Prostituzione e povertà estrema, continua l’impegno del Comune di Vicenza

“I fondi regionali si riducono di anno in anno al punto che oggi possiamo contare su un decimo dei finanziamenti di dieci anni fa, ma in un periodo di forte crisi economica e di grande disagio sociale è doveroso continuare ad investire risorse ed energie per aiutare chi è in stato di povertà estrema o è vittima di sfruttamento sessuale”. Per l’assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala, che ha presentato alla giunta il rendiconto del quarto progetto S.P.Es. (Sfruttamento Povertà Estrema), quella dell’unità di strada resta la formula vincente per avvicinare senzatetto e prostitute, avviare un dialogo, offrire informazioni sulla prevenzione sociosanitaria e la proposta di cambiare vita. Per quanto riguarda la prostituzione su strada, grazie a un contributo regionale di 25 mila euro a cui il Comune ha aggiunto altri 9 mila euro, da settembre 2013 a giugno 2014 sono state contattate 257 persone (208 donne e 49 transessuali), alcune più volte, per un totale di 1016 colloqui. 69 persone sono state accompagnate in strutture sociosanitarie per un totale di 227 accompagnamenti. Tre donne e un transessuale sono stati strappati allo sfruttamento e sono entrati in percorso protetto lontano dalla strada. “Oltre che aiutare concretamente queste persone soprattutto nel campo della prevenzione sociosanitaria – ha dichiarato oggi l’assessore Sala – le unità strada svolgono una fondamentale attività di monitoraggio che ci consente di conoscere l’evoluzione di un fenomeno che al contrario sul fronte della prostituzione in appartamento ci sfugge del tutto”. I dati rilevano che le prostitute che esercitano sulle strade della città provengono in gran parte dall’Est Europa (154), in particolare dalla Romania, mentre 39 sono dell’Africa Occidentale. I transessuali sono tutti originari dell’America Latina. Si tratta in gran parte di giovani tra i 18 e i 25 anni, a bassissimo grado di scolarità, con una percezione dello sfruttatore non come persona da cui fuggire, ma come “protettore”. E non sentono nemmeno il bisogno di conquistarsi il permesso di soggiorno previsto per chi esce dalla tratta, essendo già in maggioranza cittadine europee. In questi mesi le unità di strada hanno svolto un ruolo importante anche nell’informare prostitute e clienti delle zone “libere” da sanzioni. “Il processo di spostamento del fenomeno dalla zona di viale Verona e viale San Lazzaro a quella industriale – ha detto a questo proposito l’assessore alla sicurezza urbana Dario Rotondi – procede abbastanza bene. Permangono difficoltà collegate alla residenza delle ragazze che, esercitando in appartamenti come quelli del Campiello, adescano i clienti lungo quella via e non si adeguano all’obbligo di spostarsi. Del resto la pressione del protettore che impone loro di operare in quel modo è molto forte e rende difficile anche la sola raccolta delle informazioni da parte delle unità di strada”. Il progetto S.P.Es. è attivo inoltre nel campo della povertà estrema dove a fronte di una spesa comunale di 348 mila euro, che comprende anche la gestione dell’albergo cittadino, la Regione stanzia circa 19 mila euro. “La perdita del lavoro associata alla mancanza di relazioni familiari e sociali – ha detto in merito l’assessore Sala – ha prodotto un aumento delle nuove povertà. Si tratta soprattutto di adulti single, ma anche di famiglie con minori, sempre più spesso italiani, che è necessario aiutare in particolare sul fronte dell’emergenza abitativa”. Da settembre 2013 a giugno 2014 sono state 133 le persone accolte negli asili notturni e 20 quelle ospitate nei cosiddetti “appartamenti di sgancio”. 153 soggetti sono stati accompagnati ai servizi sociali, 23 ai servizi sanitari, 7 hanno usufruito di consulenze legali, 17 hanno potuto intraprendere percorsi personalizzati, 2 hanno usufruito di borse lavoro.