettato dalla mercificazione delle emozioni e dall’anestetizzazione dei sentimenti, con la manipolazione delle coscienze”. Per rinnovare la sua memoria, ha proposto di avviare la costituzione di una associazione culturale. L’incontro per commemorare Mimmo Pantano è stato vissuto sulle corde tese dell’emozione, con testimonianze di amici ma anche di persone che hanno avuto modo di incontrare Mimmo, catturati dal suo entusiasmo, dalla sua simpatia e dalla sua generosità. La sua è una storia esemplare la cui rievocazione ha creato tanta commozione. A partire dall’on. Brunello Censore, che lo ha ricordato per il suo impegno politico nel Partito democratico, ma soprattutto per l’eredità umana, citando i versi del Foscolo ne i Sepolcri: “Mimmo ha lasciato una grande eredità di affetti. Durante il funerale mi sembrava di assistere ad un film guardando la grande interminabile partecipazione della gente, impressionato per il cordoglio collettivo. Ho potuto notare il bene che la gente gli voleva bene per la sua bontà e generosità”. Al ricordo è subentrata la commozione, con il rammarico che Mimmo non ha potuto coronare il sogno di diventare sindaco di San Calogero, un premio alla sua storia politica di militante del Partito comunista, da quando aveva 16 anni, con l’iscrizione alle Federazione dei giovani comunisti. Intenso e altrettanto commosso l’intervento di Michele Mirabello (neo consigliere regionale del PD) il quale ha ricordato il suo rapporto di amicizia e l’impegno profuso da Mimmo Pantano fino allo stremo, restando attaccato al telefono per accertarsi dell’esito elettorale pochi giorni prima della sua resa. A questo pensiero, Mirabello si è commosso. Inoltre ha messo in rilevo il grande patrimonio culturale che Pantano aveva, una conoscenza approfondita della storia e della geografia della nostra terra e di una Calabria poco conosciuta. A sottolineare i grandi valori umani che ha saputo vivere ed esprimere anche il prof. Antonio Pugliese (Università di Messina) che ha avuto modo di apprezzare nei diversi momenti in cui si sono incontrati. A fare una ricostruzione della personalità di Mimmo nei suoi diversi apsetti, è stato Franco Maccarone (vice presidente della BCC di San Calogero), legati da antica amicizia. Lo ha definito “un compagno vero” e si è chiesto quale sia il modo migliore per ricordarlo. Maccarone ha indicato la necessità di riflettere sulle azioni che Pantano ha compiuto, animate dai forti principi umani e da grandi passioni come la politica nel senso più nobile del termine, ma anche dalla geografia e dalla storia della Calabria. Per questi motivi si rende necessario affermare le sue idee e insegnamenti, mettendo in risalto l’aspetto che ne ha contraddistinto la sua vita, “andare incontro ai più bisognosi ed emarginati, renderli sempre partecipi nelle sue iniziative, farli sentire protagonisti e parte integrante della comunità”. A dare una lettura forte della personalità e dell’eredità di Mimmo, lo scrittore Santo Gioffré (autore di romanzi di successo come Artemisia Sanchez, Leonzio Pilato, Terra rossa, e fresco di stampa, Il gran Capitan e il mistero della madonna nera) il quale ha rivendicato nella vita e nella storia di Mimmo il suo essere fino in fondo comunista, la sua militanza politica, che non si può comprendere se non attraverso quegli ideali che devono essere posti al centro della sua azione umana e sociale; secondo Gioffré è proprio in questo che “consiste la bellezza del suo pensiero e della sua vita, contrassegnata dall’altruismo, dalla generosità, dall’impegno per la crescita collettiva e per la cultura”. Invece Francesco Muzzupappa (avvocato) ha posto l’accento su un valore importante di Mimmo: “la sua lealtà. Non solo”, ha sottolineato, “ci ha riunito in tantissimi nel giorno del suo funerale, ma anche oggi, proprio perché il suo grande pregio è stata la lealtà e l’umiltà sia nella vita, che nella malattia e nella morte”. Inoltre sono intervenuti Annunciato Larosa, legato a Mimmo Pantano da un grande sentimento di amicizia “difficile da capire” e Michele Maccarone (imprenditore) il quale ha proposto di intitolare una via a Mimmo Pantano per quello che ha rappresentato. Un altro commosso intervento è stato fatto da Giuseppe Calabria (conosciuto come Antonio). A presentare la commemorazione Vincenzo Varone (giornalista e scrittore, tra gli altri libri si ricorda l’ultimo, “Sotto il cielo di Paravati”, in cui rivela una Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, colta nella sua quotidianità di madre dedita alla famiglia), il quale ha delineato, nella sua introduzione alla commemorazione, il valore umano dell’uomo Pantano, per il suo impegno sociale e l’eredità che ha saputo lasciare alla collettività; e quindi, l’importanza di non dimenticare, di testimoniare la passione e la tensione politica e ideale presenti in Mimmo Pantano. I suoi valori professati, segnati da generosità e altruismo, non possono essere dispersi e vanno recuperati, portati avanti, rinnovati. Per tale motivo, ha spiegato ancora Varone, è necessario che la sua memoria faccia parte della storia dei tanti che lo hanno conosciuto e nel suo nome venga proseguito l’impegno di cui Mimmo è stato protagonista.

A organizzare la commemorazione l’associazione culturale Alighistos, in collaborazione con la Pro Loco di San Calogero e del suo presidente Michele Maccarone, il quale si è speso anche nel ricordo della stretta collaborazione vissuta in diverse occasioni con Pantano, in particolare nell’organizzare una storica esperienza di gemellaggio nella ricorrenza del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia a Feletto (Torino) a settembre del 2011, viaggio, tra l’altro rievocato, nella breve memoria scritta da Nicola Rombolà.