La buona scuola fiorentina, la vicesindaca Giachi incontra i presidi

L’appuntamento era ieri a Palazzo Vecchio con la vicesindaca e assessora all’educazione Cristina Giachi. La ‘buona scuola’ immaginata dal governo Renzi è stata al centro dell’incontro, durato circa due ore, che ha visto riuniti numerosi presidi di Firenze. Il Comune ha voluto riflettere insieme ai dirigenti dei comprensivi e delle scuole superiori presenti sul territorio dei principi enunciati nel rapporto del governo. ‘La buona scuola’ è infatti il documento sulla scuola che dovrebbe guidare la legislazione in materia, cui ha fatto seguito una consultazione e una grande campagna d’ascolto lanciata dal governo lo scorso settembre: in questi mesi cittadini, studenti, genitori, docenti, presidi, hanno potuto dare i propri suggerimenti sul sito www.labuonascuola.gov.it. «Nel promuovere questo incontro – ha spiegato la vicesindaca Giachi – volevo riflettere con i protagonisti del mondo della scuola che sono miei interlocutori nel lavoro ordinario di amministrazione del comparto educativo. È stato istruttivo per me, e ho imparato molto. La consultazione in rete si chiuderà oggi poi il Miur metterà al lavoro un gruppo di esperti per esaminare i risultati emersi in questi due mesi nella piazza della riforma social 2.0». «Di sicuro – ha sottolineato – il progetto di riforma del governo un obiettivo l’ha centrato: quello di far discutere tutte le componenti, dagli insegnanti agli studenti al personale Ata guardando alla scuola del futuro. Lo dimostrano i documenti presentati ieri dai dirigenti scolastici così come lo avevano dimostrato gli studenti nell’assemblea organizzata martedì scorso a San Bartolo a Cintoia. Abbiamo formulato un piccolo documento di sintesi condiviso tra noi che inseriremo nella consultazione». (fn) Questo il testo del documento di sintesi: La buona scuola A Firenze ci sentiamo fortunati, e pensiamo che la buona scuola in molti casi esista già. Quella che manca, e si fa bene a lavorare insieme per ottenerla, è senz’altro una scuola migliore. La riflessione che si propone è il frutto di una convergenza tra il lavoro sul rapporto svolto dal ‘Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità’ e un documento prodotto da 23 presidi toscani, oltre alla riflessione condotta tra i dirigenti in un appuntamento promosso dal comune di Firenze. Il rapporto ha il grande merito di aver aperto un dibattito vero sulla scuola. Molti gli spunti positivi: l’aggiornamento fra pari e non verticalizzato, che rimanda alla forza propulsiva della scuola italiana ricondotta ai docenti; il rapporto fra scuola e lavoro, con l’idea di investire di più sull’alternanza scuola lavoro (apprendistato). Si ritiene, infatti, molto positivo che la scuola si misuri con il mondo del lavoro, rilevando come vi sia stata una penalizzazione anacronistica cui sono stati sottoposti gli istituti professionali (15 discipline scolastiche un numero di materie esagerato e offensivo per i ragazzi e per gli stessi insegnanti). Il 35% di ragazzi toscani che frequentano un istituto professionale abbandona al primo anno; Si suggerisce, a questo proposito, di approfondire il recupero dell’esperienza professionale negli istituti d’arte; Vi sono punti che appaiono senz’altro più deboli o lacunosi; L’immissione in ruolo di molti precari è un fatto importante e doveroso ma non può essere compensato da tagli inaccettabili. Sarebbe meglio un numero di immissioni in ruolo minore, pari ai posti realmente vacanti nella scuola, pur di salvaguardare la qualità dell’istruzione. L’anno di prova va rafforzato, prevedendo un Comitato di Valutazione aperto ad esperti esterni ( anche modello francese degli ispettori può andare) che possa effettuare osservazioni in classe. L’organico funzionale è un fatto positivo, ma la proposta del Governo su questo, per diversi motivi, non funziona. Basterebbe aumentare le ore di lavoro del personale docente, con un corrispondente aumento della retribuzione, e prevedere che quelle ore vengano destinate a formazione obbligatoria, supplenze, progetti ed altro. Sul tema della valutazione meritocratica, ritenuta da tutti auspicabile, si ritiene che il modello di assegnazione degli scatti stipendiali proposto sia troppo rigido. Gli scatti stipendiali devono essere accessibili a tutti e legati ad un sistema misto, che tenga conto sia della anzianità che della competenza. Questa seconda voce dovrebbe dipendere dalla disponibilità del personale della scuola a partecipare ad Azioni di Miglioramento ed a sottoporre il proprio operato al giudizio di un Nucleo di Valutazione interno alla scuola. Potrebbe essere recuperato il concorso per merito distinto, con il quale si anticipavano gli scatti sottoponendosi volontariamente a un giudizio sulla propria preparazione e aggiornamento. Appare necessario colpire la percentuale, di insegnanti meno valenti, sicuramente inferiore al 30% ipotizzato dal rapporto, allontanandola dal lavoro e offrire riconoscimenti economici a coloro che sono disposti ad assumersi ruoli, in gran parte già riconosciuti, ma non retribuiti adeguatamente. Si intravede un pericolo da fugare nella messa in discussione della libertà metodologica attraverso gli standard: si ribadisce un secco no alla standardizzazione del metodo didattico. I Fondi ministeriali inviati alle scuole devono essere adeguati e, almeno in parte, gestiti da reti locali di scuole che valorizzino le buone prassi e sostengano le scuole che agiscono in contesti difficili. Nella proposta del Governo si parla poco del personale Ata e, in queste settimane, c’è la proposta di forti tagli. Andrebbe rafforzata un’idea di scuola come comunità, all’interno della quale valorizzare il contributo di tutti, docenti, personale Ata, studenti e famiglie. Appare necessario, inoltre, provvedere alla formazione del personale Ata, soprattutto in carenza di supporto da parte degli uff. Scolastici provinciali e regionali. Valorizzare merito anche in ambito ATA costituirebbe un fattore di armonizzazione del sistema. Nel documento non si parla dei Dirigenti Scolastici. A prescindere dal giudizio su queste figure, si ritiene necessario che. vengano concessi strumenti idonei a rispondere alle varie incombenze cui sono sottoposti; il sistema scolastico non funziona con questa architettura.